C’è un nome, sconosciuto al pubblico internazionale, concentrato sulle dichiarazioni dei presidenti Putin e Zelensky o sulle strategie di Joe Biden e Xi Jinping, che è finito in cima alla lista dei principali obiettivi del Cremlino. È quello di Oleksandr Kamyshin, 37 anni e presidente della rete ferroviaria ucraina. Già 2,5 milioni gli sfollati tratti in salvo da tutto il Paese, ma non è questo che lo ha reso uno dei principali nemici della Federazione russa: a bordo dei suoi treni si muovono i rifornimenti essenziali, le truppe nelle città del fronte e i beni che l’Ucraina riesce ancora a produrre e, grazie ai suoi mezzi, ad esportare al di fuori dei confini nazionali, limitando lo shock economico della guerra. Così, il Cremlino ha dato l’ordine di catturarlo e ucciderlo.
Kamyshin è stato nominato alla guida delle ferrovie dal governo di Kiev solo a ottobre scorso e pochi mesi dopo si è trovato a gestire l’emergenza. Oggi è in continuo viaggio tra le ferrovie del Paese per organizzare spostamenti e deviazioni, scortato dalle sue guardie del corpo e compiendo dei veri e propri blitz per evitare di essere localizzato dalle truppe di Mosca. “Dobbiamo essere più veloci di quelli che cercano di rintracciarci – ha raccontato alla Bbc – Invece dei porti marittimi andiamo a ovest. Abbiamo lanciato un programma per trasferire la produzione da est a ovest. Così possiamo spostare persone, idee, piani, forse macchinari per lanciare una nuova produzione” nelle zone meno colpite dal conflitto.
A confermare i rischi del suo lavoro è un dato: 33 dipendenti delle ferrovie morti dall’inizio della guerra. Ma ciò che sta facendo contribuisce in maniera fondamentale a mantenere in piedi l’economia ucraina in piena stagione di guerra. “Vinceremo in ogni caso – aggiunge – Continueremo a riparare i binari una volta che il fuoco sarà cessato, terremo i treni in funzione il più a lungo possibile. Non c’è altra opzione per noi”. Ed è stato proprio lui a far arrivare a Kiev in sicurezza i primi ministri polacco, ceco e sloveno, che hanno viaggiato in treno.
Mondo
Oleksandr Kamyshin, ecco perché il presidente delle ferrovie ucraine è il secondo uomo più ricercato dai russi dopo Zelensky
Già 2,5 milioni gli sfollati tratti in salvo da tutto il Paese grazie ai treni dell'azienda che è stato chiamato a guidare da ottobre, ma non è questo che lo ha reso uno dei principali nemici della Federazione russa: a bordo dei mezzi si muovono i rifornimenti essenziali, le truppe nelle città del fronte e i beni che l'Ucraina riesce ancora a produrre, limitando lo shock economico della guerra. Così, il Cremlino ha dato l'ordine di catturarlo e ucciderlo
C’è un nome, sconosciuto al pubblico internazionale, concentrato sulle dichiarazioni dei presidenti Putin e Zelensky o sulle strategie di Joe Biden e Xi Jinping, che è finito in cima alla lista dei principali obiettivi del Cremlino. È quello di Oleksandr Kamyshin, 37 anni e presidente della rete ferroviaria ucraina. Già 2,5 milioni gli sfollati tratti in salvo da tutto il Paese, ma non è questo che lo ha reso uno dei principali nemici della Federazione russa: a bordo dei suoi treni si muovono i rifornimenti essenziali, le truppe nelle città del fronte e i beni che l’Ucraina riesce ancora a produrre e, grazie ai suoi mezzi, ad esportare al di fuori dei confini nazionali, limitando lo shock economico della guerra. Così, il Cremlino ha dato l’ordine di catturarlo e ucciderlo.
Kamyshin è stato nominato alla guida delle ferrovie dal governo di Kiev solo a ottobre scorso e pochi mesi dopo si è trovato a gestire l’emergenza. Oggi è in continuo viaggio tra le ferrovie del Paese per organizzare spostamenti e deviazioni, scortato dalle sue guardie del corpo e compiendo dei veri e propri blitz per evitare di essere localizzato dalle truppe di Mosca. “Dobbiamo essere più veloci di quelli che cercano di rintracciarci – ha raccontato alla Bbc – Invece dei porti marittimi andiamo a ovest. Abbiamo lanciato un programma per trasferire la produzione da est a ovest. Così possiamo spostare persone, idee, piani, forse macchinari per lanciare una nuova produzione” nelle zone meno colpite dal conflitto.
