Ci sono buone possibilità che quella che stiamo vivendo sia la fase finale del genere umano. La seconda scommessa lanciata all’indomani della Seconda guerra mondiale con la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite parrebbe in procinto di essere irrimediabilmente persa. Il presidente ucraino Zelensky, in una recente intervista alla rete statunitense Abc, ha testualmente affermato che la presente guerra sfocerà nella guerra mondiale. E se lo dice lui, che dovrebbe essere uno dei protagonisti del negoziato destinato a trovare una soluzione pacifica, la situazione appare davvero disperata.
Le responsabilità della Russia e di Vladimir Putin sono enormi, ma addossargliele tutte significa sostanzialmente eludere la necessità di una soluzione pacifica. Le ragioni di Putin sono note: esse riguardano in sostanza l’allargamento della Nato a est, in aperta violazione degli impegni assunti dalle potenze occidentali al momento del crollo del muro di Berlino 33 anni fa, e lo status di determinate regioni che fanno attualmente parte dell’Ucraina, che si sarebbe voluto regolamentare con gli accordi di Minsk, apertamente disattesi dal governo ucraino e dallo stesso Zelensky. Sul primo punto risultano profetiche le parole pronunciate in un’intervista al New York Times dallo studioso statunitense conservatore George Kennan nel 1997: “L’allargamento a est dell’Alleanza Atlantica, fino ai confini della Russia, si potrebbe trasformare nell’errore più fatale della politica americana dalla fine della Guerra Fredda… questa decisione susciterà tendenze nazionaliste e militariste anti-occidentali nell’opinione pubblica russa, potrà avere un effetto avverso sullo sviluppo della democrazia russa, ripristinare l’atmosfera della Guerra Fredda nelle relazioni Est-Ovest e spingere la politica estera russa in direzione contraria a quella che vogliamo”.
Inutile ripetere che l’esistenza di tali ragioni non giustifica in alcuna misura l’aggressione russa contro l’Ucraina e la commissione di crimini di guerra nel suo contesto. Così come l’aggressione e gli altri crimini non sono giustificati da crimini commessi da parte ucraina contro la popolazione del Donbass*, prima o dopo il fatidico 24 febbraio 2022. Del resto, com’è noto, la verità è la prima vittima delle guerre ed è in circolazione un numero incredibile di news, video e foto fake, sulle quali solo un’inchiesta indipendente potrebbe forse fare luce.
Per limitarci alle faccende italiche esiste però una precisa responsabilità, che va denunciata, di politici, giornalisti e presunti intellettuali: far montare un clima di guerra che fa parte della guerra che evidentemente qualcuno pensa di poter fare e vincere. A questo clima irresponsabile è riconducibile la canea di imbecilli che vorrebbero combattere una guerra in nome di un’inesistente civiltà europea e occidentale, utilizzando in prima istanza come vittima sacrificale il popolo ucraino, armato fino ai denti dalla Nato, e in seconda istanza le migliaia di testate nucleari diffuse un po’ ovunque nel pianeta.
Particolarmente pericoloso appare evocare, come hanno cominciato a fare numerosi di questi personaggi, la necessità dello scontro armato di civiltà tra “impero del bene” (noi) e “impero del male” (russi ma anche cinesi e altri). E’ proprio questa l’ottica da abbandonare se vogliamo dare una chance di sopravvivenza al pianeta. Infatti l’Occidente non ha proprio nulla da insegnare al resto del mondo in termini di diritti umani, democrazia e civiltà tout court. L’unica cosa che ci caratterizza è in realtà una sconfinata ipocrisia e un uso accorto dei mezzi di comunicazione di massa. Per il resto gli occidentali, e gli europei in particolare, sono i principali esportatori di armamenti – che abbiamo consegnato a tutti i regimi e stati esistenti, compresa la Russia di Putin – e sono quelli che, mediante uno sfruttamento selvaggio delle risorse e delle persone, hanno destinato buona parte del pianeta all’attuale esistenza di miseria, devastazione ambientale e guerra. La guerra è già realtà, da molti anni, per aree significative del pianeta, dal Sahara occidentale alla Palestina, dal Kurdistan ad aree importanti e crescenti del continente africano.
Se qualcuno oggi vuole che la guerra, necessariamente nella sua definitiva sembianza termonucleare, si estenda all’insieme del pianeta, a partire soprattutto dall’Europa nel suo complesso, lo dica apertamente e si rimetta – se come dice è un democratico – al giudizio dei popoli. Altrimenti occorre lavorare seriamente per la pace risolvendo i problemi evidenziati dall’aggressione russa all’Ucraina, ma le cui radici risalgono, come accennato, a epoche e scelte precedenti. Io sarei per la seconda di queste ipotesi e spero vivamente che qualche imbecille, per tale motivo, non mi accusi di essere un putiniano.
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* In data 16.3.2022, la Corte internazionale di Giustizia dell’Aia ha emesso un provvedimento in risposta alla richiesta di “misure provvisorie d’urgenza” sollevata dal governo di Kiev il 26 febbraio scorso, sostenendo che la Russia avesse violato la Convenzione sul genocidio del 1948 accusando falsamente l’Ucraina di aver commesso presunti crimini di genocidio nelle regioni di Luhansk e Donetsk e usando l’accusa come pretesto per l’invasione, ordinando così al presidente Putin di sospendere l’azione militare in corso.