In vista delle amministrative rischia di presentarsi divisa, con un pezzo di Carroccio che denuncia la campagna acquisti di Fratelli d'Italia nelle roccaforti leghiste del Veneto e i berlusconiani che vorrebbero sostenere l'ex primo cittadino. E Salvini è costretto ad appellarsi agli alleati: "Divisi puoi avere anche dei campioni, però se non giochi in squadra perdi"
A Verona si apre un doppio caso politico, tutto interno al centrodestra, in vista delle elezioni amministrative. Da una parte malumori interni alla Lega per la candidatura del sindaco uscente, l’avvocato Federico Sboarina, passato a Fratelli d’Italia, dall’altra uno strappo di Forza Italia, intenzionata ad appoggiare Flavio Tosi, ex leghista ed ex sindaco, in contrapposizione con la Lega. Sullo sfondo il rischio, in una città importante e di sicuro non orientata verso il centrosinistra, che le divisioni portino ad un flop elettorale del centrodestra. Anche per questo il segretario Matteo Salvini, dal palco del salone delle Fiere, ha mandato segnali ai dissidenti leghisti, agli alleati di Forza Italia e anche all’ex Tosi, per il quale la porta è ormai chiusa.
A dare la stura alle polemiche è stato l’eurodeputato Gianantonio Da Re, che da segretario della Liga Veneta nel 2016 era subentrato proprio a Flavio Tosi, espulso da Umberto Bossi. Ha lanciato un’autentica bordata durante un dibattito a Telechiara. Davanti a Tosi ha detto: “Nel 2017 abbiamo sostenuto Sboarina con una campagna elettorale molto pesante, a cui ho partecipato anch’io al fianco di Salvini. In realtà io, come segretario regionale, e il direttivo provinciale avevamo già candidato il nostro Paolo Tosato, ma la ragion di Stato aveva imposto Sboarina, che era valutato dai sondaggi al 2,4 per cento e che è poi risultato vincitore”. Ma la riconoscenza in politica non sembra una virtù. Guardando al presente e riferendosi all’ingrato accasamento nel 2021 del primo cittadino, Da Re ha aggiunto: “Ciò che ha fatto irritare il popolo della Lega è che, quando è arrivato Salvini sono stati baci e abbracci. La settimana dopo, quando è arrivata Giorgia Meloni, sono stati baci, abbracci e tessera di Fratelli d’Italia…”. Rissa interna al centrodestra, dunque. Da Re ha continuato, allargando l’orizzonte: “Vorrei una riflessione politica con i signori di Fdi, che stanno andando nei Comuni del Veneto a chiedere passaggi di casacca, il che vuol dire che tu alleato di centrodestra sei politicamente scorretto. Io non vivo a Verona, ma se le elezioni fossero nella mia Vittorio Veneto, non voterei per Sboarina, perché è stato scorretto”. Ha poi chiesto polemicamente se il direttorio della Lega si sia riunito prima di avallare la candidatura di Sboarina e anche quelle per Padova e Belluno.
È sembrata a tutti un’uscita calcolata per mettere in discussione le scelte fatte e mettere in difficoltà il segretario Matteo Salvini, che ha benedetto Sboarina. Non dimentichiamo che Da Re è nel mirino della segreteria di via Bellerio per alcune dichiarazioni critiche verso la linea del segretario sul Covid e sul coinvolgimento dei territori nelle candidature. La replica dura di Salvini non si è fatta attendere e dal palco di Let Expo, ha detto: “A Verona decidono i veronesi, qualcuno ha fatto una riunione con tutti i dirigenti della Lega e contiamo di vincere al primo turno, per fare nei prossimi cinque anni tutto quello che nei primi cinque anni abbiamo preparato”. Sul piatto ha messo anche argomenti più concreti: “Il centrodestra unito vince. Grazie alla Lega, Verona ha i soldi per l’aeroporto e per la fiera, arriverà il Giro d’Italia, è in arrivo il ministro del Turismo della Lega Garavaglia per sostenere le aziende turistiche nel Veronese, quindi diciamo che mentre altri chiacchierano. la Lega porta soldi”. Ha così messo a tacere il dissenso, anche se proprio la base non ha gradito il passo di Sboarina verso la Meloni.
Che il caso Verona esista, il segretario lo ha confermato riferendosi poi alla mossa di Forza Italia, intenzionata ad appoggiare Tosi. “Mi auguro che il centrodestra si compatti a Verona, e quindi mi auguro che ci sia anche Forza Italia, perché abbiamo tante belle cose da fare insieme. Sto lavorando perché uniti si vince”. Il che dimostra che interverrà su Berlusconi per dirgli di convincere i suoi a staccarsi da Tosi. “Divisi puoi avere anche dei campioni, però se non giochi in squadra perdi. Il centrodestra deve fare un bagno di umiltà e concretezza e di amore per il Paese lasciando perdere i singoli egoismi e unendosi”. Appello che – ha detto – riguarda non solo Verona, ma anche Palermo, Genova, Catanzaro, Monza e L’Aquila. Il terrore di Salvini è quello di perdere anche quelle città a causa di divisioni interne. A Verona, se Tosi avesse l’appoggio di Forza Italia, potrebbe andare al ballottaggio, magari ai danni dell’ex calciatore Damiano Tommasi, candidato del centrosinistra con una formazione battezzata Rete!”.
Il malessere in qualche modo sembra esserci anche a Padova dove il centrodestra unito sostiene l’imprenditore Francesco Peghin. Questo ha causato parecchi mal di pancia, con prese di posizione di alcuni sindaci e un consigliere regionale che hanno ritenuto la decisione calata dall’alto e da una dirigenza troppo presa da logiche romane. Eppure Peghin si è presentato con il centrodestra unito, ponendo il tema della sicurezza al centro della sua candidatura. Gli ha rovinato la festa l’arrivo a sorpresa di Vittorio Sgarbi che si è autocandidato a fare l’assessore alla cultura di una città che ha avuto il riconoscimento dell’Unesco per i cicli di affreschi di Urbs Picta. Il fatto è che Sgarbi si è presentato assieme a Umberto Carriera, leader di Io apro e simbolo dei ristoratori ribelli durante il lockdown collegati ai no Green pass. Non ha fatto un favore a un candidato che, secondo un recentissimo sondaggio, deve rincorrere Sergio Giordani, sindaco uscente del centrosinistra.