A confermare i rischi del suo lavoro è un dato: 33 dipendenti delle ferrovie morti dall’inizio della guerra. Ma ciò che sta facendo contribuisce in maniera fondamentale a mantenere in piedi l’economia ucraina in piena stagione di guerra. “Vinceremo in ogni caso – aggiunge – Continueremo a riparare i binari una volta che il fuoco sarà cessato, terremo i treni in funzione il più a lungo possibile. Non c’è altra opzione per noi”. Ed è stato proprio lui a far arrivare a Kiev in sicurezza i primi ministri polacco, ceco e sloveno, che hanno viaggiato in treno.
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Meloni: “Su Starlink nessun favore a Musk”. Trump? “Rapporto solido”. Stop a Salvini al Viminale, non alle dimissioni di Santanché
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Se Vincenzo De Luca crede davvero che siano i campani a dover giudicare il suo operato, dimostri coerenza e si dimetta domani stesso. Dopo l’impugnativa del governo sulla legge regionale che consente il terzo mandato, non ci sono più alibi: restituiamo ai cittadini la possibilità di scegliere. De Luca sarà ancora candidabile e avrà modo di confrontarsi direttamente con gli elettori. Andiamo subito a votare e rimettiamo nelle mani dei campani ogni decisione sul futuro della Campania”. Lo dichiara Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di Forza Italia in Campania.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "E’ curioso che per difendere i silenzi di Giorgia Meloni Fdi affermi che la Presidente del Consiglio ha solo risposto alle domande dei giornalisti. Non si può non rispondere alla domanda sul caro bollette, che è stata fatta, e poi accusare la stampa di non aver fatto le domande giuste e ignorare i veri problemi degli italiani. La Presidente del Consiglio oggi non stava facendo un comizio, ma parlava al Paese. Non è possibile che non trovi le parole, al di là delle domande, per parlare e dare una risposta alle preoccupazioni degli italiani sulle bollette, sulla sanità, sul costo del carburante”. Così Antonio Misiani, responsabile economico del Pd.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "L’aumento dei requisiti per andare in pensione fatto trapelare in maniera impropria e avventata dall’Inps non ci sarà. Nel momento in cui si registrasse un aumento effettivo dell’aspettativa di vita, come Lega faremo di tutto per scongiurare questa ipotesi, esattamente come facemmo con la norma che bloccò l’aumento per l’aspettativa di vita nella riforma Quota 100”. Lo dichiara il senatore della Lega e sottosegretario al lavoro Claudio Durigon.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Della conferenza stampa di Meloni mi hanno colpito due cose. La prima è l'assoluzione con benedizione di Trump e Musk; parlano come fossero il dottor Stranamore e lei minimizza quanto dicono. Altra cosa che mi preoccupa persino di più è che non ho sentito una parola o un'idea che riguarda la vita comune dell'Italia: sanità, lavoro, industria, trasporti. Vuole dire qualcosa a riguardo? Niente, zero. A me fa abbastanza impressione. Fa una conferenza l'anno e non si dovrebbe rivolgere solo ai giornalisti che chiedono di Trump ma anche agli italiani, che sono piuttosto preoccupati". Così Pier Luigi Bersani a Otto e mezzo su La7.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Non risponde alla domanda sul caro bollette e poi accusa la stampa di ignorare i veri problemi degli italiani. Un curioso modo di concepire le conferenze stampa, quello di Meloni". Così il Pd su Instagram postando il video in cui la premier Meloni a una domanda sul caro bollette risponde: "Sul tema del costo dell'energia non si può rispondere in venti secondi".
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Quando c'è la morte di un ragazzo è sempre una sconfitta. Ho ascoltato con estremo interesse da genitore le parole composte dei parenti e della fidanzata di Ramy, nel loro dolore sono stati inappuntabili mentre alcuni a sinistra... Sulla famiglia giù il cappello. Detto questo, io penso che l'ultima delle cose utili da fare sia perseguire i carabinieri perchè hanno fatto il loro lavoro". Lo dice Matteo Salvini a Dritto e Rovescio su Rete4.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Quando vai in aula alle 9 di mattina e poi il giudice dice 'ci rivediamo in aula alle 7 di sera', quelle 8 ore sono lunghe... Non lo auguro a nessuno. Sul piatto c'erano 6 anni di galera. Nessuno mi restituisce tre anni di processi e di insulti ma ora sono felice perchè quando ha detto non colpevole, hanno riconosciuto che ho fatto quello che gli italiani mi chiedevano di fare". Lo dice Matteo Salvini a Dritto e Rovescio su Rete4.