La palestra della Legalità a Ostia. L’area con tre ville di Rocca Bernarda, un tempo controllata dai Casamonica, ora diventata un centro per sordomuti. E ancora l’impianto sportivo di Montespaccato, nella borgata ovest di Roma, prima liberato dal clan Gambarcurta, poi rinato come presidio di legalità per il quartiere, fino alla promozione in serie D della stessa squadra di calcio locale, il Montespaccato Savoia. Sono 88, a oggi, i beni immobili confiscati alle mafie e già acquisiti dal comune di Roma, 76 dei quali “riassegnati ad associazioni che si occupano della comunità”, come ha ricordato il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, aprendo il primo “Forum cittadino sui beni confiscati alle mafie” in Campidoglio. Un’iniziativa alla quale hanno partecipato circa quaranta associazioni, riunite sui banchi dei consiglieri capitolini dell’aula Giulio Cesare, che hanno poi presentato idee e proposte per il riutilizzo dei beni strappati alla criminalità organizzata.
Questi numeri sono destinati ad aumentare: “All’inizio di dicembre la lista si è allungata con la conferenza dei servizi promossa dall’Agenzia nazionale che ha assegnato al Lazio altri 139 nuovi immobili, 36 dei quali a Roma, quasi tutti già oggetto di manifestazione d’interesse dei Municipi che vorrebbero utilizzarli per progetti sociali, dal “Dopo di noi” a rifugi per donne vittime di violenza, fino ai centri per l’Alzheimer e a soluzioni abitative temporanee”, ha aggiunto Gualtieri nel corso del suo intervento, spiegando anche di voler portare a Roma la sede dell’antiriciclaggio dell’Unione Europea.
L’obiettivo adesso è velocizzare le procedure e restituire quelli che un tempo erano teatri e sedi di condotte criminali, poi confiscati alle mafie, a spazi per il riutilizzo sociale, come bene comune: “Esistono centinaia di beni nella nostra città ancora nel limbo della burocrazia”, spiega Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma, oltre che Presidente del Forum. “Si tratta di farli tornare rapidamente a disposizione dei cittadini, accelerando le pratiche e trovando fondi per ristrutturarli, scegliendo poi, e questo sarà il compito del Forum, la destinazione più adatta”.
Il nodo, tutt’altro che irrilevante, spiegano però le associazioni, a partire da Libera, è proprio quello dei finanziamenti: “Questa è la vittoria di una prima tappa. In questa città mancava pure un regolamento sui beni confiscati, ottenuto dopo anni di forte conflitto con la giunta Raggi. Da allora sono passati tre anni e mezzo. Adesso, con la giunta Gualtieri, si completa con il Forum il pacchetto di strumenti che può consentire ai cittadini e alle reti sociali di conoscere qual è il patrimonio confiscato alle mafie. Ma per rendere effettivi questi strumenti servono trasparenza e fondi che rendano possibili manutenzione, messa in sicurezza e riutilizzo dei beni”, spiega Giuseppe De Marzo, responsabile nazionale di Libera per le politiche sociali e coordinatore nazionale della Rete dei Numeri Pari. Tradotto, secondo le associazioni, è soltanto l’inizio di un percorso, seppur decisivo: “In una città in cui contiamo 94 clan, 100 piazze dello spaccio e oltre 900 beni confiscati, tra quelli già assegnati e quelli ancora in gestione all’ANBSC (l’Agenzia nazionale, ndr), la battaglia non può finire qui”, avvertono.
Il messaggio, sul tema dei finanziamenti, è però rivolto anche al governo Draghi: “È grave e completamente sbagliato che l’esecutivo e la maggioranza abbiano assegnato 300 milioni di fondi del Pnrr soltanto per ‘progetti di recupero e valorizzazione di beni confiscati alla criminalità organizzata presenti nelle regioni del Mezzogiorno’. Così ci riportano nel passato pensando che le mafie siano un fenomeno geografico: una lettura arcaica che si scontra con i numeri, dato che più di un terzo dei beni confiscati si trova nel nord Italia“, aggiunge De Marzo. Una critica condivisa anche dal sindaco Gualtieri nel suo intervento: “Il tema delle risorse è importante. Abbiamo segnalato che il limite al Sud non ha molto senso”.
