La transizione ecologica, le rinnovabili e la green economy sono opportunità, a tutela anche dei soggetti più esposti agli effetti della crisi climatica. L’Italia però balbetta. Ne ho parlato alla Conferenza programmatica di Europa Verde.
Non lo nascondo: quando ho letto il programma sull’energia del governo tedesco ho provato una profonda invidia. Parliamo infatti della terza potenza economica mondiale, la locomotiva d’Europa, che punta sullo “sviluppo eco-sociale”, mentre in Italia il governo ondeggia, tra riapertura delle centrali a carbone, incremento delle trivellazioni e cripto rilancio del nucleare.
E se da noi manca un piano energetico aggiornato ai nuovi obiettivi della legge europea sul clima, in Germania la coalizione semaforo di socialisti, Verdi e liberali si è data l’obiettivo di arrivare all’80% di energia da fonti rinnovabili al 2030.
Sono alcuni dei temi che ho trattato intervenendo nel panel su Giustizia ambientale e giustizia sociale: la vera sfida, nel corso della Conferenza programmatica di Europa Verde. Un appuntamento che ha visto iscritti e iscritte provenienti da tutt’Italia elaborare un ventaglio di proposte a 360 gradi sui temi della sostenibilità e della equità sociale, a breve disponibili sul sito web di Europa Verde. E che, dopo quella di quattro deputati ex-grillini, ha anche spalancato le porte a nuove importanti adesioni a Europa Verde, a partire dal sindaco di Brindisi Riccardo Rossi e dalla sua lista civica Brindisi Bene Comune.
Nel mio intervento ho ricordato, ma non ce ne sarebbe stato bisogno in quel contesto, che giustizia ambientale e giustizia sociale non sono affatto in contrasto, anzi possono e devono andare insieme. Come dice benissimo l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che ci mette davanti alla sfida di prenderci tutti cura della casa comune. E come evidenziano gli studi degli scienziati dell’Ipcc che con chiarezza ci dicono che a subire maggiormente i disastri causati dai cambiamenti climatici sono i paesi che emettono di meno. Quanto alle opportunità economiche da cogliere con la transizione ecologica basterebbe guardare alla cronaca di questi giorni, dal caro energia alla necessità di sganciarci dal gas russo, la cui vendita finanzia le avventure belliche di Putin. Una questione energetica e anche etica. Per questo occorre accelerare lo sviluppo delle fonti pulite. Al contrario di quanto accade: dei 150 GW di autorizzazioni di nuova potenza rinnovabile arrivate a Terna nei primi dieci mesi del 2021 ne abbiamo installato solo uno!
Intervenire alla conferenza programmatica è stata anche l’occasione per ripercorrere la nostra storia di ecologisti: abbiamo visto con largo anticipo – forse troppo rispetto alla percezione comune! – quello che sarebbe accaduto. Vedi i nostri allarmi sulle centrali nucleari nei teatri di guerra e quello che sta succedendo oggi in Ucraina.
In Italia siamo Cassandre, in Germania forza di governo. E forse non è solo colpa nostra, ma delle lobby economiche ed energetiche restie al cambiamento. Da noi ancora si fatica a comprendere che la transizione ecologica è un’opportunità. Con qualche importante eccezione. Lo spaccato del paese è dato da Eni ed Enel, i due colossi che da sempre dettano la politica energetica del paese. Eni resta abbarbicata alle fossili, all’idrogeno blu, a performance ambientali molto al di sotto degli obiettivi europei (meno 25% di emissioni di gas serra al 2030, contro l’obiettivo europeo di meno 55%). Enel, al contrario, punta tutto sulle rinnovabili, con l’obiettivo di arrivare alla neutralità climatica al 2045.
Noi Verdi, intanto, siamo stufi di fare le Cassandre. Dovrebbe ormai essere chiaro che è ora di agire. Come puntualmente ci hanno chiesto i giovani di tutto il mondo con l’ultimo sciopero globale per il clima del 25 marzo.