Si è concluso il dramma di Samantha D’Incà – la trentenne di Mugnai, frazione di Feltre in provincia di Belluno – finita in coma vegetativo nel dicembre 2020, un mese dopo essere caduta in casa ed essersi fratturata un femore. Da allora non si era più risvegliata e non dava segni di poterlo fare. Per questo i genitori hanno sostenuto una lunga battaglia giudiziaria per ottenere dal Tribunale l’autorizzazione ad interrompere le cure e ad accompagnarla verso il fine vita. A novembre il padre Giorgio aveva riottenuto la nomina (in precedenza revocata) di amministratore di sostegno della figlia, in modo da poter prestare il consenso informato, per conto di Samantha, alla sospensione dei trattamenti vitali. Si trattava della premessa per arrivare alla morte non più soltanto cerebrale della giovane donna, anche se l’ordinanza aveva stabilito la necessità di scegliere con i medici le modalità di interruzione dei trattamenti e il necessario percorso di sedazione palliativa profonda finalizzata ad escludere sofferenza e dolore. L’epilogo è arrivato il 19 marzo, quando sono stati staccati i macchinari che tenevano Samantha in vita, nel letto di una Rsa di Belluno in cui era ricoverata.

Il 12 novembre 2020 Samantha D’Inca era caduta in casa mentre stava uscendo per andare a lavorare. Un incidente in apparenza banale che le aveva causato la frattura del femore. L’intervento chirurgico era stato eseguito all’ospedale di Belluno. Era seguita la riabilitazione, ma l’arto aveva cominciato a gonfiarsi. Samantha era stata ricoverata a Feltre. Il 4 dicembre il collasso: inutile il trasferimento d’urgenza a Treviso: la donna era entrata in coma vegetativo. Nessuna speranza che si potesse risvegliare, avevano accertato i medici. A febbraio dell’anno scorso il papà aveva chiesto la nomina di amministratore di sostegno a favore della figlia, accompagnata dal potere di rifiutare le cure. La battaglia legale si è prolungata per mesi. L’Uls di Belluno, infatti, aveva ritenuto che non vi fossero sufficienti elementi per avviare il fine vita. Nel frattempo era stato nominato un amministratore di sostegno diverso dal padre, considerando il forte coinvolgimento di Giorgio D’Incà nelle decisioni da prendere.

La famiglia di Samantha ha sempre sostenuto che la ragazza avesse espresso la volontà di rifiutare qualsiasi accanimento terapeutico. Il problema era la mancanza di un testamento biologico. Il giudice Umberto Giacomelli aveva però accettato le testimonianze dei familiari. Decisive sono state le dichiarazioni del padre: “Samantha ha sempre espresso la volontà di non essere lasciata in condizioni di coma, tenuta in vita da macchinari, se c’è la certezza che non vi sia possibilità di risveglio”. La mamma Genzianella: “Aveva dichiarato che un trattamento di questo tipo è da persone egoiste e disumane, un accanimento e una violenza…”. Il fratello gemello: “Lei non voleva chiedere aiuto a nessuno… voleva che le sue ceneri fossero sparse nel mare, non voleva restare in questa situazione e dispiace solo che non lo abbia lasciato scritto”.

Così il giudice ha ritenuto che la volontà di Samantha fosse desumibile in modo “chiaro, univoco e convincente”. A novembre, sulla base del parere del Comitato Etico secondo cui permanevano “complicanze ed episodi di rigurgito collegati alla nutrizione artificiale”, ha dato il via libera, pur ponendo un paletto. Il padre, in quanto amministratore di sostegno aveva “il potere di prestare consenso all’interruzione dei trattamenti necessari al mantenimento in vita”, aggiungendo però che ciò “non può comportare anche il potere di decidere ‘se e quando’ sospendere il trattamento di nutrizione artificiale, trattandosi di una decisione che spetta comunque ai sanitari”. Questi lo possono fare in caso di “un severo aggravamento e una mancata risposta alle cure erogabili”, oppure di “rischi di complicanze”. Due giorni fa quel momento è arrivato.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Giornata mondiale sulla sindrome di Down, il diritto all’amore e al sesso. Le storie e la campagna social per informare

next
Articolo Successivo

Matrimonio egualitario, Partito Gay raccoglie le firme per un referendum. L’iniziativa non convince le associazioni Lgbt, dubbi nel Pd

next