di Enzo Marzo
La lezione che ci ha dato il popolo ucraino è di importanza storica. Una lezione semplice che avremmo dovuto tener cara dopo le dure lezioni novecentesche della storia patria. E invece no. La conserviamo soltanto retoricamente, come un patrimonio che giace inerte e non “morde” nella vita privata e nella vita pubblica. È la lezione che ci proviene da tre valori che sono nati in Europa, Libertà, Uguaglianza, Fraternità – o meglio, Solidarietà – e poi sono stati travolti dall’imperante economicismo, una forma di riduzionismo ad unum, diventato causa e misura di tutte cose, nonché annientatore delle idee, della politica, del pluralismo e della complessità dell’agire umano. Tra i due cuscini della società opulenta, ci siamo abbandonati alla progressiva decadenza che è avanzata ingrossandosi come una slavina.
Qui in Italia trent’anni fa abbiamo dato inizio all’Era dei cialtroni che ancora continua e sembra non avere termine, mentre l’intero sistema paese tracolla. Nello stesso tempo le istituzioni scricchiolano sotto il peso dei corrotti, degli incompetenti assoluti. Questa legislatura ha realizzato il sogno di Mussolini, trasformando il Parlamento in un bivacco di trasformisti. Leader che un paese civile relegherebbe immediatamente in un circo equestre sono presi sul serio e imperversano da decenni. Persino il linguaggio è pervertito e si attribuiscono alle parole significati opposti a quelli originari. E i cittadini si abituano a tutto, anzi in troppi assecondano la precipitosa discesa per realizzare i propri interessi egoistici. Le corporazioni fioriscono, i partiti muoiono.
Dopo la stagione della pandemia, la crisi ucraina mette alla luce un’invasione chiassosa di una categoria che speravamo accantonata, almeno parzialmente: l’irragionevolezza. La Destra, si sa, particolarmente nel nostro paese è vuota di ideali decenti e non sa essere che antimoderna, reazionaria, clericale e dedita soprattutto ad accentuare le disuguaglianze e proteggere interessi e privilegi corporativi. La Sinistra è incapace di costruire alcunché, ambisce solo ad accordarsi con la Destra, non sa difendere neppure i minimi interessi materiali di chi ancora la sostiene. In più sta prendendo corpo una sinistra autoritaria, fanatica, irragionevole, fortemente illiberale. Ed è proprio questa oggi, in tempo di guerra, che si mostra come la più pericolosa, perché accentua le negatività della solita nostrana “sinistra di destra” per assommare all’irrazionalità novax antiche nostalgie totalitarie, detriti di antiamericanismo vecchio stile, bisogno di rivincite storiche e infine un odio ancestrale per la società liberale.
Paradossalmente promotrice di questo disastro è proprio il cosiddetto Occidente, con il suo tradimento per omissione dei suoi valori fondanti: la retorica democratica ha sostituito soprattutto negli Usa la pratica liberale, arrivando alla contraddizione clamorosa che la democrazia si possa imporre ai popoli sulla punta delle baionette. Tutto ciò ha logorato le identità, le ha portate a rovinose sconfitte. Alla perdita della loro “anima”. Non basta dichiararsi liberali e democratici, bisogna anche esserlo davvero. Nel frattempo gli autoritarismi e i totalitarismi si sono affermati come potenze mondiali e sotto sotto la proteiforme talpa fascio-bolscevica continua a scavare per costruire in forme nuove la sua rivincita.
Finché non ha iniziato a suonare la campana del popolo ucraino. La vogliamo ascoltare?
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