Tutti uniti contro l’invasore ma non tutti, a dire il vero, solidali con le ultime decisioni del presidente ucraino. Il decreto appena approvato dal governo, con cui vengono sostanzialmente silenziate le televisioni che non accettano di trasmettere attraverso un’unica piattaforma, sta creando malumore fra gli operatori dell’informazione e fra quei cittadini che lamentano in questo modo una limitazione della libertà di stampa. La nuova norma ha escluso dalla scena politica numerosi partiti, fra i quali il principale movimento di opposizione, e costretto tv e siti internet ad uniformarsi e a produrre gli stessi contenuti. Sollevando diverse polemiche.

“La decisione di Zelensky è illegale – afferma Mykola Kniazhytskyi, fondatore di Espreso Tv, una delle reti private cresciute maggiormente negli ultimi anni – perché non è ammissibile unire tutti i canali nazionali per fornire una maratona di 24 ore con una voce sola”. La giustificazione addotta dall’esecutivo è che questa decisione serve a evitare “la diffusione attiva di disinformazione da parte dello stato aggressore, la distorsione delle informazioni e la negazione stessa dell’aggressione armata” come da diktat del Cremlino. Motivazione comprensibile in una situazione così complessa; il decreto tuttavia punisce network come Espreso o altre reti che da sempre hanno mantenuto posizioni pro-Ucraina e anti-Putin. “Qualcuno ha spinto Zelensky a firmare questa legge contro i canali patriottici che non hanno mai appoggiato il partito filorusso Piattaforma di Opposizione – Per la Vita” prosegue Kniazhytskyi che accusa i “nemici al potere” a Kiev di non avere limitato per esempio l’attività di Russia 24, che sta trasmettendo da Melitopol occupata dall’esercito di Mosca.

Insomma: Espreso Tv ha sempre avuto un feeling particolare con il predecessore di Zelensky, Petro Poroshenko, e più di qualcuno vede in quest’ultimo decreto una sorta di regolamento dei conti per tacciare le voci critiche, anche fra coloro che militano dalla stessa parte. “Abbiamo una partnership consolidata con BBC, Radio Liberty e France 24, trasmettiamo via cavo in Europa e in molti altri continenti. Sono pronto a sostenere Zelensky in questa guerra ma noi combattiamo per la democrazia, non per un’altra dittatura… L’ultima volta che la nostra tv è stata chiusa fu per mano di Yanukovich durante la rivoluzione e non ha funzionato”. L’affondo finale fa capire il livello dello scontro: “Neanche Putin e i suoi alleati, che hanno spinto Zelensky a firmare questa legge, riusciranno a spegnere la nostra voce”.

Anche gli altri media non l’hanno presa benissimo, nemmeno coloro che hanno deciso di adeguarsi e di partecipare alla “non stop” congiunta. “Non c’è motivo di limitare la trasmissione indipendente dei nostri canali con una forte posizione filo-ucraina – affermano i rappresentanti di Channel 5 e Tv Direct – visto che non causiamo il minimo dubbio a nessuno” sulle cause di questo conflitto e sulle responsabilità di Putin nell’invasione. “Non abbiamo mai ricevuto lamentele dai militari e siamo in grado di fornire contenuti liberi e di combattere efficacemente la guerra della disinformazione difendendo l’Ucraina. Tuttavia comprendiamo la logica della legge marziale e agiremo in conformità con il nuovo decreto. Ma la democrazia e la libertà di parola sono importanti e lo stato di diritto deve essere inviolabile anche in una situazione così complicata”.

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