Prima il direttore, poi il primo ballerino Jacopo Tissi, infine anche la prima ballerina ha lasciato il Teatro Bolshoi, una delle istituzioni culturali russe più famose del mondo. Dopo l’abbandono, il 6 marzo, del direttore Tugan Sokhiev e, il giorno successivo del danzatore italiano, e poi del danzatore solista David Motta Soares, oggi ha salutato anche Olga Smirnova che ha deciso di trasferirsi in Olanda.
A pochi giorni dall’invasione dell’Ucraina, la trentenne danzatrice, considerata una delle più grandi danzatrici della sua generazione, aveva scritto su Telegram di essere “contro la guerra in tutte le fibre della mia anima“. Poi, dopo la decisione coerente ma certamente non facile, ha affidato l’annuncio al Balletto nazionale olandese che in un comunicato ha chiarito come l’invasione russa dell’Ucraina renda “insopportabile per lei continuare a lavorare nel suo Paese”. Di nazionalità russa, con un nonno ucraino, la ballerina è attesa il 9 aprile a Milano, alla Scala, per il Galà Fracci, dove danzerà in coppia con Roberto Bolle.
E dove è in programma l’esibizione – ne la Morte del Cigno – di un’altra leggenda del balletto russo, che nei confronti della guerra è stata finora assai abbottonata. È Svetlana Zakharova, nata a Lutsk, in Ucraina, ma di nazionalità russa, con un passato filo putiniano. Nel 2008 venne eletta alla Duma per Russia Unita, il partito dell’inquilino del Cremlino ma, per sua stessa ammissione, la politica non l’ha entusiasmata. Chissà se l’étoile avrà il via libera del sindaco Giuseppe Sala, dopo che il Piermarini aveva chiuso le porte al direttore d’orchestra russo Valery Gergiev che non si era dissociato dalla guerra di Putin. “Non avrei mai pensato che mi sarei vergognata della Russia, sono sempre stata orgogliosa del talento dei russi, dei nostri successi culturali e atletici. Ma ora sento che è stata tracciata una linea che separa il prima e il dopo”, aveva spiegato su Telegram Olga Smirnova aggiungendo che in Russia “si continua a vivere come se questo fosse il 20° secolo”.