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Giampiero Mughini: “Il Muggenheim è ciò che resta di me. Per anni le carte hanno confortato la mia solitudine”

È appena uscito nelle librerie Il Muggenheim – quel che resta di un vita (Giunti) e il Giampiero nazionale si è raccontato al Corriere della Sera. Niente polemiche calcistiche, niente politica tout-court, solo tanta memoria storica

di Davide Turrini

Mughini solitario bibliofilo e triste. È appena uscito nelle librerie Il Muggenheim – quel che resta di un vita (Giunti) e il Giampiero nazionale si è raccontato al Corriere della Sera. Niente polemiche calcistiche, niente politica tout-court, solo tanta memoria storica su una collezione infinita di libri, giornali, riviste, cataloghi, fotografie, fumetti. “Ne sono circondato, è quel che resta di me. Devo averle a portata del mio sguardo e della mia anima. E poi fotografie, poesia visiva, vinili… Per anni le carte hanno confortato la mia solitudine”, spiega Mughini oggi 80enne immerso nella sua casa museo di Roma.

Una lunga intervista che ripercorre le tracce di tutti i grandi intellettuali italiani ed europei, con in mezzo qualche azzardo politicamente scorretto. “Leo Longanesi è l’italiano più italiano che ci sia; e molti nostri compatrioti non sanno o non vogliono sapere quanto profondamente italiano sia stato il fascismo. – continua Mughini – Il fascismo non è stato solo melma, ha coinvolto alcuni tra i più grandi artisti del secolo. Longanesi è l’inventore di Omnibus, da cui discendono tutti i rotocalchi italiani. Ovviamente ne custodisco la raccolta completa”. Poi ancora le amicizie con Francesco De Gregori (“che come quasi tutti mi considerava antipatico”), o quella con Oliviero Diliberto (“il Diliberto che frequento deve essere il fratello gemello del Diliberto che voleva rifondare il comunismo; ora siamo d’accordo su ogni cosa”).

Infine non c’è Mughini se non c’è erotismo, sensualità, prurigine, ovviamente letteraria. A partire dalle seicento copie di Histoire d’O (“un capolavoro”), una di queste presente sulle mensole del Muggenheim. “Io non ho manie; io ho passioni. E sono sensibile a tutto ciò che negli uomini è tenebra, solitudine, dolore”, aggiunge Mughini. E chiosa sostenendo che nell’era del digitale la carta resisterà, o almeno i libri sì. “Quando su Amazon compro qualche gioiello di una libreria antiquaria, il giorno dopo mi arriva un biglietto di ringraziamento del libraio. Jeff Bezos non è il nostro signore e padrone. È il nostro corriere”.

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