L’Associazione europea dei trader di materie prime ha lanciato un allarme sui rischi di mancanza di liquidità che potrebbe affliggere anche gli operatori più solidi del settore a casua delle forte oscillazioni dei prezzi. L’associazione auspica quindi un sostegno di emergenza da parte di governi e banche centrali per evitare quello che potrebbe diventare un effetto domino in grado di destabilizzare l’intero settore. L’appello è stato inviato alle cancellerie e ai vertici delle istituzioni finanziarie. A rischio ci sarebbero anche colossi finanziariamente molto solidi come Vitol o Trafigura. Quest’ultima società pochi giorni fa avrebbe tentato un accordo con il fondo Blackstone per l’ingresso nel capitale con 3 miliardi di dollari. Contatti sarebbero avvenuti anche con Kkr, Blackrock e Apollo. Pochi giorni prima la società aveva raccolto capitali aggiuntivi per 1,2 miliardi di dollari.
In realtà i regolatori avrebbero già alzato le antenne dopo che sono state segnalate numerose chiamate a coperture di margine, in sostanza richieste da parte dei creditori di aumentare i fondi a garanzia del prestito. Quando un trader acquista carichi di materie prime si affida infatti al credito bancario, se il valore dei carichi aumenta i fondi erogati salgono così come le garanzie richieste. L’associazione dei trader sottolinea come “i mercati energetici stiano sperimentando prezze e volatilità mai visti prima“, situazione che porta le banche a chiedere agli operatori quantità record di contanti come garanzia per le loro operazioni. Le banche più attive in queste operazioni sono Ing, Credit Agricole e Unicredit. Agli operatori più grandi sarebbero state chieste coperture aggiuntive per miliardi di dollari. Nel complesso i trader di commodities muovono merci per circa 700 miliardi di dollari all’anno. L’alta volatilità e instabilità possono essere forieri di lauti guadagni ma maneggiare prezzi che variano sensibilmente nel giro di poche ore è estremamente complesso e rischioso anche per i soggetti con le spalle più larghe.