Negli ultimi dieci giorni, l’amministrazione americana ha stanziato circa un miliardo di dollari in forniture all’Ucraina per fronteggiare l’avanzata russa nel Paese. Una cifra che raddoppia se si tiene conto del totale delle forniture inviate da Washington a Kiev in poco più di un anno, ovvero da quando Joe Biden è diventato capo della Casa Bianca. Numeri impressionanti che dimostrano un cambio di marcia netto rispetto ai predecessori, Trump e Obama, che non solo avevano stanziato fondi ben inferiori al sostegno militare al Paese europeo, pur rimanendo su cifre molto elevate rispetto agli altri Paesi del Vecchio Continente, ma le avevano anche caratterizzate con spedizioni in gran parte di materiale non letale. Le forniture di mezzi per offendere cominciarono ad aumentare già sotto l’amministrazione Trump. Niente però di paragonabile, come spiegano un’inchiesta di The Intercept e un’analisi del think tank indipendente Stimson, rispetto a ciò che si è registrato nel corso della presidenza Biden.
Stinger, Javelin ed elicotteri: 2 miliardi di dollari di armi inviate dall’amministrazione Biden
Il punto di svolta è riassunto in uno degli ultimi comunicati diffusi dalla stessa Casa Bianca, il 16 marzo, in cui si annunciano le nuove forniture di armi all’esercito di Volodymyr Zelensky dopo il recente annuncio di Biden del nuovo stanziamento da 800 milioni di dollari. Nel testo si legge infatti che la decisione dell’amministrazione porta “l’assistenza alla sicurezza totale degli Stati Uniti impegnata in Ucraina a un miliardo di dollari solo nell’ultima settimana e un totale di 2 miliardi di dollari dall’inizio dell’amministrazione Biden. L’assistenza assumerà la forma di trasferimenti diretti di equipaggiamento dal Dipartimento della Difesa all’esercito ucraino per aiutarli a difendere il loro paese dall’invasione non provocata e ingiustificata della Russia”. E tra questi equipaggiamenti si trovano, tra gli altri, 800 sistemi antiaerei Stinger, gli ormai famigerati missili anticarro Javelin (1.000 unità), 100 droni kamikaze Switchblade, 1.000 armi leggere anti-corazza e 6.000 sistemi anti-corazza AT-4, 100 sistemi aerei tattici senza pilota, 100 lanciagranate, 5.000 fucili, 1.000 pistole, 400 mitragliatrici e 400 fucili, oltre 20 milioni di proiettili di munizioni per armi leggere, lanciagranate e colpi di mortaio. Questo solo nelle ultime settimane, con i pezzi che si vanno ad aggiungere a quelli dell’anno precedente che, oltre ai materiali già citati, comprendevano anche 5 elicotteri Mi-17, sistemi radar e blindati.
Usa hanno fornito più armi a Kiev nell’era Biden che dal 2014 al 2020
La portata delle forniture inviate dalla nuova amministrazione è più chiara se comparata a quelle dal 2014 al 2020, nel corso quindi di tutto il conflitto ucraino iniziato con le proteste di EuroMaidan e la successiva invasione russa della Crimea e il conflitto in Donbass. Secondo il Security Assistance Monitor del Center for International Policy, nei sette anni dall’inizio del 2014 alla fine del 2020, le forniture americane all’Ucraina sono cresciute costantemente, senza mai superare quota 428 milioni di dollari, per un totale di un miliardo e 993 milioni di dollari. Comunque meno di quanto Biden, entrato alla Casa Bianca a gennaio 2021, ha stanziato in poco più di un anno, arrivando appunto a quota 2 miliardi. Se rapportato alle forniture americane agli altri Paesi dell’area europea, si nota che il fronte ucraino è stato quello nettamente più interessato al flusso in entrata di armi Usa: sotto quel 1,99 miliardi si trovano infatti le spedizioni a Lettonia, Lituania ed Estonia, rispettivamente di 193 milioni, 190 milioni e 156 milioni, alle quali seguono quelle alla Romania (112 milioni), alla Moldavia (106 milioni) e alla Bulgaria (96 milioni), tutti Paesi parte del fianco Est della Nato, quello che ‘confina’ proprio con la Russia.
Il nuovo partenariato Usa-Ucraina
Nei mesi immediatamente precedenti l’invasione su larga scala dell’Ucraina, inoltre, Kiev e Washington hanno firmato una nuova “carta di partenariato strategico”. Era l’inizio di novembre, nel pieno di quei mesi di colloqui stretti tra Stati Uniti e Russia iniziati con l’incontro di Ginevra tra Biden e Putin a metà giugno. Un tentativo di riallacciare i rapporti, rapidamente deterioratisi con la conquista dell’amministrazione da parte di Biden e le dichiarazioni nei confronti dell’omologo russo, definito “un killer“. A ottobre la sottosegretaria di Stato Usa, il ‘falco’ Victoria Nuland, era volata a Mosca, poi era toccato, pochi giorni prima della firma di questo partenariato, al direttore della Cia, William Burns. È dopo questo incontro, un estremo tentativo di abbassare la tensione crescente tra le due potenze, che secondo alcuni osservatori le cose sarebbero rapidamente naufragate. E a rafforzare questa tesi c’è proprio la nuova “carta” firmata da Biden e Zelensky. Nel documento, infatti, si riafferma l’amicizia e la vicinanza tra Washington e Kiev con chiari riferimenti al pericolo di un ulteriore attacco russo, dopo quello del 2014. Lo stesso segretario di Stato, Antony Blinken, aveva spiegato che l’intesa “conferma l’impegno incrollabile degli Stati Uniti nel garantire la sovranità e l’integrità territoriale all’Ucraina”, spiegando di temere “una ripetizione degli eventi del 2014”.
Nel documento, inoltre, si sottolinea, a pochi giorni dalla notizia di movimenti di truppe russe verso i confini con le autoproclamate repubbliche del Donbass, che “gli Stati Uniti sostengono il diritto dell’Ucraina di decidere il proprio futuro corso di politica estera libero da interferenze esterne, anche per quanto riguarda le aspirazioni dell’Ucraina di aderire alla Nato” e che intendono “continuare una serie di misure sostanziali per prevenire l’aggressione esterna diretta e ibrida contro l’Ucraina e ritenere la Russia responsabile di tale aggressione e violazioni del diritto internazionale, compresi il sequestro e il tentativo di annessione della Crimea e il conflitto armato guidato dalla Russia in alcune parti delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk, nonché il suo continuo comportamento maligno. Gli Stati Uniti intendono sostenere gli sforzi dell’Ucraina per contrastare l’aggressione armata, le interruzioni economiche ed energetiche e le attività informatiche dannose da parte della Russia, anche mantenendo sanzioni contro o correlate alla Russia e applicando altre misure pertinenti fino al ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini riconosciuti“.