Record di ascolti e pubblicitario, acclamato dalla critica: “Sanremo 2022” ha conquistato tutti. Merito di Amadeus, a cui la Rai ha deciso di affidare anche le due prossime edizioni della storica kermesse: padrone di casa dell’Ariston per cinque volte consecutive come Mike Bongiorno e Pippo Baudo. “Sono stato confermato per due anni e sono contento che questo sia avvenuto a marzo. Di solito si cominciava a lavorare a settembre e questo rendeva tutto più difficile. Una conferma per due anni è un premio per il lavoro fatto. La responsabilità del festival per cinque anni è un apprezzamento per quello che Fuortes ha definito un ‘format’. Espressione che mi ha colpito e che condivido. Il nostro è stato un festival che, partendo dalla musica – tutta la musica – poi si apriva ad altro ed era attraversato dal suo tempo storico. Spero che le prossime edizioni si svolgano senza emergenze terribili, come quelle di questi anni”, ha dichiarato il direttore artistico al settimanale Sette, intervistato da Walter Veltroni.
Nelle prime due edizioni Fiorello lo aveva affiancato sul palco, a febbraio 2022 una ospitata durante la prima serata: “Non ci sarà, lui è stato molto generoso con me. Mi ha accompagnato e mi è stato vicino, da par suo, in questi anni. Non posso chiedergli di più. Ma non si libererà di me. Lo tartasserò per avere consigli. E lui è la persona ideale, in virtù del talento e dell’esperienza, per darmi i più giusti”. Troppo presto per avere informazioni utili sul cast o sugli ospiti, non per sognare: “Io sono un appassionato della musica italiana. Per questo sarebbe bello avere al festival Mina e Adriano Celentano. E, oltre a loro, mi piacerebbe tornasse Roberto Benigni. Ma un sogno, un sogno vero, lo confesso: vedere il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul palco del festival degli italiani.”
“Quando ho sentito Mahmood e Blanco ho pensato che sarebbero arrivati tra i primi tre”, ha aggiunto il conduttore ricordando la fiducia da parte dell’azienda: “L’amministratore delegato Fuortes mi ha detto: “Hai completa libertà e autonomia, nel fare Sanremo. Di quello che decidi informi il direttore di rete, ma io ho totale fiducia in te”. E così è stato, non mi ha mai chiesto: “Chi hai invitato? Chi sono i cantanti? Le donne?” Mi rendeva tranquillo sapere che se pensavo di chiamare Drusilla Foer non dovevo comunicarlo all’azienda. Decidevo in autonomia e responsabilità.”
Tre Sanremo alle spalle, tre esperienze molto differenti: “Sono stati tre festival completamente diversi dall’altro. Il primo era il festival dell’assembramento. Io non ho mai visto tanta gente nella mia vita, eppure ho frequentato locali, discoteche… C’era gente ovunque. Il secondo era il deserto, una situazione drammatica. Ho l’immagine di quando uscivamo dal teatro Ariston, la sera dopo le prove, e Sanremo sembrava una città morta. Con il lockdown si era pensato di non farlo, io mi sono opposto fortemente. Cinque serate di leggerezza, in quella tragedia, non facevano male, né per le persone a casa né per il mondo della discografia, per i lavoratori della musica. Farlo con i palloncini al posto del pubblico è stato terribile. Per fortuna c’era Fiorello, vicino a me. Lui si è caricato sulle spalle molto. Io in fondo presento canzoni, non ho bisogno del rimbalzo delle emozioni del pubblico, mi concentro sulla telecamera e basta. Lui no, lui fa ridere e se davanti non c’è nessuno che ride è micidiale. Ma Fiore è riuscito anche a fare questo. L’ultima edizione è stata una gioia. Avevamo le mascherine ma non ci facevamo caso, c’era il calore del pubblico, l’applauso, l’ovazione, le risate e il divertimento, il calore. Era bellissimo vederli in piedi o ballare”, ha concluso Amadeus.