Oggi è un dittatore ma ieri era un presidente democratico. E’ il destino di Putin, e non solo, quello di passare da buono a cattivo a seconda dei risvolti della politica internazionale e delle nostre agende di comodo. Figurarsi che, nel 2014, lo zar di Russia fu candidato al premio Nobel per la Pace grazie al ruolo di primo piano che ebbe durante la crisi delle armi chimiche in Siria.

Fu infatti lui a vincere la partita, almeno mediatica, suscitata dall’uso del gas sarin da parte delle forze regolari siriane nella Ghouta, sobborgo di Damasco. In una notte morirono circa 1400 persone. Gli Stati Uniti, allora guidati da Barack Obama, annunciarono che la linea rossa – quella sull’uso delle armi chimiche – era stata sorpassata e “Bashar al Assad aveva le ore contate”. Apriti cielo. I complottisti di ogni lega dissero che si preparava l’ennesima guerra per l’esportazione della democrazia; Papa Francesco proclamò un digiuno contro la guerra e Obama, presidente di uno Stato democratico – che ci piaccia o meno – dovette cedere alla pressione dell’opinione pubblica.

Vladimir Putin vinse e fu osannato dagli stessi cialtroni che oggi lo accusano di essere un dittatore ma che ieri erano pronti a calar le braghe difronte al “salvatore” della pace nel mondo.

Come dimenticare la considerazione che dal 2014 ebbe fra Movimento cinque stelle, Lega, Fratelli d’Italia, FI, comunisti e perfino nel PD. Allora, gli interessi nazionali inducevano a chiudere entrambi gli occhi sulla pulizia che il presidente russo faceva in casa. “Bisogna pensare all’export italiano” aveva ripetuto come un pappagallo Salvini, in opposizione a eventuali sanzioni che altri stati europei mettevano in campo per arginare l’espansione russa.

Quando un presidente è un dittatore e quando non lo è? E per quanto tempo rimane tale? Questa seconda domanda nasconde una esplicita paura che è quella di rivedere Putin seduto nei consessi internazionali, dopo che la guerra in Ucraina avrà fine.

Lo rivedremo accolto, tenuto a braccetto, come abbiamo già visto altri tiranni, da capi di Stato che richiuderanno gli occhi in nome dell’interesse. La democrazia e la libertà potranno pure andare al diavolo. Mica valgono quanto un po’ di gas!

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