Un'arma di ultima tecnologia, difficilmente intercettabile dai sistemi di difesa anche grazie alla grande velocità e capace di essere dotata anche di una carica nucleare che porterebbe il conflitto su un livello mai raggiunto dal dopoguerra. "Ma un suo utilizzo in Ucraina non avrebbe molto senso - spiega Gabriele Iacovino, direttore del Centro Studi Internazionali - Per questo deve essere letto come un nuovo tentativo del Cremlino di alzare il livello dello scontro"
Vladimir Putin alza di nuovo il livello dello scontro e sceglie il missile ipersonico Kinzhal per lanciare un avvertimento al blocco Nato-Ue. Un’arma tecnologicamente molto avanzata, difficile da intercettare per i sistemi di difesa anche grazie alla grande velocità e capace di essere anche caricata con una testata nucleare che porterebbe il conflitto su un livello mai raggiunto dal dopoguerra. “Per il momento questo atto va letto come un avvertimento di Putin all’Occidente – spiega a Ilfattoquotidiano.it Gabriele Iacovino, direttore del Centro Studi Internazionali (Cesi) – Ma ormai le sue strategie non vanno più lette nel campo della totale razionalità o dal punto di vista occidentale. Non dobbiamo sottovalutare il messaggio che oggi ci sta mandando”.
Iacovino, come dobbiamo interpretare questa ultima dimostrazione del Cremlino? Il Kinzhal può anche essere caricato con una testata nucleare, è un avvertimento o siamo vicini all’opzione atomica?
Si tratta chiaramente di un avvertimento lanciato da Putin al blocco Nato-Ue. Non solo perché quel missile può essere caricato con una testata nucleare, ma perché è la prima volta che viene usato in un contesto di guerra. Si tratta infatti di una tecnologia ancora sperimentale, nuovissima. Ed è un atto di forza perché parliamo di una tecnologia che gli Stati Uniti ancora non hanno.
Fino ad oggi, però, gli osservatori hanno spiegato che dotazioni, tecnologie e anche tattiche di guerra russe sono datate rispetto a quelle che potrebbe mettere in campo il blocco Nato-Ue.
E lo sono. la Federazione è molto indietro in ambito militare e tecnologico in generale, ma con alcune eccezioni. In campo missilistico, ad esempio, sono fortissimi e hanno sviluppato tecnologie molto avanzate. Ma l’uso di missili ipersonici in Ucraina deve essere letto non solo dal punto di vista militare.
E in che modo?
Pensando all’utilizzo di questa strumentazione in un contesto come quello ucraino. Stiamo parlando di un missile cruise, ossia che può essere direzionato e lanciato da grandi distanze con l’obiettivo di limitare il coinvolgimento delle proprie truppe in uno scenario di guerra. Ma qui le truppe in campo ci sono già e non si devono abbattere particolari sistemi di difesa. Si tratta quindi di un messaggio agli alleati dell’Ucraina più che una minaccia di utilizzo esteso di questa tecnologia nello scenario ucraino.
Fa quindi parte della strategia comunicativa di Putin in campo militare?
Esatto. C’è, appunto, l’utilizzo di tecnologie di questo tipo. Ma anche mostrare, come si è intravisto, l’uso di contromisure a eventuali attacchi chimici, come maschere anti-gas fornite ai militari o strumenti di decontaminazione. Ma a questi esempi vanno aggiunti anche la minaccia nucleare e gli attacchi deliberati contro i civili. Sono tutti messaggi lanciati per alzare il livello dello scontro e mettere alla prova gli avversari: siamo disposti a rispondere a queste minacce allargando il conflitto?
Si è parlato anche di armi tattiche nucleari. In cosa consistono esattamente?
Sono ordigni di dimensioni ridotte che, almeno in teoria, dovrebbero avere una capacità distruttiva territorialmente limitata rispetto alle grandi testate nucleari. Ma si tratta sempre di teoria, non sono mai stati usati in un conflitto e quindi non ne conosciamo i reali effetti, anche a medio termine.
Crede che il loro utilizzo sia un’opzione sul tavolo?
Sicuramente sì. Non sappiamo le tempistiche, ma Putin ha già preso in considerazione questa possibilità. Ovviamente, si tratterebbe dell’ultimo, o quasi, step dell’escalation. Dobbiamo smettere di pensare a uno sviluppo totalmente razionale del punto di vista di Putin, è un modo di interpretare questo conflitto ormai superato, già da quando ha deciso per l’invasione su larga scala. Fa parte di un piano più spregiudicato che, come abbiamo visto, prevede anche attacchi deliberati sui civili, come dimostrato dai bombardamenti su Mariupol e Kharkiv, città sulle quali si è deciso di usare la strategia Groznyj-Aleppo.
Abbiamo parlato di armi chimiche e nucleari. Possono rappresentare la linea rossa per un intervento Nato?
Il problema è il costo che un intervento comporta e se si è disposti a pagarlo. Certo, un mancato intervento di fronte all’uso di armi chimiche o nucleari in Ucraina provocherebbe una grave perdita di credibilità per l’Alleanza.
È indubbio che Putin abbia bisogno di sbloccare il conflitto. Ci sono altre vie prima del nucleare?
Fortunatamente sì. Intanto ci sono la conquista di Mariupol e Odessa, quest’ultima non così semplice a causa della necessità di un lungo braccio logistico. Anche perché senza uno sblocco nei prossimi giorni questa rischia di diventare una guerra di posizione logorante anche per le truppe russe. Poi potrebbe avviare anche una guerra aerea su Leopoli. Insomma, il nucleare è un’opzione sul tavolo, ma estrema.