Con il lancio del Forum, adesso, sarà possibile una differente mappatura dei beni: gli immobili, compresi quelli che saranno a breve acquisiti da Roma, saranno ora “georeferenziati sulla pagina web del Forum, assieme a tutte le informazioni a loro connesse, per rendere i processi sempre più trasparenti e partecipati”, ha promesso lo stesso Gualtieri.
Alla giornata inaugurale, hanno partecipato, tra gli altri, insieme al sindaco Roberto Gualtieri, all’assessore Zevi e ai diversi referenti delle associazioni, anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Bruno Corda, e il già Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero De Raho. Ma non solo.
Seguendo poi l’invito del Viminale e della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, si lavorerà anche per trovare, tra gli immobili confiscati, spazi per l’accoglienza dei profughi ucraini. “Una ricognizione, tra beni assegnati e non ancora pienamente utilizzati, ci porta a immaginare una immediata copertura di circa 100 posti letto da recuperare per le persone che scappano dalla guerra”, ha anticipato il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. Sono così cinque gli immobili che si sta valutando per questo obiettivo, tra progetti di cohousing sociali e abitazioni singole.
Cronaca - 17 Marzo 2022
Roma, al via Forum cittadino sui beni confiscati alle mafie: “Svolta nella gestione”. Libera: “Servono fondi, da governo scelte sbagliate”
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La palestra della Legalità a Ostia. L’area con tre ville di Rocca Bernarda, un tempo controllata dai Casamonica, ora diventata un centro per sordomuti. E ancora l’impianto sportivo di Montespaccato, nella borgata ovest di Roma, prima liberato dal clan Gambarcurta, poi rinato come presidio di legalità per il quartiere, fino alla promozione in serie D della stessa squadra di calcio locale, il Montespaccato Savoia. Sono 88, a oggi, i beni immobili confiscati alle mafie e già acquisiti dal comune di Roma, 76 dei quali “riassegnati ad associazioni che si occupano della comunità”, come ha ricordato il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, aprendo il primo “Forum cittadino sui beni confiscati alle mafie” in Campidoglio. Un’iniziativa alla quale hanno partecipato circa quaranta associazioni, riunite sui banchi dei consiglieri capitolini dell’aula Giulio Cesare, che hanno poi presentato idee e proposte per il riutilizzo dei beni strappati alla criminalità organizzata.
Questi numeri sono destinati ad aumentare: “All’inizio di dicembre la lista si è allungata con la conferenza dei servizi promossa dall’Agenzia nazionale che ha assegnato al Lazio altri 139 nuovi immobili, 36 dei quali a Roma, quasi tutti già oggetto di manifestazione d’interesse dei Municipi che vorrebbero utilizzarli per progetti sociali, dal “Dopo di noi” a rifugi per donne vittime di violenza, fino ai centri per l’Alzheimer e a soluzioni abitative temporanee”, ha aggiunto Gualtieri nel corso del suo intervento, spiegando anche di voler portare a Roma la sede dell’antiriciclaggio dell’Unione Europea.
L’obiettivo adesso è velocizzare le procedure e restituire quelli che un tempo erano teatri e sedi di condotte criminali, poi confiscati alle mafie, a spazi per il riutilizzo sociale, come bene comune: “Esistono centinaia di beni nella nostra città ancora nel limbo della burocrazia”, spiega Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma, oltre che Presidente del Forum. “Si tratta di farli tornare rapidamente a disposizione dei cittadini, accelerando le pratiche e trovando fondi per ristrutturarli, scegliendo poi, e questo sarà il compito del Forum, la destinazione più adatta”.
