Mentre oggi in Piazza del Plebiscito venivano scanditi uno per uno i nomi degli innocenti uccisi dalle mafie in Italia negli ultimi anni, in piazza del Municipio – a poche centinaia di metri – si svolgeva, distinta e purtroppo distante dalle tante “autorità” che si facevano i selfie e rilasciavano interviste, la manifestazione dei “precari” della ricerca sul cancro a Napoli: i nostri cosiddetti “piramidati” che, dopo decenni di lavoro e di ricerca sul cancro ad altissimo livello, sia pure in gran parte a vantaggio delle ditte farmaceutiche private, non solo sono già certi che non avranno una pensione degna di tal nome ma, soprattutto, dopo decenni di ottimo lavoro di ricerca precario non sono neanche sicuri dello stipendio a fine mese. Ogni mese.
Come ho già anticipato su questo blog non è un problema di cui devono invece preoccuparsi i giovani che – lontani da Piazza del Plebiscito e dai selfie dei politici “responsabili”, pagati sedicimila euro al mese e lauta pensione assicurata dopo pochi anni – si sono lasciati “sedurre” dalle sirene delle mafie e della camorra. Infatti le mafie – utilizzando il brevetto infinito rilasciato loro dal proibizionismo dello Stato con pochi prodotti farmaceutici fuori brevetto e psicoattivi, le cosiddette “droghe” – danno non solo un lavoro certo, ben retribuito ed esentasse con numerosi benefit (cellulari, armi e moto), ma anche oggi perfino una previdenza assicurata che i nostri migliori ex-giovani ricercatori in medicina resteranno a sognare.
Mercoledì ci sarà una audizione della Commissione Antimafia con Padre Maurizio Patriciello e il colonnello Biagio Chiariello nella Chiesa del Parco Verde di Caivano, dove verranno ascoltati nel dettaglio i racconti ormai pubblici di questi nostri ultimi “eroi” campani della lotta alla camorra. Cosa ha già raccontato in pubblico Padre Maurizio? Che il locale “boss” del Parco Verde, in un velocissimo quanto ultimativo discorso, lo ha invitato da tempo a “farsi i fatti suoi” e di “fare solo il prete” per non turbare le ordinarie attività di “lavoro” di spaccio sul territorio, garantendogli, in cambio, il massimo della tranquillità, per sé e per i suoi.
Padre Maurizio non potrà certo dire, non avendone i dati, che si trovava al cospetto di un boss che, considerando il livello del lavoro di spaccio di una “piazza” importante come quella del Parco Verde di Caivano, era e parlava come un tranquillo e grande “imprenditore”, titolare di un guadagno medio annuo di circa un milione di euro al giorno, rispetto ai circa 30 euro al giorno dello stipendio di un prete campano. Questo “imprenditore” deve però garantire nel solo Parco Verde lavoro “sereno” e tranquillo a migliaia di persone in quella piazza, i cui stipendi variano da un minimo di 60mila euro all’anno (vedette e muschilli) ai 120mila euro all’anno dei piccoli spacciatori locali, sino alla vetta della “piramide” mafiosa che può arrivare per i boss a non meno di un milione di euro al giorno: cash ed esentasse.
Queste considerazioni possono essere dedotte dai macrodati ormai noti ripartiti per numero di affiliati e fiancheggiatori ma che non vengono resi noti abbastanza, non solo a chi si trova a combattere sul campo mafie e camorra, ma soprattutto ai giovani che vogliamo correttamente indirizzare per il loro futuro: combattendo o affiliandosi alle mafie? Il macrodato infatti ci dice che, da sole, le principali quattro “famiglie” italiane – camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita e mafia siciliana – hanno un incasso complessivo annuo esentasse non inferiore ai cento miliardi di euro, non lontano all’incirca quindi dai 110 con i quali lo Stato italiano finanzia l’intero Sistema Sanitario Nazionale.
La sola camorra campana viene stimata avere una potenzialità di incasso lordo annuale esentasse non inferiore ai 36 miliardi di euro l’anno, cioè la cifra che deve ancora raggiungere l’intero esercito italiano se passeranno le richieste appena presentate in Parlamento, dal momento che oggi il finanziamento dell’intero Esercito italiano non arriva a 27 miliardi l’anno. E ormai da tempo – senza alcuna precarietà nel lavoro, anzi, pretendendo filiazione assoluta ed indissolubile – le mafie e la camorra assicurano pure la previdenza mentre lo Stato costringe persino i suoi giovani migliori, i ricercatori “piramidati”, a scendere in Piazza per chiedere lavoro e dignità, neanche più la previdenza, mentre nella piazza adiacente nello stesso giorno si snocciolano i nomi dei tanti innocenti uccisi come “incidenti sul lavoro” dai mafiosi!
Mi spiegate come veramente vogliamo pensare di combattere le mafie e la camorra con questa schizofrenia di comportamenti dello Stato e come possono i nostri giovani veramente credere che quella organizzata oggi non sia stata solo l’ennesima scusa per fare “filone” a scuola finalizzata a dare visibilità e selfie ai “professionisti dell’antimafia” – che poi, tranne i pochi eroi che la combattono davvero e rischiano la vita ogni giorno, non fanno nulla per combatterla? Come? Dando dignità e lavoro certo, sicuro, con previdenza e secondo meritocrazia ai nostri giovani.
Con quali risorse? Con le risorse economiche infinite che vanno sottratte quanto più presto possibile a tutte le mafie: oggi sono al primo posto i farmaci generici psicoattivi e al secondo posto l’industria non del rifiuto tossico ma del riciclo. Le prime due attività oggi saldamente e senza contrasto alcuno in mano alle mafie e alla camorra, che, da sola, incassa ogni anno esentasse più dell’intero Esercito Italiano! Altrimenti, sono e resteranno soltanto chiacchiere e selfie del primo giorno di primavera di questo anno 2022 che è iniziato non già con la fine di una pandemia ma pure con l’inizio di una guerra forse mondiale.