La novità della stampa odierna sta nel fatto che essa ricorda per la prima volta gli interventi di indiscussi esperti in materia di storia, sociologia e geopolitica, i quali, pur esecrando l’attacco militare sovietico contro l’Ucraina, hanno posto in evidenza gli errori della politica occidentale, la quale, sotto l’ombra protettiva della Nato, ha violato i patti secondo i quali, dopo la caduta del muro di Berlino avvenuta nel 1989, l’equilibrio territoriale allora esistente non doveva essere toccato.
Ciò nonostante i governanti di quei Paesi che avevano fatto parte del Patto di Varsavia hanno deciso di aderire alla Nato, la quale, soltanto nel 2021, ha organizzato tre esercitazioni militari proprio su territorio ucraino, mettendo in programma per il 25 marzo un’altra esercitazione in Georgia.
Questa situazione, gestita dai governanti, le cui decisioni sono sempre più in contrasto con la volontà dei Popoli che essi rappresentano, è di per sé gravida di pericoli. In altri termini i Popoli non vogliono la guerra, ma i loro capi che detengono il potere, e spesso perseguono interessi personali economici, hanno scelto di risolvere il problema dell’equilibrio Est-Ovest attraverso lo strumento atroce della iniziative militari.
L’Unione europea, oltre ad aderire alle sanzioni economiche contro la Russia, ha deciso di mandare armi all’Ucraina, e il Parlamento italiano, all’unanimità, ha approvato questa decisione. Intanto, da parte del capo del governo ucraino Zelensky, continuano ogni giorno le richieste di nuove armi e uomini per combattere, nella sua improbabile prospettiva di una vittoria contro la Russia.
Sennonché, è da tener presente che la guerra non si risolve con la guerra, e il suo incremento con aiuti militari rende sempre più visibile lo spettro di una guerra nucleare distruttiva dell’intero Pianeta. È stato stimato che solo nei primi 45 minuti di guerra atomica morirebbero 85 milioni di persone.
Ritengo, come sempre, che l’Italia, quando si tratta di principi fondamentali e di diritti fondamentali, deve seguire quanto è scritto nell’articolo 11 della Costituzione, secondo il quale: “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Considerato che le autorità governative e parlamentari, sia dell’Est che dell’Ovest, seguendo più gli interessi personali che gli interessi dei loro Popoli (la guerra danneggia tutti, vincitori e vinti), hanno scelto la via militare, a mio avviso allora non ci resta che fare appello a tutti i Popoli del mondo, ognuno dei quali ha diritto di avere un proprio territorio e una propria sovranità in modo da assicurare a tutti una vita libera e dignitosa nel contesto di un ordinamento internazionale che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni.
La descritta situazione è rafforzata dal fatto che i Popoli sono stati impoveriti, a partire dalla caduta del muro di Berlino, dall’azione nefasta di speculatori di ogni tipo che si sono impadroniti dei beni del Popolo, in Russia, con le privatizzazioni soprattutto del periodo di Eltsin, e in Europa e in America, soprattutto per influsso dei balordi teorici del neoliberismo, distruggendo la ricchezza nazionale costituita dai demani pubblici, trasformandoli da oggetto di proprietà di tutti a oggetto di proprietà di pochi miliardari.
In Russia si è agito in modo molto rozzo, con “accordi informali” tra ex funzionari dell’Urss e imprenditori e uomini d’affari, denominati magnati, trasferendo immense ricchezze in proprietà pubblica del Popolo nella proprietà privata di detti soggetti, i quali, hanno collocato sul mercato generale i beni loro ceduti guadagnando cifre inaudite.
In modo meno rozzo hanno agito i politici dell’Occidente, i quali con leggi incostituzionali, hanno perseguito lo stesso risultato di dare a pochi soggetti speculatori i beni del Popolo, utilizzandoli, non per produrre beni e offrire posti di lavoro, ma per la loro attività di carattere puramente finanziario.
Cosicché oggi ci troviamo con una netta spaccatura tra Popoli poveri e ricchi oligarchi, sia d’Oriente che d’Occidente.
Sono costoro i veri nemici da combattere e dobbiamo chiedere a loro la restituzione dei beni che, per quanto riguarda l’Italia, costituiscono il demanio costituzionale avente ad oggetto il paesaggio, il patrimonio storico e artistico, l’ambiente, l’ecosistema, la biodiversità (art. 9 Cost.), i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio, le industrie strategiche (art. 43 Cost.) e i limiti posti all’esercizio della proprietà privata e i limiti all’esercizio del diritto stesso di proprietà (articoli 41 e 42 Cost.).
Si tratta di chiedere ai governi le necessarie nazionalizzazioni, l’incameramento dei terreni e degli immobili abbandonati, della restituzione dei beni privatizzati e, alla scadenza, dei beni oggetto di concessione, in tal modo offrendo a tutti i posti di lavoro.
Qualora il governo non intervenisse, non ci resta che ricorrere al giudice in virtù del nostro diritto di partecipazione (art. 3, comma due, Cost.), tenendo in considerazione che siamo parte della collettività (art. 2 Cost.), e che siamo legittimati ad agire secondo il principio di sussidiarietà (art. 118, comma 4, Cost.).
Per cui possiamo porre in essere un’azione civile per la dichiarazione di nullità, ai sensi dell’articolo 1418 del Codice civile, rimettendo, se del caso, la questione alla Corte costituzionale, per ottenere la dichiarazione di nullità di dette privatizzazioni e concessioni.
In relazione a quanto detto invito tutti a leggere attentamente gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.