Finalmente arriva Spencer. Rinviato da gennaio, perché in piena recrudescenza pandemica, il nuovo lavoro di Pablo Larraìn riempie da oggi diverse sale cinematografiche nazionali con 406 copie, nella speranza che i tormenti di Lady Diana incarnati da Kristen Stewart attraggano il pubblico a tornare al cinema (magari quanto sta facendo il suo ex fidanzato vampiro Robert Pattinson, nei panni di un dolente Batman…). Ma come si è già ripetutamente scritto pre, durante e post Mostra del cinema di Venezia dove Spencer concorreva, il film non è un biopic. Almeno non nella formula classica riferita a questo genere, e ciò è abbastanza ovvio dal momento che a firmare la regia è un autore radicale come il cileno Larraìn. Di fatto, benché al centro vi sia un personaggio realmente esistito, Spencer è un film di fantasmi, un incubo immaginifico, una “favola al contrario” sul racconto della principessa che non volle diventare regina decidendo, in un gelido weekend natalizio del 1992, di lasciare il principe Carlo.
Inquietante, disturbante e ricco di tensioni intime e universali, il film ha portato la diva Kristen Stewart a candidarsi al suo primo Oscar vestendo gli scomodi panni della “principessa del popolo”, l’icona pop per eccellenza degli anni ’80, capace di oscurare l’immaginario collettivo della regale suocera che poi, alla fine, le sta sopravvivendo. E chissà oggi Elisabetta II – in pieno Giubileo di Platino per i 70 anni di regno, ma ritirata al castello di Windsor al riparo dal mondo esterno come del resto ha sempre desiderato – si farà mandare una copia del film sui dolori della giovane e compianta nuora dove pure lei compare in una veste non esattamente lusinghiera. Del resto Sua Maestà ne ha viste di cotte e di crude dall’infinita saga della sua Royal “tremens” Family, il cui ultimo atto risponde agli scandali del figlio Andrea che si sovrappongono a quelli della coppia-franchise Harry & Megan.
Spencer non è un film per i Royal watchers, o meglio non è per chi si aspetta un crogiolo di gossip a firma d’autore: è un dramma psicologico acuto e profondamente universale sostanziato sulla femminilità, sulla maternità, sulla voglia intima di libertà. Per quanto un po’ legnosa nel suo mutarsi in Diana (è forse lei il lato debole di quest’opera altissima, ma probabilmente chi scrive è in minoranza..) la Stewart colpisce nel segno per come incarna la nevrotica fragilità del suo personaggio. E’ lo stesso regista a ricordare che “durante le riprese lei mi faceva paura non perché somigliasse smaccatamente a Diana, ma perché era una creatura pura, innocente, totalmente immersa nel suo personaggio, ad un livello emotivo così profondo da raggiungere una verità al tempo stesso splendida e spaventosa”. Scritto dal grande Steven Knight (il creatore di Peaky Blinders) e musicato dal genio di Jonny Greenwood, Spencer esce in Italia per Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema e col marchio 01 Distribution.