La voce ha iniziato a circolare giovedì, riferita dallo Stato maggiore di Kiev sulla base delle segnalazioni di diversi report dell’esercito ucraino: i soldati russi starebbero ricevendo dai loro superiori l’indicazione che la guerra della Russia in Ucraina debba finire entro il 9 maggio. Un’ipotesi che ha preso forza nelle ore successive, riportata anche da Sky News, specialmente dopo le parole del generale russo Sergey Rudskoy: Mosca ora concentrerà il suo principale sforzo bellico sulla “completa liberazione” del Donbass. Un ridimensionato degli obiettivi di Vladimir Putin, che però sarebbe funzionale a ridurre i tempi dell’operazione militare. I soldati ucraini riferiscono di un “costante lavoro di propaganda in corso nel personale delle forze armate russe” che fa riferimento alla data del 9 maggio. L’informazione non è verificabile, ma è certo che per Putin e per tutta la Russia si tratterebbe di una data simbolo.

Il 9 maggio infatti a Mosca si celebra la ‘Giornata della vittoria‘ sulla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. Il 9 maggio 1945, infatti, l’allora governo sovietico annunciò la firma della resa da parte di Berlino, che in realtà era avvenuta già nella tarda serata dell’8 maggio. L’anniversario è l’occasione per la sfarzosa parata militare sulla Piazza Rossa (vedi fotogallery), durante la quale Putin ha potuto nel corso degli anni esibire il suo potere e la forza militare russa. Nel 2005, per il 50esimo anniversario dalla resa dei nazisti, a Mosca si presentarono il presidente degli Stati Uniti George W Bush, il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, così come l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, insieme ad altri capi di Stato e di governo, tra i quali il cancelliere tedesco Gerard Schroeder.

Per Putin poter festeggiare una vittoria (effettiva o presunta) il 9 maggio nella Piazza Rossa sarebbe l’occasione ideale. Il presidente russo ha dimostrato in questo primo mese di conflitto di tenere molto ai simboli e alle ricorrenze. Ha tenuto il primo discorso alla nazione dopo l’invasione il 18 marzo, durante le celebrazioni per l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea. Proprio in quell’intervento Putin ha voluto citare Fyodor Ushakov, leggendario ammiraglio di epoca zarista e santo patrono della flotta di bombardieri nucleari russi, che è nato il 24 febbraio, ovvero lo stesso giorno in cui Mosca ha invaso l’Ucraina. Senza dimenticare che il gergo e la narrazione di Putin, già da prima dell’inizio del conflitto, fanno più volte riferimento al nazismo e alla volontà di “denazificare” l’Ucraina e il Donbass.

Per gli stessi motivi, però, arrivare al 9 maggio senza avere un risultato concreto da poter rivendicare rischia di trasformarsi in un colpo alla sua credibilità. Se le truppe dovessero essere ancora impegnate sul campo, la parata sulla Piazza Rossa potrebbe diventare un boomerang. Mentre Putin sogna di ripetere quel “trionfo del patriottismo” sperimentato il 9 maggio 2014, poche settimane dopo l’annessione della Crimea.

“La data del 9 maggio come fine della guerra è una ipotesi circolata, ma non vorrei che fosse solamente un pio desiderio dei soldati, ormai evidentemente stanchi, sia fisicamente, sia psicologicamente, sia nella loro coscienza”, avverte però il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, oggi presidente della Fondazione Icsa, in un suo intervento all’Adnkronos. Tricarico quindi invita alla prudenza: “Ovviamente non possiamo che unirci a questo auspicio, magari con una data ancora più prossima rispetto al 9 maggio che è ancora molto lontana”.

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