Di Fabri Fibra ce n’è uno solo. Doverosa premessa per poter affermare che “Caos”, il nuovo album uscito oggi a cinque anni da “Fenomeno”, è una boccata d’aria fresca in mezzo al caos che stiamo vivendo e fa luce sugli aspetti più intimi e nascosti dell’essere umano. Una tavolozza di colori dalla disco al pop al rock, non tralasciando il rap – marchio di fabbrica di Fibra – gradevoli alla vista e all’ascolto. Sì, perché ascoltando tutti e diciassette i brani, che vede riuniti non solo amici e colleghi – da Neffa a Guè, Salmo e Marracash, Rose Villain, passando per Colapesce e Dimartino, Francesca Michielin fino a Ketama126 – scorrono davanti agli occhi immagini cinematografiche, reali, nude e crude. Un album vero e sincero, come pochi. La cosa che colpisce più di tutte è l’apertura di Fabri Fibra alle collaborazioni e alle produzioni non snaturandosi, rispettando chi ha partecipato al feat. nell’ottica dell’arricchimento artistico. Poi, ovvio, c’è la sfilza di pezzi in cui Fibra “graffia” e lì non ce n’è per nessuno. Nuovo inizio e nuova ripartenza, “Caos” infatti è il primo disco targato Sony Music/Epic, dopo che l’artista ha chiuso la sua collaborazione storica con Universal Music Italia.
Già nell’Intro – con a sorpresa il sample di “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli – l’artista snocciola la sua storia: “Uno nove nove nove/Entro nella scena porto rime nuove”. E ancora: “2009 la stampa che non capiva/ Incomprensioni, chi vuole essere Fabri Fibra? (…) Arriva Squallor, niente promo, niente foto/ Faccio l’opposto con Fenomeno è il 2017”. Diciamo subito che uno dei brani più belli e intensi è “Noia” con Marracash. Il brano contiene il sample di “Blue in green” di Miles Davis e una citazione di Bukowski. Marra “entra” nel brano quasi in punta di piedi con grande rispetto nei confronti del collega e i due si fondono in maniera perfetta. Un brano intimo che parla di sé, senza filtri: “Fotto con la depressione ne conosco i nei (…) Il mio strizza dice che ora faccio autosabotaggio perché sotto sotto sotto dentro dentro rimpiango lo straccione che ero con meno il vecchio me stesso”.
Non mancano le stilettate come in “Brutto figlio di” (“’Sti giornalisti per la scena rap sono una piaga che si eccitano per la rima colta e ricercata”), ma anche nel duetto con Neffa “Sulla Giostra”: “Vedi che ci voleva il rap in Italia per non finire tutti in mezzo a una strada. Tu pensa solo a mettere i soldi in tasca comunque vada sai che la gente parla… Ti compri casa solamente con le hit (…) Tutti che rappano e spariscono in due mesi”. Una fotografia impietosa e realistica della discografia. In ‘Goodfellas‘ con Rose Villain, Fibra racconta quel che accade attorno a lui: “Ora ti spiego questa cosa, la maggior parte dei rapper che ascolti ora sono cresciuti tutti ascoltando la mia roba. Mi scrivono in privato ‘Fibra sei un mito’, chissà perché nelle interviste non lo dicono… E dovrei passarci sopra a certe cose, anzi”. Atmosfere estive in “Stelle” con Maurizio Carucci e la firma di Dardust con l’inciso che rimane in testa: “Mi cercherò tra le nostre giornate estive tra i discorsi della gente che non mi vuole in una promozione di fine stagione”.
Il singolo “Propaganda” con Colapesce e Dimartino è attualissimo e tocca il tema dell’illusione e della propaganda politica: “Gli immigrati rubano il lavoro, gli italiani rubano il parcheggio. In ufficio il mio capo mi tratta come se non mi avesse visto mai prima. (…) Si lamenta dice troppe tasse devo licenziarti addio ci vediamo. Servirebbe qualcuno che salvi il Paese così potrei vivere in pace speriamo (…) Finalmente qualcuno che mi sembra onesto in mezzo a tanti corrotti. Qualcuno che mi assomiglia, che in tv parla la mia lingua che difende tutti quei valori, italiani tipo la famiglia”.
Infine un altro piccolo gioiello è “Liberi” con Francesca Michielin che ne cura anche la produzione. Il ritornello è già una fotografia dell’anima della canzone: “Siamo liberi di non parlare, di accettare tutto ciò che ci fa stare male. Siamo liberi di non partire, siamo liberi di stare fermi, sentirci inermi”. Un mea culpa: “Ho fatto dischi di cui non mi vanto”. E infine una piccola rivelazione: ”Se non avessi affrontato la mia famiglia, fossi rimasto in fila, per me a quest’ora sarebbe finita. Se avessi fatto finta, mi sarei chiuso senza via di uscita. Per questo la musica mi ha salvato la vita”.
L’uscita del nuovo album “Caos” darà l’occasione a Fabri Fibra di tornare sul palco. Il Caos Live Festival 2022, prodotto e organizzato da Friends and Partners, porterà l’artista in giro per principali festival estivi italiani. Si parte il 9 luglio dal “Mengo Music Fest” di Arezzo per poi concludersi il 3 agosto a Catania per il “Sotto Il Vulcano Festival”.