La nostra proposta per accelerare la decarbonizzazione, ispirandosi al principio “Do No Significant Harm” (non arrecare danno significativo agli obiettivi ambientali)

Anche se la guerra in Ucraina e la crisi energetica l’hanno fatta sparire dalle cronache, l’emergenza climatica è ancora in atto e deve essere contrastata a tutti i livelli e in tutti i settori. Va in questa direzione l’interrogazione che ho presentato in Assemblea legislativa Emilia-Romagna, in cui sollecito la Giunta Regionale a mettere a punto una metodologia per la valutazione ex ante degli specifici effetti climatici degli atti di programmazione, per poter stimare preventivamente se, come e quanto l’attuazione di tali provvedimenti, direttamente o indirettamente, possa incidere sull’incremento delle emissioni di gas serra all’origine dei cambiamenti climatici e per valutare gli effetti cumulativi in materia di emissioni climalteranti con altri atti di programmazione. Questa sollecitazione a favore della valutazione preventiva degli effetti climalteranti degli atti è peraltro in linea con le nuove prescrizioni europee ispirate al principio del “Do No Significant Harm” (non arrecare danno significativo all’ambiente).

Alla giunta abbiamo chiesto inoltre di riferire periodicamente gli esiti del monitoraggio dei risultati conseguiti in materia di riduzione delle emissioni di gas serra al fine di riparametrare, in caso di scostamento dagli obiettivi, azioni e target in successivi provvedimenti. Ricordiamo che la legge europea sul clima, approvata nel 2021, ci impone target più impegnativi del passato: meno 55% di emissioni climalteranti al 2030 e la neutralità carbonica al 2050.

La valutazione climatica ex ante dovrebbe diventare la regola per amministrazioni locali e governi, seguendo l’esempio di quello tedesco che nel contratto di coalizione sottoscritto da socialdemocratici, Verdi e Liberali, s’impegna a trattare il contrasto alla crisi climatica “come un tema trasversale a tutte le proposte di legge di tutti i dipartimenti”. Tutte dovranno quindi essere sottoposte a una sorta di “valutazione di impatto climatico” che garantisca che non contraddicano gli obiettivi climatici nazionali e i provvedimenti presi a tal fine in altra sede. Analogamente, tutti i settori produttivi e della società dovranno dare il loro contributo: da quello delle costruzioni a quello civile-residenziale, ai trasporti, al settore energetico, all’agricoltura, all’industria.

Stiamo parlando del governo della “locomotiva economica d’Europa”, nonché terza potenza economica al mondo dopo Usa e Cina. Altro che approccio ideologico degli ambientalisti: se Verdi e ambientalisti fossero stati ascoltati per tempo, oggi disporremmo di quote maggiori di rinnovabili, avremmo fatto più marcati passi in avanti nel risparmio e nell’efficienza energetica, per cui il caro-energia derivato dall’import del gas ci colpirebbe meno.

La Regione Emilia-Romagna, con il Patto per il Lavoro e il Clima, si è impegnata a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 e il 100% di rinnovabili al 2035. Ora bisogna tradurre l’accordo in passi concreti. Nel 2017 i consumi energetici dell’Emilia-Romagna coperti da fonti rinnovabili erano pari solo all’11% del totale; mentre le emissioni annue pro capite di CO2 equivalente risultavano essere 8,4 tonnellate, una cifra nettamente superiore alla media nazionale, che nel 2020 era di cinque tonnellate. Come si vede, c’è tanto da fare!

Applicare la valutazione ex ante degli effetti climatici è un obiettivo sfidante ma coerente con l’impegno di Europa Verde, come forza di maggioranza, a portare contributi e proposte per accelerare la svolta ecologica e la decarbonizzazione della produzione e dei consumi energetici regionali, tenendone conto in tutti i provvedimenti di programmazione. Consapevoli che l’emergenza climatica deve spingerci ad evitare di approvare atti con effetti climatici contraddittori tra di loro.

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