Mercoledì la Camera dei Deputati ha approvato un ordine del giorno al decreto legge Ucraina che prevede l’incremento delle spese per la Difesa al 2% del Pil, per concretizzare la risoluzione, votata lo scorso 1 marzo, che impegna il governo italiano a inviare armi a Kiev per consentire al paese “di esercitare il diritto alla legittima difesa“. Il testo votato ha quindi ottenuto il parere favorevole dal governo, impegnato da subito ad incrementare il Fondo per le esigenze di difesa nazionale.

L’ordine del giorno, proposto dalla Lega Nord e sottoscritto da deputati di PD, FI, IV, M5S e FDI è stato approvato a larghissima maggioranza della Camera – 391 voti favorevoli su 421 presenti, 19 voti contrari – e garantisce l’aumento delle spese per la Difesa per predisporre “un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità di deterrenza e protezione, a tutela degli interessi nazionali, anche dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti energetici”.

L’Osservatorio Milex sulle spese militari italiane calcola che, stando alle cifre date dal ministro Guerini, le spese passeranno “dai 25 miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) a 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno)”. L’indicazione di spesa di almeno il 2% del Pil in ambito NATO “deriva da un accordo informale del 2006 dei ministri della Difesa dei Paesi membri dell’Alleanza”, ricorda Milex, “poi confermato e rilanciato al vertice dei Capi di Stato e di Governo del 2014 in Galles (obiettivo da raggiungere entro il 2024), in cui si è anche indicata una quota del 20% di tale spesa da destinarsi ad investimenti in nuovi sistemi d’arma. Queste dichiarazioni di intenti al momento non sono mai state ratificate formalmente dal Parlamento italiano con un voto avente forza legislativa e quindi non costituiscono un obbligo vincolante per il Bilancio dello Stato. Inoltre la quota indicata del 2% rispetto al PIL non ha mai avuto una giustificazione specifica e di natura militare (dettata da esigenze operative) ma è stata usata come spinta alla crescita della spesa”.

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