Si fa presto a dire mobilitiamoci per l’Ucraina. Lui lo ha detto e l’ho fatto. Come già fece per la Bosnia 20 anni fa quando entrò in città cupe di fame a scaricare pacchi per famiglie. Erri De Luca è salito su un convoglio dell’organizzazione umanitaria Time4Life. Da Modena a Sighet, città rumena di confine, è arrivato dopo 15 ore di viaggio, no stop. Terminata la prima distribuzione di aiuti ai profughi di Sighet, ha attraversato il ponte di frontiera, il vecchio ponte sopra il fiume Tibisco, affluente di sinistra del Danubio. Per lui è stato il passaggio dalla pace alla guerra, dalla speranza alla disperazione. E ha raggiunto un centro d’accoglienza formatosi in un agglomerato di scuole, ha distribuito 600 pasti al giorno per famiglie scappate dai bombardamenti. In fuga dal terrore di Marypol, la città di Maria, ridotta all’ 80% a un cumulo di rovine. Si continua a scavare sotto le macerie del teatro bombardato malgrado la scritta sulla ampia spianata davanti la facciata visibile ai droni del nemico “ BAMBINI”(in gergo militare vuol dire non gettare le bombe, ndr). Invece sono cadute a grappoli, 130 sono usciti vivi, ma centinaia di civili sono ancora sepolti vivi.
La posizione di Erri da pacifista storico è stata chiara fin dall’inizio: ”Il conflitto nel Dombass, che dura ormai da diversi anni, era ancora interno al gruppo di Stati dell’ex Unione Sovietica. Quello che avviene all’alba del 24 febbraio segna, invece, il ritorno della guerra in Europa in grande stile. E’ in corso il più grande evento bellico, dopo la fine della seconda guerra mondiale”. Le notizie da Erri mi arrivano tramite whatsapp insieme a un paio di fotografie che nella loro tragicità hanno una loro poesia: orsetti di peluche e bambolotti lasciati sul ponte di confine tra Ucraina e Romania. Mani amorevoli di madri rumene posano giocattoli lungo i bordi per i bambini ucraini che lo attraversano. E’ il loro abbraccio d’accoglienza. Lui che prima di partire ha messo la sua casa nella campagna romana a disposizione dei profughi arrivati in Italia.
“I bambini in guerra sono fortissimi, riescono a sopravvivere meglio degli adulti e dimenticano i traumi. Hanno la forza di dimenticarli, trasformandoli in sogni. Piombano in sonni ristoratori. Gli serve poco per mangiare, sono più ‘economici’ degli adulti. I bambini, per me, dimostrano una forza di combattimento superiore a quella dei grandi. Sono calmi ed invincibili”. Mi scrive ancora: “La loro condizione è una combinazione di grave bisogno e di dignità. Il mio ricordo torna ai campi profughi della Bosnia. Mi ritrovo di nuovo a fianco delle migliori persone del mio paese”.