Marzo è il mese che ci porta dritti verso la Notte delle Stelle, prevista per noi in Europa in quella tra il 27 e il 28. Nel frattempo le nuove uscite sono tante, da Oscar e non. Vediamone sette, ma non tutti capolavori, intendiamoci.
Altrimenti ci arrabbiamo è un’operazione che ha fatto storcere il naso a molti. Mettersi a rifare due icone come Bud Spencer e Terence Hill sarebbe stato un rischio grosso in ogni tempo e con qualsiasi protagonista scelto, ma come ha detto Giuseppe Pedersoli, figlio del compianto Carlo (Bud), “dopo 50 anni un rifacimento ci sta, speriamo sia un bel film”. Appoggiando questa forma mentis il nuovo film degli Younuts, non remake ma “solo” tardivo sequel con protagonisti i figli degli originali Ben e Kid. Quindi entra in scena questa nuova coppia ugualmente assortita Sorriso e Carezza, alias Alessandro Roia e Edoardo Pesce. I due attori conosciutisi in Romanzo Criminale – La serie, credibili come figli di Terence e Bud senza scimmiottarli, si comportano molto bene.
Operazione nostalgia piena d’affetto, tanti cazzotti, buonumore facilone e qualche parolaccia di troppo per il cattivo di Christian De Sica. Inutile riporre più aspettative, ma i registi girano quasi sempre con gusto, anche se la sceneggiatura non brilla e azzarda rischiosamente un riferimento al sequel. Intanto al primo giorno di programmazione in sala, il 23 marzo, si è fermato solo al 9° posto del box office. Inizio pure infrasettimanale, ma il mercato estero potrebbe riservare migliori risultati.
Invece la Universal andando già forte sull’animazione con il franchise Cattivissimo Me, ora prova ad alzare la posta con questi simpatici Troppo cattivi. In un mondo di umani, una banda di animali senzienti alla Hanna & Barbera organizza furti spettacolari in stile Lupin di Miyazaki terrorizzando i derubati con artigli, zanne e squame. Capeggiati da un irriverente lupo, leader e basista della banda, vengono incastrati per un programma di rabbonimento. Frizzanti gag per i più piccoli e una valanga di colpetti di scena, porterà sollazzo anche ai genitori accompagnatori. Al cinema dal 31 marzo. Certo, con il doppiaggio italiano sul personaggio Mr. Wolf rinunciamo alla voce del premio Oscar Sam Rockwell per l’imitatore Andrea Perroni, ma sul placido criceto Professor Marmellata guadagniamo Saverio Raimondo.
Curiosamente i quattro big di questo gruppo di film in uscita proprio in questi giorni hanno tutti per protagoniste delle madri. Stesso cognome iconico del su citato Bud, ma personaggio totalmente diverso, finalmente giunge al cinema Spencer, dopo Venezia 78 nel 2021. Nell’ovattato, con qualche licenza ma introspettivo biopic firmato Pablo Larraín seguiamo da vicino il disagio di Lady Diana Spencer.
Il regista cileno ha scelto il Natale 1991 nelle campagne del Norfolk, dove la tensione dei Reali condensa in un silenzio ostentato verso Diana. Carlo subisce già il fascino di Camilla e per Lady D ci sono più relazioni umane con la servitù che con la famiglia Windsor. Gli unici a considerarla davvero sono William e Harry, figlioletti devoti che con lei costruiscono quel micromondo fiabesco ed esclusivo tra madri e figli fatto di racconti sul letto, passeggiate sull’erba e luci fioche della buonanotte. Kristen Stewart giunge a un ruolo cruciale, non solo perché tra le favorite all’Oscar come Miglior attrice protagonista, ma unica nomination di un film che ne avrebbe meritate di più, pur se raffinato e sublime lavoro cine-biografico di Larraín come i suoi Neruda e Jackie. Dal 24 marzo è al cinema con 406 copie.
