Lorella Martucci è determinata a continuare a lottare e a chiedere che venga fatta giustizia per stabilire la verità sulla scomparsa della sorella Roberta, di cui si sono perse le tracce dal 20 agosto del 1999. Roberta allora era una giovane donna di 28 anni che si era preparata e vestita in modo elegante e curato in vista di una serata con un’amica che le aveva dato appuntamento a Gallipoli e dalla quale non è mai arrivata. La giovane che abitava a Torre San Giovanni-Marina di Ugento (LE) la sera della sua scomparsa era uscita di casa a bordo di una Fiat Uno bianca che fu ritrovata quattro giorni dopo in una piazzetta di Gallipoli con la portiera aperta dal lato del conducente, senza chiavi e senza libretto di circolazione. Le indagini avevano portato la Procura a iscrivere nel registro degli indagati Donato Citignola, cognato di Roberta e marito di una delle sue quattro sorelle, Laudina Martucci, per una serie di motivi che secondo Lorella rimangono ancora in piedi nonostante l’avvenuta archiviazione lo scorso 14 marzo da parte del giudice Marcello Rizzo per le indagini preliminari.
Secondo il gip, sul cognato di Roberta ci sarebbero solo sospetti e congetture “non avvalorate da concreti e precisi dati fattuali che possano supportare un’accusa meritevole di un vaglio dibattimentale”. In parole semplici, l’unico indagato non verrà processato e Lorella, che continua a chiedere verità e giustizia per sua sorella, fa notare attraverso le osservazioni delle criminologhe Roberta Bruzzone e Isabel Martina, consulenti del suo legale, che molte domande sulla sparizione e sul probabile omicidio della sorella sono rimaste senza risposta.
In primo luogo Roberta aveva confidato a un’amica che suo cognato le riservava odiose avances e complimenti sessualmente espliciti. L’uomo aveva l’abitudine di tenere questo tipo di comportamento anche con altre donne della famiglia Martucci: non è da escludere che il timore che Roberta potesse raccontare tutto a sua sorella Laudina o un’ennesima avance respinta abbiano potuto causare una reazione violenta dell’uomo. A ciò va aggiunto che il cognato di Roberta nel corso degli anni si è reso protagonista di una serie di dichiarazioni agli inquirenti dense di contraddizioni e in alcuni casi in evidente contrasto tra loro: nel 2018 avrebbe anche tentato il suicidio dopo aver appreso di essere indagato per omicidio e occultamento del cadavere della giovane, cercando, secondo i legali di Lorella, di allentare la morsa dell’indagine che stava andando nella sua direzione.
Un altro elemento che secondo Lorella Martucci non è stato chiarito riguarda il fatto – dichiarato dalla mamma di Roberta, Concetta Nuzzo – che, nell’estate del 1999, Donato Citignola e la moglie alloggiavano a Torre San Giovanni in una casa dei genitori dell’uomo. Questo particolare è stato negato dai coniugi Citignola quando sono stati ascoltati dagli inquirenti nel 2018 e il giardino dell’abitazione, cementato in un periodo successivo all’estate 1999, non è stato mai scandagliato con l’ausilio di un georadar, come richiesto da Lorella Martucci.
Ma il dubbio che attanaglia maggiormente Lorella, così come l’avvocato Fabrizio Ferilli e le consulenti Bruzzone e Martina, riguarda la Fiat Uno bianca ritrovata il 24 agosto del 1999 in via Genova a Gallipoli senza chiavi e senza libretto di circolazione, come attestato dai verbali redatti dai Carabinieri. Dopo cinque mesi dal rinvenimento dell’auto i Carabinieri di Casarano stilano un verbale di restituzione a favore di Laudina, moglie di Donato Citignola, e Laudina guida l’auto fino all’abitazione della madre, Concetta, dove la parcheggia. Con quali chiavi ha messo in moto l’auto dato che secondo Lorella e secondo Concetta esisteva un unico paio di chiavi non rinvenute al momento del ritrovo dell’auto? Fu Donato Citignola a consegnare alla moglie consapevole del suo coinvolgimento nella scomparsa di Roberta l’unico paio di chiavi esistente?
E, come se non bastasse, al momento della rottamazione l’auto fu consegnata da Laudina Martucci fornita dei documenti e del libretto di circolazione originali, anch’essi mancanti all’atto del ritrovamento della vettura. Come mai i documenti di cui l’auto era sprovvista all’atto del rinvenimento in via Genova a Gallipoli il 24 agosto 1999 sono ricomparsi per magia all’atto della rottamazione avvenuta un anno dopo? Quesiti rimasti senza risposta ma sui quali Lorella Martucci e i suoi legali non hanno alcuna intenzione di soprassedere per continuare a cercare la verità sulla scomparsa di una ragazza che quella calda sera d’estate di 23 anni fa era uscita per andare a divertirsi con le amiche e non ha più fatto ritorno a casa.