Protesta all’aeroporto di Pisa, proclamata dal sindacato Usb per sabato 19 marzo alle 15: “Dalla Toscana ponti di pace, non voli di guerra!”. Davanti al Galileo Galilei un corteo raggiungerà lo scalo militare di Pisa, per ribadire il “no alla guerra e all’invio di armi dall’Italia”. Il motivo, secondo quanto denunciato pubblicamente dal sindacato, è il fatto (non confermato) che i lavoratori dell’aeroporto hanno interrotto la partenza di un volo per la Polonia perché non caricava “materiale umanitario“, ma casse di armi destinate alla guerra in Ucraina. Il personale, secondo questa ricostruzione, scoperto quale fosse il materiale da trasportare, si è rifiutato di caricarlo sull’aereo e si è rivolto alla sigla sindacale di base. “Quando si sono presentati sotto l’aereo, i lavoratori addetti al carico si sono trovati di fronte casse piene di armi di vario tipo, munizioni, esplosivi” spiega l’Usb. “Mentre ancora si fa finta di discutere sull’intervento in Ucraina, dal territorio italiano partono carichi di armi, non soltanto dagli aeroporti militari ma anche da quelli civili – si legge nella nota – Usb chiama alla mobilitazione: denunciamo con forza questa vera e propria falsificazione, che usa cinicamente la copertura ‘umanitaria’ per continuare ad alimentare la guerra in Ucraina”. Il fatto che viene contestato dal sindacato è, principalmente, quello di inviare armi e munizioni all’Ucraina attraverso un aeroporto civile, dove i voli dovrebbero trasportare “vettovaglie, viveri, medicinali e quanto utile per le popolazioni ucraine tormentate da settimane da bombardamenti e combattimenti. Ma non è così”.

Sulla vicenda è intervenuto anche il Covi, il Comando operativo di vertice interforze, secondo il quale il presunto rifiuto del personale dell’aeroporto non avrebbe causato alcuna protesta e che i lavoratori addetti al carico merci del Galilei si sarebbero limitati a “segnalare il mancato possesso dei requisiti necessari all’effettuazione del caricamento di materiali speciali, manifestando la necessità di specifiche autorizzazioni”. I materiali sarebbero poi stati regolarmente caricati, da altro personale, sul velivolo. Quanto al carico in questione, il Covi ha precisato che si trattava di parte del sostegno militare per l’Ucraina deliberato dal Parlamento italiano, che era in attesa di essere caricato su un volo civile: il velivolo, un B-737 cargo appartenente a una compagnia aerea autorizzata dalla Nato, è abilitato al trasporto di quella tipologia di merci. “L’attività” ha concluso il Comando operativo di vertice interforze “è stata condotta presso una piazzola di parcheggio civile dell’aeroporto militare Galilei, anziché, come avviene usualmente, all’interno dei parcheggi aeroportuali militari, per l’eccezionale e contemporanea attività di trasporto richiesta dalla situazione in atto”.

Sulle armi dall’aeroporto di Pisa sono intervenute le consigliere regionali del M5s Irene Galletti e Silvia Noferi, che hanno annunciato un’interrogazione urgente alla Regione: “Se fosse vero provocherebbe certamente un terremoto nell’opinione pubblica toscana, che proprio sabato scorso si è radunata a Firenze per invocare pubblicamente di fronte al pianeta la pace. Ci chiediamo quale sia il pensiero del sindaco di Firenze, Dario Nardella primo promotore dell’iniziativa e quello di tutti i politici illustri che in piazza Santa Croce hanno manifestato per chiedere lo stop delle bombe russe in Ucraina”.

Anche Potere al Popolo si è unito alla protesta: “Si tratta di un fatto che si somma al già noto ‘ponte aereo’ che sta coinvolgendo gli aeroporti militari di Pisa, Grosseto e Pratica di Mare con decine di voli verso la base polacca di Rzeszow la scelta dell’hub pisano non è casuale: a pochi chilometri di distanza è stanziata la base Usa di Camp Darby, che fornisce le armi da inviare nel macello ucraino”. Per Potere al Popolo saremmo di fronte ad un vero e proprio traffico di guerra, che “mette a rischio i pisani, i viaggiatori dell’aeroporto civile e i lavoratori dello scalo, indicativo di come il governo Draghi ignori l’incolumità dei cittadini”.

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