Il nodo, tutt’altro che irrilevante, spiegano però le associazioni, a partire da Libera, è proprio quello dei finanziamenti: “Questa è la vittoria di una prima tappa. In questa città mancava pure un regolamento sui beni confiscati, ottenuto dopo anni di forte conflitto con la giunta Raggi. Da allora sono passati tre anni e mezzo. Adesso, con la giunta Gualtieri, si completa con il Forum il pacchetto di strumenti che può consentire ai cittadini e alle reti sociali di conoscere qual è il patrimonio confiscato alle mafie. Ma per rendere effettivi questi strumenti servono trasparenza e fondi che rendano possibili manutenzione, messa in sicurezza e riutilizzo dei beni”, spiega Giuseppe De Marzo, responsabile nazionale di Libera per le politiche sociali e coordinatore nazionale della Rete dei Numeri Pari. Tradotto, secondo le associazioni, è soltanto l’inizio di un percorso, seppur decisivo: “In una città in cui contiamo 94 clan, 100 piazze dello spaccio e oltre 900 beni confiscati, tra quelli già assegnati e quelli ancora in gestione all’ANBSC (l’Agenzia nazionale, ndr), la battaglia non può finire qui”, avvertono.
Il messaggio, sul tema dei finanziamenti, è però rivolto anche al governo Draghi: “È grave e completamente sbagliato che l’esecutivo e la maggioranza abbiano assegnato 300 milioni di fondi del Pnrr soltanto per ‘progetti di recupero e valorizzazione di beni confiscati alla criminalità organizzata presenti nelle regioni del Mezzogiorno’. Così ci riportano nel passato pensando che le mafie siano un fenomeno geografico: una lettura arcaica che si scontra con i numeri, dato che più di un terzo dei beni confiscati si trova nel nord Italia“, aggiunge De Marzo. Una critica condivisa anche dal sindaco Gualtieri nel suo intervento: “Il tema delle risorse è importante. Abbiamo segnalato che il limite al Sud non ha molto senso”.
Con il lancio del Forum, adesso, sarà possibile una differente mappatura dei beni: gli immobili, compresi quelli che saranno a breve acquisiti da Roma, saranno ora “georeferenziati sulla pagina web del Forum, assieme a tutte le informazioni a loro connesse, per rendere i processi sempre più trasparenti e partecipati”, ha promesso lo stesso Gualtieri.
Alla giornata inaugurale, hanno partecipato, tra gli altri, insieme al sindaco Roberto Gualtieri, all’assessore Zevi e ai diversi referenti delle associazioni, anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il direttore dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Bruno Corda, e il già Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero De Raho. Ma non solo.
Seguendo poi l’invito del Viminale e della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, si lavorerà anche per trovare, tra gli immobili confiscati, spazi per l’accoglienza dei profughi ucraini. “Una ricognizione, tra beni assegnati e non ancora pienamente utilizzati, ci porta a immaginare una immediata copertura di circa 100 posti letto da recuperare per le persone che scappano dalla guerra”, ha anticipato il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. Sono così cinque gli immobili che si sta valutando per questo obiettivo, tra progetti di cohousing sociali e abitazioni singole.
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Roma, 10 mar. (Adnkronos) - C'è attesa oggi, 11 marzo 2025, per quello che potrebbe essere l'ultimo atto della vicenda giudiziaria sull'omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001. A scrivere la parola fine sul caso potrebbe essere oggi la Corte di Cassazione che dovrà decidere se confermare l'assoluzione degli imputati Franco Mottola, ex comandante della stazione di Arce, del figlio Marco e della moglie Annamaria, e quindi rigettare i ricorsi, oppure se annullare le assoluzioni e quindi aprire a un processo di Appello bis. L'udienza davanti alla Suprema Corte è convocata per stamattina alla presenza degli avvocati del pool della Difesa dei Mottola e delle parti civili.