Esce invece il 31 Mancino naturale, dramedy di periferia con una Claudia Gerini madre che aspira all’ascesa a grande calciatore del talentuoso figlio tredicenne. Siamo ai bordi di una Latina anonima e nel cast brillano quella vecchia volpe di Massimo Ranieri, qui procuratore esoso e viscido, e poi la nonna del ragazzo, una perfetta Katia Ricciarelli. Bene anche il giovane Alessio Perinelli nella parte del piccolo calciatore disorientato dalla vita. Sarà l’acculturato nuovo vicino di casa con il volto di Francesco Colella a portare un po’ di speranza a questa madre vedova con difficoltà economiche. Il film fotografa con giustezza i tempi parlandoci delle fragilità di una madre rimasta sola e delle ambizioni genitoriali che gravano sulle spalle dei figli. Brava e molto credibile la Gerini a scegliere anche piccole produzioni a temi scomodi e ruoli complessi e controversi.
Partecipi all’anteprima di un autoriale francese sempre conscio di poterti imbattere in un’opera di tutto rispetto e senza fronzoli, ma Full Time – Al cento per cento supera le aspettative rivelandosi un portentoso outsider con un cuore popolare alla Ken Loach e la velocità thrillerica da Mathieu Kassovitz. Francia d’oggi. Una madre di due bambini, divorziata in attesa dell’ennesimo ritardatario assegno del marito, fa la pendolare tra un paesino dell’hinterland e Parigi come cameriera al piano di un hotel 5 stelle.
Sveglie a orari impossibili, improbabili babysitter vicine di casa e treni presi al volo quando non c’è sciopero battono il tempo di questo dramma metropolitano e familiare di Eric Gravel. Gli occhioni e la stanchezza di Julie, una Laure Calamy eccezionale, ti si stampano nell’anima come un tatuaggio. Quasi tutta camera a mano, inquadrature strette e la lucidità d’inquadrare a perfezione ogni respiro e i doppi e tripli ruoli richiesti dalla società alle donne come madri, ex-mogli, lavoratrici e chi più ne ah più ne metta. Velocissimo e tachicardico cinema del reale, ma positivo nei suoi intenti, esce solo al cinema il 31 del mese.
Un lavoro molto importante anche La figlia oscura, esordio dirompente dietro la cinepresa dell’attrice Maggie Gyllenhaal. Prende il romanzo omonimo di Elena Ferrante e ne fa un noir estivo incentrato su una madre e carrierista universitaria, qui Olivia Colman. Nel suo soggiorno solitario su una spiaggetta greca s’imbatte in una rumorosa famiglia, in particolare la giovane madre dall’inedita magrezza evanescente di Dakota Johnson riporta la donna al suo passato di madre spezzata dalla scelta tra figlie e lavoro. Già premio per la Migliore sceneggiatura a Venezia e 3 nomination agli Oscar di domenica notte, vede un cast eccelso completato da Ed Harris e un’autorialità registica già molto matura. Uno degli imperdibili dell’anno, in uscita il 7 aprile.
Da questa sorta di nostra ballata delle madri a un piccolo film in quattro storie che s’intrecciano tra i paesi del marchigiano intorno ai giorni del terremoto del 2016. La ballata dei gusci infranti, diretto da Federica Biondi, ci affianca ad alcune famiglie che condivideranno la tragedia sismica. Con Caterina Shula, Lina Sastri, Giorgio Colangeli e Paola Lavini, esce in sala il 31 marzo. Il guscio è un elemento che protegge. Distruggerlo vuol dire tanto, tutto. Ma cosa c’era prima, la vita placida e in fin dei conti poetica nella sua semplicità, ce lo mostra la regista senza manierismi né lacrimosità. Scrittura e immagini senza grandi picchi, utilizza come passpartout narrativo i versi di Dante citati da un solitario cantastorie, o matto del paese, che attraversa le quattro storie messe in scena.
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