Parlare di Antonio Tabucchi è sempre piacevole. È uno di quei personaggi che non sarebbero legati agli anniversari se la memoria non fosse così tenue da dimenticarne le opere e l’operato con la consueta velocità, per taluni, nel voltare pagina con inconcepibile facilità. C’è una schiera di affezionati che, da sempre, insegue il sogno delle sue parole, nel viaggio comune che ci consente di affrontare, salendo sul veicolo della fantasia, ma con i piedi ben saldi sulla terra di passaggi e paesaggi.

Ricordare è il verbo che più si addice allo scrittore di Vecchiano. Avere presente nella memoria nella sua sede originaria quella del cuore. E allora il ricordo diviene un continuo cercare e ricercare. Mancanza e presenza come senso di tutto l’insieme, con quei sogni lucidamente vissuti o fantasiosamente attraversati e condivisi.

In Tabucchi convivono tante vite illustrate dalle parole sempre scelte con attenzione e cura. Storie oneste che ci indicano quel sentiero narrativo ricolmo di percorsi ideali e reali al tempo stesso. E il tempo protagonista assoluto dello scorrere delle pagine come clessidre che si capovolgono per ripartire. Invecchia in fretta chi si dimentica e si fa sempre più tardi quando si corre senza una meta, senza un riferimento e senza aver concluso nulla, senza aver lasciato in questa vita il senso di un “passaggio” letterario e civico.

Tabucchi sarà sempre un contemporaneo del futuro e le sue orme sono ben riconoscibili da coloro che ne conoscono il verso del suo camminare, ma a dieci anni dalla sua salita in quel cielo azzurro, da lui meravigliosamente descritto, sarebbe giusto che il professore toscano potesse continuare a stupire con lettori nuovi che si appassionino ai suoi insegnamenti. Una letteratura semplificata, unitamente al messaggio portatore di un costante impegno civile, è quella che potrà essere accessibile allargando la platea dei tabucchiani. Si avverte la necessità di un concreto invito alla conoscenza che riesca in tempi brevi ad inserire questo autore tra i “classici” da non perdere.

In questo senso, sin dai gruppi di lettura e dunque con un approccio culturale che dal “basso” spinga verso l’alto, sarebbe un gesto edificante quello di creare dei circoli tematici per ricordare e soprattutto per scoprire tutto il caleidoscopio narrativo di Tabucchi per la consapevolezza di un “altrove” letterario di “viaggi e altri viaggi” con il tepore della luce del sole o con notturni di sublime suggestione.

E poi il mare, quel mare contemplato nelle diverse accezioni, dal metaforico al tangibile con quel senso di appartenenza che rende la navigazione una contemplazione infinita. Il tempo del ricordo dovrebbe trasformarsi in quello dell’incontro. Per capire davvero chi è stato e chi è Antonio Tabucchi con i suoi microcosmi affascinanti e unici.

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