di Monica Valendino
Più che domandarsi chi vuole la pace in Ucraina, c’è da chiedersi chi lavora per non arrivarci. Un accordo tra le parti non è facile, nonostante il Financial Times abbia diffuso una bozza basata su quindici punti riguardanti la neutralità dell’Ucraina. Bozza non confermata dalle parti, specie da parte russa che, dopo aver iniziato l’invasione del paese, difficilmente tratterà senza mettere sul tavolo anche i nuovi territori occupati da Mariupol fino a Odessa, dove si stanno preparando a subire quello che sta accadendo nelle città volte al Mar Nero, vero obiettivo di Putin.
Un accordo complicatissimo di certo non favorito dalle parole di Joe Biden che, a poche ore dalla diffusione della presunta bozza, ha pensato bene di apostrofare il suo omologo russo in tutte le maniere possibili, con relativa risposta del Cremlino che, oltre a criticare la quanto mai intempestiva presa di posizione americana, ha ribadito il suo punto di vista: quasi 14mila civili, compresi i bambini, sono stati uccisi nel Donbass in questi anni senza che in Occidente si scomponessero. Inoltre – a detta di Putin – incoraggiata dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali, l’Ucraina si stava preparando intenzionalmente per uno scenario di forza, un massacro e una pulizia etnica nel Donbass e in seguito in Crimea.
Una posizione del resto sostenuta da anni, senza che nessuno in Europa o in America abbia mai davvero voluto risolvere la questione capendo che la Russia prima o poi avrebbe scatenato una guerra.
Non cerca la pace l’ente statale ucraino per la ricerca storica (Ukrainian Institute of National Remembrance) che lunedì ha pubblicato nove argomenti sul perché ucraini e russi non possono essere chiamati nazioni fraterne, tra cui uno che affermava che gli ucraini sono slavi di sangue puro, mentre i russi contano tra i loro antenati persone delle tribù ugro-finlandesi e hanno sangue meticcio asiatico.
Non cerca la pace chi crede che, avendo individuato buoni e cattivi in maniera semplicistica, basti armare fino ai denti i primi per scacciare i secondi e trovare una pax americana: non è ben chiaro ancora come si possa trovare un accordo sulla smilitarizzazione delle forze di Zelensky quando queste vengono rifornite quotidianamente (anche da prima della guerra per ammissione di Biden stesso), senza considerare che queste armi probabilmente finiranno in mano di neo guerriglieri (anche quelli del battaglione Azov) a caccia di russi.
Non cerca la pace chi continua a chiedere la no fly zone nonostante il tempestivo rifiuto della Nato, che però starebbe studiando un’operazione di pace con invio di truppe di paesi non allineati o fuori dalla Nato (Australia in primis). Non cerca la pace chi auspica un ingresso ad hoc dell’Ucraina nell’Unione Europea che non significa Nato, ma con le prospettive che si stanno paventando (esercito comune) avrebbe la stessa valenza militare.
Non cerca la pace chi, in nome della pace mondiale, inizia a stanziare ancora più fondi per gli armamenti, invece di cercare un dialogo per il disarmo come ai tempi di Schultz e Shevardnadze che, per conto di Reagan e Gorbaciov, preparavano i trattati che hanno contribuito a smantellare una parte della missilistica delle due potenze. Non cerca la pace chi usa le armi finanziarie al pari di quelle tradizionali, visto che mai nella storia un embargo ha fatto cambiare il corso di un conflitto, anzi spesso ha contribuito a unire ancora più i popoli colpiti ai propri governi.
Non cerca la pace chi si dimentica che il male nel mondo è purtroppo diffuso: Global Research ha pubblicato uno studio di James A. Lucas sul numero di persone uccise dalla ininterrotta serie di guerre, colpi di stato e altre operazioni sovversive effettuate dagli Stati Uniti dal 1945 ad oggi: 30 milioni. Non cerca la pace chi dovrebbe informare e invece, come La Stampa, parla dei “bombardamenti russi” senza menzionare però che la foto nella prima pagina è scattata a Donetsk dopo che gli ucraini hanno bombardato una zona residenziale.