Gli imputati al processo, i Mottola e i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, sono stati assolti dalla prima sezione della Corte d'Assise d'appello di Roma, che ha confermato la sentenza di primo grado emessa dalla Corte d'Assise di Cassino. I sostituti procuratori generali Francesco Piantoni e Deborah Landolfi avevano chiesto la condanna a 24 anni per Mottola, a 22 anni per il figlio Marco e per la moglie Annamaria. Per Francesco Suprano avevano chiesto quattro anni, dopo che l'imputato aveva rinunciato alla prescrizione, e per Vincenzo Quatrale l'assoluzione. Per i due carabinieri Suprano e Quatrale la vicenda si è quindi chiusa in secondo grado. Le parti civili invece che avevano proposto l'appello sono state condannate al pagamento delle spese processuali.
''Gli imputati sono molto sereni e confidano nella giustizia. Dopo due assoluzioni siamo sicuri che anche la Corte di Cassazione farà un ottimo lavoro'', spiega all'Adnkronos l'avvocato Mauro Marsella, uno dei difensori dei Mottola. Il legale, che insieme ai colleghi Francesco Germani e Piergiorgio Di Giuseppe e al criminologo Carmelo Lavorino fa parte del pool della difesa dei Mottola sottolinea che ''anche gli avvocati sono molto fiduciosi''.
I familiari di Serena sperano invece in un nuovo processo di Appello. Dopo la morte di Guglielmo Mollicone, padre della ragazza, a portare avanti la battaglia per la verità sono stati lo zio Antonio e la sorella Consuelo. ''C'è la consapevolezza che il ricorso presentato dalla procura generale della Corte d'Assise d'Appello di Roma è fatto bene ed è fondato - confida all'Adnkronos l'avvocato di parte civile Anthony Iafrate dello Studio Salera che da anni segue la sorella di Serena - Per noi resta valida l'ipotesi finora portata avanti nei primi due gradi di giudizio''.
Il legale di Consuelo è allo stesso tempo consapevole che con la parola della Cassazione potrebbe anche calare il sipario sul caso e l'omicidio di Serena rimanere senza un colpevole. ''Se la Corte di Cassazione dovesse rigettare il ricorso il caso di Serena resterebbe irrisolto soprattutto perché ad oggi le carte processuali non hanno fornito altre ipotesi valide'', conclude.
Serena Mollicone scompare il 1 giugno del 2001. Quella mattina esce di casa presto, dopo aver preparato la colazione al padre, con cui vive sola dalla scomparsa della mamma. Deve andare all'ospedale di Sora dove ha un appuntamento fissato da qualche giorno per un'ortopanoramica. Da quel momento però non farà più ritorno a casa. Il suo corpo verrà ritrovato due giorni dopo, abbandonato sull'erba vicino a un mucchio di rifiuti nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella. Serena viene trovata con mani e piedi legati, nastro adesivo su naso e bocca, e un sacchetto dell'Eurospin in testa. Dal giorno del ritrovamento del corpo sono passati quasi 24 anni in cui si sono susseguite indagini, archiviazioni, processi, e colpi di scena ma il caso al momento resta ancora un giallo.
Roma, 10 mar. (Adnkronos) - Lazio e Udinese pareggiano 1-1 nel posticipo della 28esima giornata della Serie A. I biancocelesti salgono a 51 punti ma falliscono il sorpasso ai danni della Juventus, che rimane quarta a quota 52. L'Udinese sale a 40 punti, a metà classifica.
Il match si infiamma subito con la prima chance al 4' per i friulani: la deviazione di tacco di Lucca non trova la porta. La Lazio prende in mano le redini del match e si affida alle fiammate di Isaksen, il più ispirato in avvio. Le due squadre si affrontano a viso aperto e a ritmi elevati. L'equilibrio salta al 22'. L'Udinese sfonda con un'azione elaborata, Thauvin si trova al posto giusto al momento giusto e da due passi insacca: 0-1. La reazione della Lazio è veemente, i biancocelesti si riversano nella metà campo bianconera e pareggiano nel giro di 10 minuti. Al 32' sponda di Vecino, Romagnoli sul secondo palo non sbaglia: 1-1. Prima del riposo, nuova chance bianconera: Lucca gira di destro, mira sbagliata di poco.
