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Ucraina, Leidaa porta in Italia cani e gatti trovati tra le macerie: chi vorrà potrà adottarli

Superato lo stress delle 50 ore di viaggio a breve cani e gatti potranno essere adottati da chi lo vorrà in Italia. “Aiutare gli animali in ogni circostanza è la nostra missione – ha spiegato Michela Brambilla - Anche nelle prossime settimane non smetteremo di impegnarci per gli animali e i loro proprietari”

di Davide Turrini

Nella guerra in Ucraina non c’è pace nemmeno per cani e gatti. È notizia di poche ora fa che l’associazione animalista Leidaa, la cui fondatrice e presidente è Michela Vittoria Brambilla, è riuscita sia a consegnare generi di conforto per animali domestici in alcuni centri urbani ucraini che a portare in salvo decine di cani e gatti randagi, lasciati da profughi che non hanno voluto portarli con sé o vaganti tra la macerie, nascosti ed impauriti in un rifugio di fortuna. Superato lo stress delle 50 ore di viaggio a breve cani e gatti potranno essere adottati da chi lo vorrà in Italia. “Aiutare gli animali in ogni circostanza è la nostra missione – ha spiegato Brambilla – Anche nelle prossime settimane non smetteremo di impegnarci per gli animali e i loro proprietari”. Nei giorni scorsi era partito online un altro appello rivolto in questo caso alla Farnesina, affinché potesse aiutare Andrea Cisternino, l’ex fotografo romano che dal 2009 gestisce il rifugio Kj2, a 45 minuti da Kiev, dove vengono curati circa 400 cani. Cisternino era salito agli onori delle cronache quando a ridosso degli Europei di calcio 2012 aveva raccontato come in Ucraina, paese ospitante dell’evento sportivo, venisse fatta sistematica “pulizia” di randagi nelle strade. “E’ da decenni che l’Ucraina ha il problema dei cani randagi. Il governo non se n’è mai interessato. Il problema è stato ignorato, perché per il governo ucraino i cani non sono niente, sono spazzatura”, aveva dichiarato all’epoca Cisternino. Nei giorni scorsi dal suo rifugio dove lavora con quattro volontarie italiane, l’uomo aveva spiegato che si trovava isolato e circondato dalle truppe russe, rimanendo senza cibo e utilizzando l’acqua non potabile di un pozzo dopo averla bollita”. Nell’appello rivolto alla diplomazia italiana si chiedeva di poter riuscire ad autorizzare un mini corridoio di volontari con cibo e acqua da portare al rifugio. Dal canto suo, Cisternino ovviamente non molla e vuole rimanere lì.

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