Ivan Fedorov, sindaco di Melitopol, è stato il primo: rapito in strada con un sacchetto sulla testa e portato via. Forse torturato, sicuramente imprigionato e poi rilasciato. Yevghen Matveev, primo cittadino di Dniprorudne, non si sa che fine abbia fatto. Oleksandr Yakovlev e il suo vice Yuri Palyukh, alla guida della città portuale di Skadovsk, sono stati sequestrati e poi rilasciati. Una strategia, iniziano a pensare in tanti: la Russia allontana con la forza i sindaci delle città ucraine conquistate o cinte d’assedio per sostituirli con persone compiacenti, collaborazionisti.
“Le nazioni e le organizzazioni internazionali devono chiedere alla Russia di liberare immediatamente tutti i funzionari ucraini rapiti”, è stato l’invito diffuso sui social dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. “È ancora in prigione il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov. Non si conosce la sorte del sindaco di Dniprorudne, Yevghen Matveev, ed è stato rapito anche il capo del Consiglio comunale di Melitopol Pryima Serhii. Inoltre i russi stanno trattenendo un soccorritore Oleksii Danchenko nella regione di Kiev”, ha invece ricordato il ministro per la Reintegrazione dei territori occupati, Iryna Vereshuk. “Tutti questi fatti confermano che la Federazione russa si comporta come un terrorista. Chiedo alla comunità internazionale di considerare la Russia uno Stato terrorista”.
Secondo Volodymyr Zelensky, Fedorov – che è poi stato liberato il 16 marzo, come annunciato dallo stesso governo di Kiev – potrebbe essere torturato per costringerlo a esprimere il suo sostegno agli “occupanti” in un video. Un tentativo fallito, con ogni probabilità, visto che a Melitopol è stata nominata al suo posto Galina Danilchenko, ex membro del Consiglio comunale. In un messaggio trasmesso da una televisione locale, la nuova sindaca collaborazionista ha affermato che il suo compito principale è “fare tutti i passi necessari per riportare la città alla normalità”.
Melitopol è la città dove finora si sono registrati più rapimenti in seguito al tentativo di respingere l’occupazione russa. Durante le proteste, è scomparsa Olga Gaisumova, nota attivista nella città sul mar d’Azov e organizzatrice del raduno che aveva coinvolto più di 2mila persone. Secondo la ricostruzione di alcuni testimoni, un piccolo convoglio di auto si sarebbe avvicinato ai dimostranti. Da lì sarebbero usciti una decina di uomini, vestiti di nero e senza insegne, lanciando fumogeni per disperdere la folla. A quel punto avrebbero bloccato la donna, che si trovava a qualche metro di distanza dai manifestanti per coordinarli, caricandola a forza sulla loro auto e allontanandosi a velocità.
La deputata del Consiglio regionale Irina Slavova ha invece denunciato come un commando abbia preso suo marito Sergey Slavov: “È chiaro che sono venuti per me. Tuttavia, sono riuscita a nascondermi in un posto sicuro – scrive sui social – Mio marito non è coinvolto nelle mie attività, ma lo hanno preso lo stesso e non so dove sia o cosa gli sia successo”. Quindi la deputata punta l’indice contro chi “guida tutti” questi sequestri, spiegando che “l’intera città conosce i nomi di queste persone”.