La Lazio inizia il secondo tempo con un pressing aggressivo, l'Udinese fatica a gestire il possesso del pallone nelle ripartenze e si limita a contenere i biancocelesti per buona parte della ripresa. La Lazio non trova varchi e, nel finale, rischia qualcosa. Al 76' e al 77' servono 2 parate di Provedel per disinnescare la punizione di Zemura e il colpo di testa di Atta. I padroni di casa, nonostante i cambi, non hanno energie e risorse per l'assedio finale: 1-1.
Roma, 10 mar. - (Adnkronos) - Asstra organizza il primo workshop nazionale dedicato all'intelligenza artificiale nel Trasporto Pubblico Locale (TPL), un'occasione di confronto per analizzare le opportunità e le criticità delle prime applicazioni dell’IA nei processi produttivi del settore. L'evento, a carattere interno, si terrà online mercoledì 12 marzo a partire dalle ore 11:00 e rientra nelle attività di supporto che Asstra fornisce alle aziende associate, attualmente impegnate in un significativo processo di trasformazione digitale ed energetica, accelerato dalle opportunità del PNRR. Attraverso momenti di condivisione come questo, Asstra facilita la diffusione delle buone pratiche e il confronto tra le esperienze nazionali e internazionali.
Ad aprire i lavori sarà Andrea Gibelli, Presidente di Asstra. Seguiranno gli interventi introduttivi di Mario Nobile, Direttore Generale dell'Agenzia per l'Italia Digitale (AGID), che offrirà una panoramica sulle recenti linee guida AGID per l’adozione dell’IA nella pubblica amministrazione Giorgio Pizzi, Dirigente della Direzione TPL del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che illustrerà il punto di vista del MIT. Un panel di esperti per un confronto a 360 gradi. Il workshop vedrà la partecipazione di rappresentanti di aziende di trasporto italiane e internazionali. Nel primo panel interverranno Rebecca Bissell, Director of Information Technology di Transport for London, Francesca Pili di FNM Group, Francesca Quiri di Brescia Mobilità, Pasquale Rovito di Ente Autonomo Volturno Napoli, oltre a rappresentanti dell’industria. Sarà l’occasione per esplorare le applicazioni dell’IA nel TPL e le sfide legate alla comunicazione con il cliente e all’innovazione nei sistemi di gestione.
Il secondo panel vedrà protagonisti Fabio Gregorio di AMT Genova, Andrea Bottazzi di TPER Bologna, Alberto Rho dello Studio Legale Zoppolato & Associati, Michele Scozzai di TPL FVG e Tas Jalali Head of Cybersecurity & IT PMO at AC Transit, and Chair of APTA’s AI Subcommittee, oltre ad altri interventi del settore industriale. I relatori si confronteranno su temi chiave per il servizio di trasporto pubblico locale tra i quali la customer care, l’infomobilità, la manutenzione predittiva, la sicurezza informatica, la cibersecurity e le implicazioni normative dell’IA. L'evento si concluderà con una sessione di Q&A per approfondire gli spunti emersi e favorire un confronto diretto tra gli esperti e il pubblico degli associati.
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Sisterhood, la holding di Chiara Ferragni, informa che oggi 10 marzo, si è svolta l’assemblea dei soci di Fenice e che "con il voto favorevole di Sisterhood e di Alchimia, ha deliberato, fra l’altro, la ricostituzione del capitale sociale di Fenice, nei termini proposti dall’amministratore unico Claudio Calabi". In particolare "Sisterhood è pronta a sottoscrivere l’aumento di capitale in proporzione alla quota dalla stessa detenuta ed eventualmente anche per la parte di aumento che non fosse sottoscritta dagli altri soci, onde consentire a Fenice di proseguire con successo la propria attività".
