“Vladimir Putin è un criminale di guerra”. Per la prima volta dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, Joe Biden è esploso quando i giornalisti gli hanno chiesto se il presidente russo fosse un criminale di guerra, il commander in chief in un primo tempo ha risposto “no”. Ma qualche secondo dopo è tornato indietro e ha risposto deciso: “Sì, lo è”. Una definizione che ha irritato il Cremlino, che a stretto a giro ha risposto duramente parlando di una frase “inaccettabile”. Di più: “Parole imperdonabili”.
Il presidente degli Stati Uniti ha poi corroborato il concetto: “Putin sta infliggendo devastazione e orrore, bombardando appartamenti e reparti di maternità”, ha twittato più tardi l’inquilino della Casa Bianca, indignato anche dalle notizie sulle forze russe “che hanno preso in ostaggio centinaia fra medici e pazienti” a Mariupol. “Queste sono atrocità, un oltraggio per il mondo”, ha tuonato Biden.
Parole gravi che evidentemente hanno toccato lo ‘zar’ russo, sempre più isolato, tanto che la replica del Cremlino è arrivata quasi immediata. “Le parole di Biden su Putin sono inaccettabili ed imperdonabili”, ha affermato il portavoce Dmitry Peskov. “Riteniamo inaccettabile e imperdonabile tale retorica da parte di un capo di Stato le cui bombe hanno ucciso centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo”, ha aggiunto Peskov.
Biden non è nuovo nell’attaccare con parole forti Putin. Già nel marzo del 2021 in un’intervista televisiva gli affibbiò addirittura l’epiteto di “killer”, sottolineando come il presidente russo avrebbe pagato un caro prezzo per aver tentato di interferire nelle elezioni presidenziali americane del 2020 al fine di favorire Donald Trump. Un attacco pesantissimo di fronte al quale il Cremlino reagì richiamando per consultazioni l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov.