Il nuovo fronte di conflitto è la valuta. Nelle ultime ore l’escalation di sanzioni e controsanzioni decise in seguito alla guerra in Ucraina si è allargata al ruolo delle divise nazionali come riserva ufficiale e come mezzo di regolazione degli scambi. Lunedì Mosca ha annunciato che, dopo il congelamento delle riserve estere in dollari ed euro, punta ad utilizzare nelle relazione commerciali con la Cina le proprie riserve in yuan, che ammontano a un centinaio di miliardi. Martedì è arrivata la notizia di un’accelerazione dei colloqui tra l’Arabia saudita e Pechino riguardo alla possibilità di prezzare una parte delle sue vendite di petrolio alla Cina (il 25% del totale dell’export saudita) in yuan, cosa che come rileva il Wall Street Journal scalfirebbe la predominanza del dollaro nel mercato globale del greggio segnando un ulteriore avvicinamento all’Asia del principale esportatore. Nel frattempo secondo il Global Times l’India sarebbe in trattative con la Russia per acquistare petrolio a prezzo scontato, sempre con lo yuan come valuta di riferimento.

Tutte mosse che sembrano mirate a scalzare il primato del biglietto verde, che è di gran lunga la valuta di riserva internazionale più utilizzata. Ma in questo quadro è l’euro che rischia di fare la fine del vaso di coccio tra vasi di ferro. Lo yuan, come ha fatto notare l’economista Alessandro Penati su Domani, ha molta strada da fare per diventare valuta di riserva visto che Pechino ancora nel 2015 ha imposto controlli sui movimenti dei capitali rendendo la valuta non pienamente convertibile. Il dollaro insomma non rischierebbe molto. Diverso il discorso per la valuta europea: l’euro finora “era stato accumulato come valuta di riserva proprio da Russia e Cina: la prima per sganciarsi dal dollaro e legare maggiormente a sé l’Europa per le forniture energetiche, la seconda per espandere gli investimenti in infrastrutture e tecnologia europea”. Ma ora “le sanzioni contro la Russia e il progressivo allontanamento della Cina dall’Occidente ridurranno anche la domanda di euro a scopo di riserva”.

La notizia delle trattative con Ryad ha fatto recuperare terreno allo yuan, salito a 6.3867 per un dollaro, dopo giorni di vendite legate alle forti perdite del mercato azionario su timori per i nuovi lockdown, oltre che per le conseguenze del conflitto in Ucraina sulla crescita.

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