“Certamente che ho paura, sono una persona normale, una abitante di Mosca e ho due figli che tiro su da sola e ho più paura per loro che per me stessa”. Lo ha ammesso la giornalista russa contraria alla guerra Marina Ovsyannikova Che Tempo Che Fa su Rai3, rispondendo ad una domanda di Fabio Fazio. “Ho paura che i miei figli possano” essere oggetto di “una aggressione a scuola, o per strada”. La reporter ha poi proseguito: “Fin da subito, da quando è iniziata la guerra, avevo deciso di licenziarmi dal canale, perché i miei punti di vista erano molto distanti”. Il conduttore le chiede come è nata la sua idea: “Due giorni prima della mia settimana lavorativa – ha raccontato – sono andata in cancelleria, ho comprato i pennarelli e ho fatto quel cartello, in inglese per lo spettatore occidentale, perché vedesse che tutte le persone russe sono contro la guerra, e in russo perché lo spettatore russo non credesse alla propaganda russa e cercasse altre informazioni”. Poca la solidarietà ricevuta: “Solo una persona mi ha scritto alcuni messaggi, e non la conosco direttamente. Ma tra i colleghi nessuno mi ha contattata”. Canale Uno,(il telegiornale per cui lavorava), ora, “trasmette le notizie con un minuto di ritardo, ed è vietato fare il mio nome”. Ha poi ricordato di aver subito gesti intimidatori, in seguito al suo gesto di protesta: “Ho trovato le gomme della mia auto tagliate, e il giorno dopo non si metteva in moto. Cose poco piacevoli che credo siano una vendetta da parte della polizia o del servizio di sicurezza del primo canale che ha cercato così di intimorirmi”. E ha proseguito: “Se quelle persone sulle quali ho contato sono scomparse, delle nuove mi stanno dimostrando solidarietà. Non c’é un licenziamento di massa e dobbiamo capire, tuttavia, che queste persone si trovano nella condizione in cui se lasciano quel canale non trovano più un posto lavoro, essendo ormai chiusi o bloccati i canali di opposizione. Sono persone che magari hanno famiglia e non hanno la possibilità di permettersi di lasciare il lavoro che li fa vivere”.
Ovsyannikova è stata interrogata per 14 ore, poi, previo pagamento di una multa, è stata rilasciata. Ora rischia una pena fino a 15 anni di carcere. “Adesso le informazioni in Russia sono davvero ridotte perché tutti i mass media dell’opposizione sono bloccati, o chiusi e lo stesso lo è anche per anche i social. Attualmente i russi non sanno dove trovare informazioni veritiere perché hanno soltanto a loro disposizione i canali dello Stato”. E ancora sul regime: “Secondo le ultime indagini sociologiche il 50% della popolazione russa sostiene questa guerra e il 50% è contro, e queste sono delle indagini indipendenti. Ma se vediamo le indagini fatte dai centri nazionali il quadro è diverso e si parla del 70% a favore di questo intervento: dobbiamo ricordare che sono persone che hanno ricevuto il lavaggio del cervello dalla propaganda nazionale. Adesso dalla mattina alla sera abbiamo degli show politici dove si parla male dell’Ucraina e dove si dice che questo paese deve scomparire – ha aggiunto -. Le persone sono ‘zombizzate’ da questa propaganda”.
La giornalista è apparsa in tv con un cartello di protesta, ponendosi davanti alla telecamera e dietro a una collega che in quel momento stava conducendo il tg. Il suo gesto è diventato simbolo della repressione mediatica in atto nel Paese, visto che Novaya Gazeta ha pubblicato uno screen della protesta cancellando però il messaggio scritto perché “il contenuto non può essere diffuso in base al codice penale”. È stata anche accusata di essere una “spia” britannica dallo stesso direttore del telegiornal, Kirill Kleimenov che è intervenuto in video dicendo che la collega “molto prima della protesta” ha parlato “con l’ambasciata britannica”. Ma Londra ha respinto le accuse.
Intervistata da Fazio in merito alle sanzioni, Ovsyannikova ha le idee chiare: “Colpiscono duramente non solo gli oligarchi, ma tutti i russi, anche la classe media che guarda a Occidente. La russofobia è al massimo. E questo umore potrebbe provocare una reazione opposta. Serve il dialogo, magari grazie alla cultura“. Per questo, prosegue, “credo sia l’approccio sbagliato censurare le cose appartenenti alla cultura russa”. Infine, quando Fazio le chiede se pensa di scappare (ha di recente rifiutato l’invito della Francia), risponde di no: “Io sono una patriota, e i miei figli lo sono ancora di più. Vogliamo restare qui“.