La crisi in Ucraina sta cominciando a lasciare il segno in Medio Oriente e la regione sta vivendo un nuovo dinamismo. Nel corso di questa settimana il presidente siriano Bashar al-Assad ha fatto la sua prima visita in uno stato arabo incontrando i governanti di Abu Dhabi e Dubai, rompendo un tabù che potrebbe aprire la strada ad altre visite. Subito dopo questa visita, il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed ha incontrato il primo ministro israeliano Naftali Bennett e il presidente egiziano Abdel-Fattah el-Sisi a Sharm el-Sheikh.
Secondo le dichiarazioni ufficiali le discussioni hanno riguardato gli sviluppi globali e l’impatto della guerra Russia-Ucraina sull’energia, la stabilità del mercato e la sicurezza alimentare. Tuttavia, considerate le azioni poste in essere dagli Emirati Arabi Uniti, potrebbe essere parte di uno sforzo emiratino per svolgere il ruolo di mediatore di pace tra Siria e Israele e per riprendere i colloqui di pace interrotti del 1997. Anche se sembra che gli Stati Uniti non sostengano questi sforzi, dato che il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato di essere “profondamente deluso e turbato” dalla visita ufficiale del presidente siriano Bashar Assad negli Emirati Arabi Uniti.
Questa non è la prima divergenza di politica tra gli Emirati Arabi Uniti e l’amministrazione del presidente Biden, visto il recente rifiuto del paese del Golfo di aumentare la produzione di petrolio in risposta alla situazione in Russia e in Ucraina. È fondamentale a questo punto per l’America considerare per quali ragioni i loro vecchi alleati stanno prendendo una posizione diversa rispetto alla loro su queste politiche. Durante l’amministrazione Trump gli Emirati Arabi Uniti godevano di una posizione privilegiata e, per molti versi, rappresentavano il centro del peso politico regionale. Ma da quando Biden è entrato in carica i cambiamenti sono stati radicali, soprattutto nell’approccio, poiché l’attenzione è passata principalmente al Qatar, che si suppone abbia un ruolo significativo nel soddisfare le richieste di fornitura globale di gas.
Un’altra questione critica di divergenza è l’accordo nucleare iraniano, in cui gli Eau e la Ksa volevano essere coinvolti per assicurarsi che non si limitasse alla questione nucleare ma coprisse anche le politiche aggressive dell’Iran nella regione e le sue capacità balistiche. In questo contesto comincia ad avere senso che gli Emirati Arabi Uniti assumano posizioni politiche più indipendenti. Anche altri partner statunitensi potrebbero iniziare a mettere in discussione la propria posizione, dato che l’attenzione e l’approccio americano cambia così selvaggiamente a seconda dell’amministrazione di turno.
Stiamo anche vedendo la Turchia iniziare a giocare un ruolo più importante e strategico. Come membro della Nato le recenti politiche della Turchia si sono allineate con quelle degli Stati Uniti e della Nato stessa. Inoltre, l’approccio riconciliatorio che la Turchia ha adottato verso Israele e la Grecia suggerisce una visione turca più realistica e pragmatica. Il ruolo che la Turchia può giocare è fondamentale per gli Stati Uniti in questa fase, ma dobbiamo ancora vedere se gli Stati Uniti hanno successo nel costruire un’alleanza a lungo termine con la Turchia, per non parlare di riportare indietro gli alleati insoddisfatti.
I recenti cambiamenti nelle dinamiche politiche globali avranno un impatto su tutti i paesi. In un’epoca post-ideologica con una distinta mancanza di una dottrina comune, la costruzione di alleanze dovrebbe essere basata anche su benefici reciproci, interessi e guadagni economici, altrimenti sarà difficile mantenere un’alleanza forte nel tempo poiché il pragmatismo economico e l’interesse personale avranno la precedenza su relazioni stabili.