Basta con il business in conflitto di interesse fuori controllo del socio Mediobanca con le Generali. È uno degli obiettivi principali della guerra di Trieste di Francesco Gaetano Caltagirone. Il costruttore-editore ha chiarito senza mezzi termini il concetto in un’intervista al Sole 24 Ore. E i suoi candidati alla guida del polo finanziario più importante d’Italia lo hanno ribadito altrettanto chiaramente, nel corso della presentazione del piano industriale che intendono portare avanti in caso di vittoria all’assemblea di aprile che dovrà rinnovare il consiglio di amministrazione della cassaforte del Paese.
“Sono convinto che le operazioni con parti correlate (in conflitto di interesse, ndr) debbano essere l’eccezione non un’abitudine quotidiana. Invece sono migliaia all’anno e solo un piccolo numero – si contano sulle dita di una mano – passa in comitato parti correlate. Tra queste molte sono con Mediobanca e non vengono controllate dal comitato parti correlate”, ha dichiarato Caltagirone al quotidiano della Confindustria, sottolineando come a prescindere dal loro controvalore, gli investimenti finanziari ordinari della compagnia di cui possiede oltre il 9%, con le attuali regole di governo societario non vengano passati al vaglio del comitato che vigila sulle operazioni in conflitto di interesse.
Come esempio Caltagirone cita l’acquisto di Cattolica Assicurazioni di due anni fa, che ha avuto come effetto secondario il via libera della compagnia veronese all’acquisto di Ubi da parte di Intesa Sanpaolo. Il più importante affare bancario degli ultimi anni che è stato orchestrato niente meno che da Mediobanca e ha portato vantaggi anche alla concorrenza di Generali, la Unipol di Carlo Cimbri, gran sodale del numero uno di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel.
Sulla stessa scia il candidato di Caltagirone alla presidenza della compagnia, Claudio Costamagna, che ha sottolineato come una delle due colonne del “suo” piano per le Generali sia “una governance diversa che faccia veramente l’interesse della compagnia e di tutti gli azionisti”. L’attuale governo societario delle Generali, “impedisce la crescita della compagnia e la massima creazione di valore per tutti gli azionisti” a causa di una “significativa influenza del principale azionista (Mediobanca, ndr), avente un conflitto di interesse su taluni business del Gruppo”, sostengono dal fronte Caltagirone.
In particolare il piano, che è stato battezzato Awakening the Lion (Risvegliare il Leone) e punta a 4,2 miliardi di utili a fine triennio, prevede una revisione delle soglie economiche e delle procedure da seguire per evitare l’esame del comitato addetto alla disanima delle operazioni in conflitto d’interesse, con particolare attenzione agli affari che riguardano la gestione finanziaria degli asset della compagnia e la trasparenza della rendicontazione. E così si parla di tolleranza zero verso i conflitti di interesse degli azionisti, con appunto un rafforzamento delle regole su soglie, procedure e divulgazione e i comitati di controllo presieduti da indipendenti.