Ai micidiali effetti provocati dall’aggressione della Russia all’Ucraina con strazianti uccisioni di bambini inermi, come atrocemente si nota in alcune immagini arrivate da quei luoghi, si aggiungono due altri effetti incontestabilmente negativi: quello della propaganda non veritiera da parte sia dell’invasore russo, sia della resistenza ucraina, che getta un velo impenetrabile sulla verità dei fatti, e quello, dimenticato da tutti, dell’elevato peggioramento delle condizioni climatiche del pianeta, provocate proprio dalle tonnellate di CO2 scaricate nell’aria dai bombardamenti. Condizioni climatiche che sono ravvisabili nel semplice fatto che in Italia non piove da 100 giorni.

La vita degli uomini e la vita del pianeta soffrono entrambe per questa pazzia della guerra. Sul piano militare l’esercito russo è entrato a Mariupol. Snodo importante per le comunicazioni fra Russia e Crimea. Per il resto tutto procede secondo i piani sovietici. E moltissime sono le perdite umane soprattutto da parte ucraina. Sul piano dei negoziati non si notano progressi. Il discorso di Zelensky al Parlamento israeliano ha avuto un effetto negativo, perché i parlamentari israeliti non hanno gradito l’accostamento che Zelensky ha fatto fra l’Olocausto e le sofferenze del Popolo ucraino.

Il cinese Xi Jinping alla domanda di Biden per sapere da quale parte stesse non ha risposto sul punto, affermando di essere per la pace. Oggi a Bruxelles ci sarà la riunione del Consiglio degli Affari esteri dell’Ue, mentre lo stesso Biden sarà in Europa il 24 per il vertice della Nato. Insomma più che di negoziazioni sembra si stia parlando degli ultimi preparativi per uno scontro guerreggiato fra est ed ovest. E l’Italia resta in mezzo, incassando gli effetti negativi delle sanzioni economiche contro la Russia, con perdite notevoli nelle filiere di produzione, aumento della disoccupazione, inflazione e, a quanto pare, prossima riduzione di approvvigionamenti energetici da parte della Russia.

È il quadro di una economia che corre verso il proprio dissolvimento, dopo che l’Italia si è affidata per oltre 30 anni all’idea ingannevole e irrealistica del neoliberismo di porre tutte le proprie ricchezza sul mercato generale il cui progresso e la cui stabilità sarebbero stati infiniti.

La verità, invece, è che il mercato generale, oltre a essere dannoso perché trasferisce la ricchezza dei poveri a quella dei ricchi, non è una realtà economica stabile. E ora, con il rinato schieramento tra i due blocchi, si è miseramente dissolto nel nulla, lasciando a noi i cocci e gli enormi guasti che ci ha provocato.

Non si è voluto tener presente che le unioni di Stato si fondano, come si legge nell’articolo 11 della Costituzione e anche nel preambolo dello stesso trattato di Maastricht, sulla coesione economica e sociale, cioè su una situazione di sostanziale parità economico finanziaria, nel senso che ogni Paese deve avere un demanio costituzionale che garantisca in modo autonomo la costituzione e il funzionamento dello Stato, che da noi è uno Stato-Comunità nel quale la sovranità spetta al popolo.

Purtroppo, con le dannate privatizzazioni, ci siamo spogliati del nostro patrimonio pubblico e di tutte le nostre fonti di produzione di ricchezza, per cui, di fronte alla scomparsa degli approvvigionamenti che si potevano avere dai Paesi dei due blocchi mondiali, non sappiamo più come agire. Anzi il governo Draghi, dagli occhi bendati, procede nella sua opera di smantellamento finale del nostro demanio costituzionale, dando attuazione al decreto Concorrenza, che pone sul mercato tutti i servizi pubblici essenziali, a favore degli speculatori e contro gli interessi del popolo, e procede altresì al cosiddetto riordino del fisco, che si risolve in un’ulteriore trasferimento di ricchezza dai poveri ai ricchi.

E tutto questo mentre l’Italia, perdendo ogni possibilità di agire da mediatore in questa terribile guerra, decide di destinare il 2% del Pil per il suo riarmo. Una visione catastrofica a cui rimediare solo se tutti gli italiani si unissero per far annullare le privatizzazioni (che sono assolutamente incostituzionali), ricostituissero il proprio demanio pubblico sfruttandolo per il loro interesse, soprattutto in materia di approvvigionamento di beni di prima necessità come quelli agricoli, e dessero attuazione agli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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