Il progetto dello studente anconetano che soffre di una malattia neurodegenerativa prevede anche la realizzazione di un documentario e vuole far capire ai cosiddetti normodotati cosa significhi vivere su una carrozzina. E a tutti che superare i propri limiti è possibile
“Voglio dimostrare a tutti gli abili e ai canoni ‘abilisti’ che io, disabile, non conto meno di altri e che superare i propri limiti è possibile”. La malattia neurodegenerativa che lo inchioda su una carrozzina elettrica potrebbe abbattere la tempra di chiunque, ma Francesco Forgione, 24 anni, studente anconetano dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, ha carattere da vendere. Questa forza lo ha portato a mettere in piedi un progetto visionario, realizzare un viaggio diviso in tappe che avrà come suo fulcro decisivo la percorrenza di quasi 120 chilometri sulla sua carrozzina. Non un pezzo di strada qualsiasi, ma il tratto finale del Cammino di Santiago. Eppure il suo viaggio partirà da lontano e proseguirà con altri mezzi prima della prova conclusiva, accompagnato da un gruppo di persone che lo aiuteranno non soltanto a compiere l’impresa, quanto a renderla unica e indelebile nel tempo. Il pensiero va al docu-film del 2016 ‘Ti porto io’ che racconta la storia di due amici, uno dei quali costretto a vivere su una sedia a rotelle, e un viaggio epico proprio lungo il cammino di Santiago de Compostela. Il fulcro di quella pellicola che esplora il potere della solidarietà è il significato vero dell’amicizia; nel caso di Francesco l’obiettivo è un altro, far capire ai cosiddetti normodotati cosa significhi vivere su una carrozzina. E poi una lezione ancora più importante, ossia che tutto è possibile.
Da alcune settimane Forgione, tra le altre cose portiere di una squadra di Powerchair Hockey (Hockey in carrozzina elettrica), ha avviato la campagna di crowdfunding del progetto ‘Santiago on wheels – Il mio cammino su quattro ruote’. Per realizzare il suo sogno il 24enne ha bisogno di raccogliere fondi in grado di rendere sostenibile l’impresa. La prima data messa in calendario era quella del 27 maggio, ma la guerra in Ucraina e la raccolta a rilento dei fondi hanno spinto Forgione e il suo staff a posticipare la partenza a settembre: “Dobbiamo raggiungere una somma che almeno copra il minimo indispensabile per partire. Ci sono tante spese, penso ai trasporti di un viaggio lungo e dispendioso, senza dimenticare l’attrezzatura per realizzare il documentario che inizierà dal km 0 fino alla meta”, spiega Forgione. “Per ora la raccolta fondi sta andando a rilento, abbiamo raccolto poco più di mille euro e l’obiettivo è raggiungere almeno i 10mila euro, ma probabilmente ne serviranno di più”. Di tempo dunque ce n’è visto lo spostamento della grande partenza da Ancona, la sua città, da maggio a settembre. Certo l’organizzazione è complessa e parte proprio dalla logistica.
Lo studente anconetano l’ha studiata bene. A bordo di un camper raggiungerà Civitavecchia e da lì si imbarcherà su un traghetto fino a Barcellona e poi di nuovo in camper fino a Sarria, cittadina autonoma della Galizia nota appunto per essere una tappa centrale del Cammino di Santiago di Compostela. Solo allora il supporto dei mezzi terminerà e avrà inizio il suo cammino per coprire in carrozzina i 118,7 chilometri che dividono le due località. Ovviamente Forgione non sarà da solo e sono due le figure principali di questa spedizione, papà Michele, il driver, e mamma Angelica, la navigatrice: “La carrozzina è la mia fedele compagna, ma sono loro due le persone speciali al centro della mia vita e di questo progetto” dice Francesco che poi entra nel dettaglio tecnico: “A Sarria finalmente inizierà il cammino vero e proprio”, spiega il 24enne anconetano. “Percorreremo gli ultimi 120 km a piedi, fino a Santiago di Compostela. Il camper ci precederà, scandendo le soste del nostro viaggio. L’esperienza del Cammino è centrale, ma non dimentico la parte tecnica, ossia realizzare un documentario che mi permetta di condividere l’esperienza anche con chi non sarà fisicamente al mio fianco. Voglio precisare che ogni momento di quel viaggio sarà condiviso attraverso i social con chi ne avrà il piacere. Per me riuscire a realizzare il tutto significherebbe diventare il portabandiera di un fondamentale messaggio: abbattere gli ostacoli mentali che costringono alcune persone a rinunciare a ogni tipo di esperienza”. Le riprese e la creazione del documentario sarà a cura di alcuni giovani videomaker, Mattia Vescovo, Marvin Miller, David Casetta. Del progetto fanno parte anche Letizia Micheletti (co-Founder), Nicola Pacetti (graphic designer) e Matteo Manoni (content creator).