Le armate di Vladimir Putin sono ferme da giorni sulla stessa linea di combattimento e non hanno ancora conquistato le principali città, nonostante la massiccia campagna di bombardamenti: il piano di completare l'intera operazione in 15 giorni appare sempre più irrealistico. Se si guarda indietro ai conflitti degli ultimi decenni, prendere il controllo di uno Stato a suon di bombe non si è mai rivelata un'operazione rapida per chi ci ha provato. Ecco i precedenti
La guerra russa in Ucraina sta per compiere un mese e non sembra vicina a interrompersi. Secondo le informazioni del Pentagono le armate di Vladimir Putin sono ferme da giorni sulla stessa linea di combattimento e non hanno ancora conquistato le principali città (qui la mappa dell’invasione), nonostante la massiccia campagna di bombardamenti e attacchi missilistici. Col senno di poi sembra ancora più irrealistica la tabella di marcia contenuta in presunti documenti russi – la cui autenticità non è mai stata confermata – secondo cui l’intera operazione si sarebbe dovuta completare in 15 giorni. Il governo di Mosca ha forse peccato di ottimismo pensando all’offensiva in Crimea del febbraio 2014, quando alle milizie bastarono poco più di cinque giorni (23-28 febbraio) per prendere il controllo delle sedi istituzionali: in quel caso però si trattava di una sola regione a maggioranza russofona che non venne difesa (o quasi) dall’esercito di Kiev. Se invece si guarda indietro alle campagne militari degli ultimi decenni, prendere il controllo di uno Stato a suon di bombe non si è mai rivelata un’operazione rapida per chi ci ha provato, cioè – in quasi tutti i casi – l’alleanza occidentale a guida statunitense.
Afghanistan – L’operazione Enduring freedom iniziò il 7 ottobre del 2001 con i bombardamenti di Usa e Regno Unito contro Al Qaeda e i Talebani. All’inizio furono colpite Kabul e Kandahar (dove risiedeva il leader talebano, il Mullah Omar) poi gli obiettivi di comando, controllo e comunicazione. Nell’attacco vennero utilizzate tutte le migliori tecnologie a disposizione: i Talebani peraltro possedevano una debolissima contraerea, il che permetteva ai velivoli di operare senza grandi pericoli. Nonostante ciò, fino all’inizio di novembre i guerriglieri islamici conservavano ampie porzioni di territorio: per piegarli vennero lanciate quasi settemila tonnellate di bombe BLU-82, tra le più potenti al mondo. Il 12 novembre le forze talebane abbandonarono Kabul, il 26 cadde Kandahar. Solo dopo la battaglia di Tora Bora (12-17 dicembre) fu possibile instaurare il governo provvisorio con a capo Hamid Karzai, che giurò il 22 dicembre. Ma gli attacchi aerei sulle sacche di resistenza continuarono per tutto l’anno successivo: solo il 1° marzo del 2003 il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld dichiarò la “fine dei combattimenti”, che di fatto però non si realizzò mai del tutto fino al 2021, con la riconquista del Paese da parte dei talebani.
Durata dell’offensiva: 510 giorni (7 ottobre 2001 – 1° marzo 2003)
Iraq – Il rovesciamento di Saddam Hussein da parte degli Usa – considerata un’operazione molto rapida – impiegò quaranta giorni per realizzarsi. La guerra iniziò la mattina del 20 marzo del 2003 con l’invasione del Paese. Già in serata le forze britanniche e i marines avevano occupato il porto di Umm Qasr, impossessandosi dei giacimenti petroliferi del sud, e si trovavano in prossimità di Bassora, che però fu presa solo il 6 aprile. Gli iracheni opposero resistenza per alcuni giorni nei pressi di Hilla e Karbala, aiutati da una tempesta di sabbia e dalla necessità americana di rifornire i propri mezzi. Il 9 aprile, tre settimane dopo l’inizio dell’invasione, gli americani entrarono nella capitale irachena con la battaglia di Baghdad. Di lì a poco le rimanenti difese irachene crollarono: il 10 aprile i curdi entrarono a Kirkuk e il 15 aprile cadde anche la città natale del rais, Tikrīt. Il 1º maggio 2003 il presidente Bush atterrò sulla portaerei Abraham Lincoln e vi tenne un discorso avendo alle spalle uno striscione con la scritta mission accomplished (missione compiuta). La cattura di Saddam però risale solo al 13 dicembre successivo.
Durata dell’offensiva: 42 giorni (20 marzo 2003 – 1° maggio 2003)
Libia – L’intervento militare mirato a deporre Muammar Gheddafi durante la prima guerra civile libica fu inaugurato il 19 marzo 2011 dalla Francia con un attacco aereo diretto contro le forze terrestri del raìs attorno a Bengasi. Seguirono offensive di altri Stati, dapprima portate avanti in autonomia e poi unificate il 25 marzo sotto l’operazione Unified protector a guida Nato. La coalizione – composta inizialmente da Belgio, Canada, Danimarca, Italia, Francia, Norvegia, Qatar, Spagna, Regno Unito e Usa – si ampliò fino a comprendere 19 Paesi. Le missioni aeree e i lanci di missili Tomahawk della Nato miravano siti militari, antiaerei e forze lealiste di terra, con particolare impegno dell’aeronautica francese e britannica. In soli due giorni, dal 31 marzo al 2 aprile, le forze Nato condussero 178 operazioni e 74 attacchi aerei in Libia, potendo contare su una forza complessiva di 205 aerei e 21 navi. Le operazioni portarono – momentaneamente – alla conquista di Tripoli, Sirte e di quasi tutta la Libia. Il 20 ottobre 2011 Gheddafi venne ucciso dai ribelli mentre si nascondeva e alla fine del mese le forze alleate si ritirarono.
Durata dell’offensiva: 251 giorni (19 marzo 2011 – 20 ottobre 2011)
Bosnia – L’assedio di Sarajevo, il più lungo nella storia bellica della fine del XX secolo, si protrasse dal 5 aprile 1992 al 29 febbraio 1996. Vide scontrarsi le forze del governo bosniaco sostenuto dalla Nato, che aveva dichiarato l’indipendenza dalla Jugoslavia, contro l’Armata Popolare Jugoslava e le forze serbo-bosniache, che miravano a distruggere il neo-Stato indipendente della Bosnia ed Erzegovina. Tra aprile e maggio 1992 Sarajevo fu completamente isolata dai serbi: le principali strade che conducevano in città furono bloccate, così come anche i rifornimenti di viveri e medicine. I servizi come l’acqua, l’elettricità e il riscaldamento furono tagliati. Nella seconda metà del 1992 e nella prima metà del 1993 l’assedio raggiunse il suo apice: i rapporti indicano una media di 329 esplosioni al giorno, con un massimo di 3.777 bombe sganciate il 22 luglio 1993. Quando i serbi effettuarono un raid contro un sito armi dell’Onu, i jet della Nato iniziarono l’operazione Deliberate Force attaccando depositi di munizioni serbi e altri obiettivi militari strategici. Nell’ottobre 1995 fu raggiunto il cessate il fuoco e il 14 dicembre fu firmato l’accordo di Dayton sui confini e l’assetto del nuovo Stato. Il governo bosniaco non dichiarò la fine dell’assedio di Sarajevo fino al 29 febbraio 1996.
Durata dell’offensiva: 1425 giorni (5 aprile 1992-29 febbraio 1996)