Un detenuto è stato usato come un oggetto durante l’addestramento degli agenti della Cia. Lo rivelano nuovi documenti governativi declassificati riguardo il trattamento a cui fu sottoposto Ammar al-Baluchi, terrorista e informatico pakistano di 45 anni, tuttora prigioniero a Guantanamo. I dettagli delle torture perpetrate contro di lui sono contenute in un rapporto del 2008 dell’agenzia di spionaggio statunitense.
Nel 2003 al-Baluchi era tenuto prigioniero in un cosiddetto “black site” (una località in cui viene portato avanti un progetto segreto e non ufficiale) in Afghanistan. Secondo quanto si legge nel rapporto le tecniche di interrogatorio usate contro di lui andarono oltre quelle consentite. Ad esempio fu sottoposto a walling per ore e nel corso di diverse sessioni finché tutti gli agenti non erano in grado di usare la tecnica. Il walling è un metodo di tortura in cui il collo di una persona è circondato da un collare e viene usato per sbatterla contro un muro. Durante le sessioni al-Baluchi era nudo. Nel 2018 è stata effettuata una risonanza magnetica che ha rivelato danni cerebrali.
Il personaggio di al-Baluchi – anche se non è specificato il nome completo – appare anche all’inizio del film del 2012 Zero Dark Thirty, diretto da Kathryn Bigelow. La pellicola è basata sulle operazioni dei servizi segreti che ha portato all’individuazione e all’uccisione di Osama bin Laden il 2 maggio 2011. Nella scena si vede un agente della Cia che interroga al-Baluchi e gli dice: “Tu disonori l’umanità. Tu e tuo zio, tremila innocenti avete fatto morire”. Il riferimento è al fatto che Ammar è considerato nipote materno di Khalid Shaykh Muhammad (il cooperatore degli attacchi dell’11 settembre 2001) e cugino di Ramzi Yusuf (organizzatore dell’attacco al World Trade Center del 1993).