Al corteo di Napoli anche Fico e Conte. Mattarella: "Sconfiggere le organizzazioni criminali è possibile: combatterle significa adempiere alla promessa di libertà su cui si fonda la Repubblica". Allarme del procuratore di Catanzaro: "Con questo esecutivo non si va da nessuna parte, non ha visione sulla trasformazione della criminalità che non spara e non uccide ma compra tutto ciò che è in vendita, specie le persone". E il procuratore di Firenze Creazzo: "Sembra che la lotta contro le mafie non sia più una priorità, non c'è più attenzione, anche politica"
“Sconfiggere le mafie è possibile”: lo ripete il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti della criminalità organizzata, che l’associazione Libera organizza dal 1996 il primo giorno di primavera e che da cinque anni è diventato un appuntamento istituzionale. Al corteo organizzato a Napoli – concluso a piazza del Plebiscito, dove sono stati letti i 1.055 nomi delle vittime – hanno partecipato tra gli altri il presidente della Camera Roberto Fico, il leader del M5s Giuseppe Conte e il sindaco della città Gaetano Manfredi. “Memoria è impegno”, dice Mattarella nel suo messaggio, incoraggiando a “onorare chi ha pagato con la vita il diritto alla dignità di essere uomini, opponendosi alla disumanità delle mafie, alla violenza, alla sopraffazione contro la propria famiglia, la comunità in cui si vive. Memoria è richiamo contro l’indifferenza, per segnalare che la paura si sconfigge con la affermazione della legalità. Perché combattere le mafie significa adempiere alla promessa di libertà su cui si fonda la vita della Repubblica”.
Maria Falcone: “La mafia approfitterà delle emergenze” – Oggi in tutta Italia sono scesi in piazza oltre centomila studenti e giovani. Fico, in particolare, ha posto l’accento del proprio intervento sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr): “Sappiamo benissimo che quando ci sono ingenti somme, e ingenti fondi, non c’è dubbio, come molti procuratori hanno detto, che le mafie possano intervenire per intercettare questi fondi. Noi siamo lo Stato, ci stiamo muovendo e ci muoveremo di conseguenza”. Un monito a non abbassare la guardia arriva anche da Maria Falcone, sorella del giudice ucciso da Cosa nostra nel 1992: “Giovanni diceva che la mafia cambia a seconda delle esigenze del momento, ma resta sempre uguale. In questi anni abbiamo attraversato momenti difficilissimi, come il Covid e ora la guerra in Ucraina, e l’attenzione si è spostata su queste emergenze, ma non bisogna togliere spazio all’emergenza mafia. Che c’è, esiste e approfitterà di questi momenti di debolezza” ha detto a Torino in occasione della piantumazione dell’Albero della legalità.
Gratteri: “Scelte Cartabia devastanti, governo non aiuta contro le mafie” – A far sentire la propria voce anche i magistrati in prima linea contro la criminalità organizzata, che hanno denunciato – anche in modo molto aspro – l’inadeguatezza della politica giudiziaria dell’esecutivo. Per esempio il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri: “Purtroppo devo dire che questo governo non ci sta aiutando nel contrasto alle mafie, con scelte apparentemente che c’entrano poco con la mafia. Ci sta aiutando pochissimo. Si stanno facendo provvedimenti pensati e diretti dalla ministra Cartabia che sono devastanti per i prossimi decenni”, ha dichiarato. Per poi incalzafre: “Temo che con questo governo sul piano della sicurezza e sul piano del contrasto alle mafie non si andrà da nessuna parte, se non si arriverà alle prossime elezioni sperando in un governo che abbia una visione sulla sicurezza ma soprattutto sulla trasformazione delle mafie, che non sparano e che non uccidono ma che comprano tutto ciò che è in vendita e che comprano soprattutto le persone”.
Creazzo: “La lotta alle mafie non è più una priorità politica” – Parole in linea con quelle del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo (in via di trasferimento a Reggio Calabria), secondo cui “in questo momento sembra che la lotta contro le mafie non sia più una priorità, e non sia più assistita da un’attenzione e da una volontà, anche politica, importante. C’è chi approfittando della grave crisi della magistratura, portata dallo scandalo Palamara ne approfitta per colpire i magistrati e la magistratura in generale”, dice. “C’è chi sta cercando di trarre dalle difficoltà, che indubbiamente ci sono state, risultati che vanno al ribasso per ridimensionare la libertà, l’autonomia e l’indipendenza della magistratura che sono un valore che è posto nell’interesse non dei giudici, ma dei cittadini. Un giudice libero, autonomo e indipendente – sottolinea – garantisce il cittadino debole di fronte ai poteri forti”. Un altro allarme arriva dall’associazione Vittime del dovere e in questo caso si concentra sul rischio che venga smantellato l’articolo 4-bis dell’ordinamento penitenziario, il cosiddetto ergastolo ostativo, “uno strumento fondamentale di contrasto alle mafie che ha incentivato mafiosi, condannati all’ergastolo, alla collaborazione con lo Stato permettendo di indebolire le organizzazioni criminali”.
Cartabia: “Tenere fondi Pnrr al riparo delle infiltrazioni” – Dal canto proprio, la ministra della Giustizia ricorda che “onorare le vittime è impegnare contro le mafie le migliori risorse delle istituzioni, per un’azione costante e concreta al servizio della domanda di giustizia dei cittadini”, e richiama l’attenzione sulla necessità “di avere di fronte ad insidie sempre nuove delle mafie strumenti sempre aggiornati. In questa direzione vanno i nostri sforzi, per tenere i fondi del Pnrr al riparo dalle infiltrazioni dei clan, e in questa direzione vanno anche le interlocuzioni avviate dal Ministero con le altre autorità competenti, per la costituzione di un osservatorio permanente sulla raccolta dei dati sull’intero iter riguardante i beni sequestrati e confiscati, con l’obiettivo di far emergere tempestivamente le criticità”, dichiara Cartabia. Per poi concludere: “Valorizziamo ogni intervento che possa rendere sempre più efficaci gli strumenti per restituire alla società civile quello che le mafie le hanno tolto. Ricordare i nomi di ciascuna vittima innocente ogni anno, in questa giornata fortemente voluta dall’associazione Libera, significa anche rinnovare l’impegno per rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella giustizia”.