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Alessandro Forlenza e Consiglia Caruso, amministratori di fatto e di diritto della Martinina srl, e la stessa società che allora gestiva il Centro di permanenza di via Corelli a Milano sono stati mandati a processo. Lo ha deciso il gup di Milano Mattia Fiorentini, al termine dell'udienza preliminare, fissando la prima udienza per il 23 maggio. Gli imputati devono rispondere dei reati di frode in pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti, le parti civili hanno proposto di citare il Ministero dell’Interno come responsabile civile.
L’inchiesta, avviata dalla Procura di Milano, aveva portato alla luce numerose irregolarità nell’esecuzione del contratto d’appalto per la gestione del Cpr, evidenziando la presenza di diversi documenti falsi nell’offerta presentata dalla società aggiudicataria e documentando inoltre le condizioni di vita infernali per le persone trattenute nel centro. Presunte irregolarità che nel dicembre 2023 avevano portato alla perquisizione del centro e del ramo d'azienda a cui era affidata la gestione.
"Il rinvio a giudizio conferma l’importanza del ruolo di monitoraggio svolto dalla società civile nell’attenzionare i Cpr, non luoghi sistematicamente tenuti lontani dalla vista della comunità. Ci aspettiamo che il dibattimento darà modo di far emergere nuovi profili di responsabilità.” dichiara Maria Pia Cecere, avvocata e socia dell’Asgi, associazione che per prima aveva denunciato i fatti.
(Adnkronos) - I due presunti autori del delitto, dopo essersi allontanati dalla scena del crimine con l’auto della vittima - alla quale avevano anche sottratto il telefono, alcune carte di credito e pochi contanti - si sono disfatti di parte degli oggetti rubati e dell’arma gettandoli nei campi e nei boschi tra i comuni di Valbrembo e Solza.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Bergamo, sono partite dalla ricerca dell'auto della vittima, macchina che per un colpo di fortuna una pattuglia del Comando provinciale dei carabinieri di Monza ha controllato la notte prima del ritrovamento del cadavere. A bordo viaggiavano quattro persone denunciate per ricettazione, mentre la macchina veniva sequestrata. Le indagini sull'omicidio, successive di qualche ora, hanno mostrato - attraverso le immagini estrapolate dai sistemi di video sorveglianza e le informazioni acquisite dai testimoni -, che il presunto autore del delitto era proprio l'uomo alla guida dell'auto controllata dai carabinieri la notte precedente.
Raggiunto a Monza dai carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo per essere sentito quale persona informata sui fatti il giovane ha reso "spontanee dichiarazioni alla polizia giudiziaria, confessando l’omicidio, riferendo di aver agito a scopo di rapina e di aver colpito a morte la vittima a seguito del suo tentativo di reazione".
Milano, 10 mar. (Adnkronos) - Due uomini sono stati fermati per l'omicidio di Luciano Muttoni, trovato senza vita ieri, domenica 9 marzo, nel suo appartamento a Valbrembo, in provincia di Bergamo, con ferite alla testa. I due fermati sono un venticinquenne di Bergamo, già noto alle forze dell'ordine e un ventiquattrenne di origini polacche residente in provincia di Monza e Brianza.
Il primo fermato ha reso "spontanee dichiarazioni ammettendo le proprie responsabilità e fornendo anche indicazioni utili al ritrovamento del proprio giubbotto macchiato di sangue, di alcuni documenti sottratti alla vittima e dell’arma del delitto, una pistola scacciacani con cui ha colpito più volte la vittima al capo, oltre ad averla percossa con pugni e calci alla testa, causandole gravi ferite a seguito delle quali la vittima è deceduta" si legge in una nota dei carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo.
Il secondo è stato prelevato questa mattina in una comunità terapeutica in provincia di Monza Brianza dove svolgeva attività di aiuto educatore, ed ha reso anche lui spontanee dichiarazioni ai militari, "concordanti" con quelle del presunto complice. I due hanno agito per rapina e la vittima ha pagato con la vita il suo tentativo di reazione. (segue)