Comunicati stampa, tweet e persino una richiesta di chiarimento indirizzata direttamente all’amministratore delegato della Rai. È polemica sulla decisione di viale Mazzini di mettere sotto contratto Alessandro Orsini, il docente di Sociologia generale e Sociology of Terrorism dell’università Luiss. Secondo Il Foglio, infatti, il professore, che è anche collaboratore del Fatto Quotidiano, riceve un compenso per i suoi interventi alla trasmissione Cartabianca su Rai 3. “Secondo Viale Mazzini si parla di un compenso di ‘circa 2mila euro a puntata’. Il contratto prevederebbe sei appuntamenti”, si legge nell’articolo del Foglio. Cifre che la conduttrice Bianca Berlinguer non conferma, ma neanche smentisce: “I contratti della Rai devono rimanere in Rai, come succede in tutte le reti. Non ho altro da aggiungere”, è la dichiarazione riportata nell’articolo.
Che un opinionista sia remunerato da una tramissione televisiva non è certo una notizia e neanche una novità. Il fatto che però si tratti di Orsini, già ampiamente contestato per le opinioni sulla guerra in Ucraina espresse a Piazzapulita su La7, ha scatenato gli attacchi di alcuni esponenti politici. Andrea Marcucci, renziano rimasto a fare il senatore del Pd, considera “molto discutibile che il servizio pubblico metta sotto contratto un opinionista molto sensibile alla propaganda di Putin. La Rai dovrebbe rivedere la decisione di avere come ospite retribuito nel talk show Carta Bianca il professor Orsini”. Michele Anzaldi, deputato d’Italia viva e segretario della commissione Vigilanza Rai, annuncia che coinvolgerà i piani alti di viale Mazzini: “Sul caso Orsini l’amministratore delegato Rai Fuortes ha il dovere di dare chiarimenti immediati, oggi stesso. Il Parlamento e i telespettatori che pagano il canone hanno il diritto di sapere chi viene pagato dalla Rai con i soldi pubblici, come vengono scelti gli opinionisti, quali criteri vengono seguiti per la stipula di onerosi contratti”. Attacchi arrivano pure da +Europa, con Giordano Masini che prima dice che “tutte le opinioni sono legittime”, poi però aggiunge che “contrattualizzarle e remunerarle è decisamente inopportuno”.