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Il governo inglese: “Siamo tra i Paesi più generosi al mondo”. Ma chi vuole ospitare i rifugiati ucraini deve sapere prima i loro nomi

Al programma Homes for Ucraine si sono iscritti oltre 120mila britannici in 24 ore. Ma le procedure prevedono un modulo di registrazione online con il nominativo specifico del rifugiato. I Labour: "Non si può chiedere a chi fugge da Putin di andare su Instagram per farsi pubblicità sperando di essere notato". Il rimborso per chi ospita? Poco più di 420 euro

Una delle case più enormi e lussuose di Londra se la sono accaparrata gli squatter del movimento dei London Mahknovists (dal nome dell’anarchico rivoluzionario ucraino, Nestor Makhno) che sono riusciti ad occupare la magione dell’oligarca fedele a Putin, Oleg Deripaska, e a rimanere accampati per alcune ore sul balcone di Belgravia davanti agli occhi invidiosi dei passanti, nonché della polizia. Per entrare nelle case degli inglesi invece, loro, i rifugiati ucraini, devono andare per conoscenza.

Lunedì scorso il governo britannico ha lanciato il programma Homes for Ukraine che invita gli inglesi ad ospitare i rifugiati: “Il Regno Unito è una delle nazioni più generose del mondo e al pubblico britannico è ora richiesto di aprire le proprie case a coloro che stanno scappando dalla guerra in Ucraina” cita ufficialmente il sito governativo del programma, al quale dopo sole 24 ore si erano già registrati oltre 120mila candidati inglesi.

Le case ci sarebbero e con 3 milioni di persone in fuga dalla guerra gli ospiti certo non mancano, ma alle famiglie britanniche è stato richiesto di identificarli e indicare sul modulo di registrazione online il nome specifico del cittadino ucraino che intendono ospitare. “Non si può chiedere alle famiglie ucraine che stanno fuggendo da Vladimir Putin, e che hanno lasciato le loro case senza niente, di andare su Instagram e farsi pubblicità nella speranza che una famiglia britannica possa notarle” critica dall’opposizione laburista il ministro ombra per le Amministrazioni Locali, Lisa Nandy.

Una volta che la macchina dell’accoglienza sarà oliata, chi è mosso dal desiderio di mettere a disposizione un alloggio a questi rifugiati potrà affidarsi a chiese, università, organizzazioni di beneficenza o altre istituzioni che possano essere a conoscenza di ucraini che stanno cercando di arrivare in Regno Unito, compiendo un servizio di coordinamento per abbinare gli ucraini in ingresso ad una famiglia inglese ospitante.

Le registrazioni per fare domanda di visto per il Regno Unito si apriranno venerdì 18 marzo, e le procedure sono online, anche per bambini e anziani.

Accusato per i ritardi e le lungaggini burocratiche con cui ha predisposto l’ospitalità degli ucraini nel Paese, il governo Johnson alla fine ha previsto la concessione dei visti non solo ai rifugiati che si ricongiungeranno a familiari sull’isola, ma consentirà dunque anche a famiglie, organizzazioni ed imprese inglesi di sponsorizzare l’arrivo di qualsiasi persona che fosse residente in Ucraina prima del 1 gennaio 2022 e che potrà venire ospitata almeno per sei mesi.

Ogni famiglia che offrirà una stanza ai sopravvissuti alla guerra riceverà un “grazie” del governo pari a 350 sterline – circa 420 euro – al mese, senza avere l’obbligo di offrire pasti. Gli enti locali riceveranno 10.500 sterline per ogni rifugiato come fondo extra per potenziare i servizi scolastici, anche se – sostengono alcuni Comuni – l’emergenza potrebbe comportare costi ancora maggiori per poter offrire sostegno adeguato soprattutto ai bambini e anziani che hanno subito traumi.

Il futuro è incerto per chi lascia una guerra e trova moduli online da compilare ma il braccio destro di Johnson, il ministro Michael Gove, ha garantito che gli ucraini potranno restare sull’isola per tre anni, godendo del pieno di diritto a sanità, sussidi, istruzione e lavoro. E fu cosí che, complice la carenza di manodopera causata dal combinato disposto di Brexit e pandemia, non a caso ad attendere gli ucraini al varco della Gran Bretagna siano già grandi catene produttive, dai supermercati Marks&Spencer e Tesco, fino a Vodafone e aziende private in campo sanitario, che si sono subito affrettate ad offrire posti di lavoro.