Vienna ha deciso con un atto costituzionale l’impegno perpetuo a rimanere fuori da qualsiasi conflitto, a non aderire ad alleanze militari e a non ospitare sul suo territorio basi militari straniere. Stoccolma non ha stabilito una neutralità permanente ma, secondo il diritto internazionale, "convenzionale: è dalla fine delle guerre napoleoniche che non prende parte a una guerra
Il “modello” Austria o quello svedese, costituzionale o convenzionale. La neutralità resta uno degli argomenti maggiormente evocati da Mosca durante i colloqui negoziali con l’Ucraina. Due tipologie che finora sono state rifiutate da Kiev. Vienna e Stoccolma sono arrivate alla scelta della neutralità attraverso percorsi molto diversi. La scelta austriaca nacque da un compromesso politico: Vienna si liberò dell’occupazione di Usa, Gran Bretagna, Francia e Urss successiva alla Seconda guerra mondiale grazie alla firma, da parte delle potenze occupanti, del Trattato di stato del 15 maggio 1955.
Un mese prima i sovietici avevano chiesto a Vienna di sottoscrivere il Memorandum di Mosca con l’obiettivo di impedirle l’adesione alla Nato dopo il ritiro alle truppe di occupazione: un percorso analogo a quello probabilmente immaginato da Vladimir Putin e messo sul tavolo dei colloqui dalla delegazione russa. La Dichiarazione di neutralità – figlia di un atto costituzionale del Parlamento di Vienna che quindi non ha basi giuridiche in un accordo internazionale – che sancisce l’impegno perpetuo a rimanere fuori da qualsiasi conflitto, a non aderire ad alleanze militari e a non ospitare sul territorio nazionale basi militari straniere.
La Svezia invece, quando scoppiò il secondo conflitto mondiale, era neutrale da più di un secolo, dalla fine delle guerre napoleoniche, e non prese parte alla guerra anche se nella prima fase concesse alcune facilitazioni logistiche alla Germania e in seguito, a partire dal 1944, agli Alleati. Una posizione ribadita nel 1949 quando Stoccolma si rifiutò di entrare nella Nato. Secondo il diritto internazionale, la Svezia si è impegnata a una “neutralità convenzionale” e quindi non a una neutralità permanente.
Come membro dell’Unione europea è tra i promotori di un’intensificazione della politica comunitaria di difesa e sicurezza e le truppe svedesi – assieme a quelle finlandesi, norvegesi, estoni e irlandesi – partecipano al battaglione nordico. A partire dal 2015, a seguito dell’attivismo militare russo, sono state aumentate le spese militari ed è stato rafforzato il dispositivo a difesa della strategica isola di Gotland, nel mar Baltico. Quando Putin ha dato il via all’invasione dell’Ucraina ha ripreso quota in Svezia il dibattito sull’adesione all’Alleanza anche a seguito dell’invio di armi a Kiev.