Come la Corea. Sono i piani che ha la Russia per l’Ucraina, almeno secondo l’intelligence di Kiev. E dunque non solo l’invasione militare a minacciare l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma anche iniziative politiche che mirano a sancire la definitiva amputazione di parte del Paese. Uno scenario “coreano“, appunto, “un tentativo di creare la Corea del Nord e del Sud in Ucraina”. L’ultima, evocata ieri, è quella dell’autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk che, non contenta di avere ricevuto il riconoscimento di Mosca insieme alla Repubblica di Donetsk, ha detto di voler tenere un referendum per unirsi alla Russia. L’iniziativa, annunciata dal leader separatista Leonid Pasechnik – che poi ha parzialmente corretto il tiro assicurando che per ora non sono in corso preparativi concreti -, ha subito incontrato non solo lo scontato, netto rifiuto delle autorità di Kiev, ma anche qualche dubbio nell’apparato di potere russo. Una consultazione di questo genere è “sconsigliabile“, ha avvertito Leonid Kalashnikov, presidente della commissione della Duma per gli affari delle ex repubbliche sovietiche. Un referendum sarebbe quanto meno prematuro, afferma il deputato, perché “le due repubbliche erano parte dell’Ucraina fino a tempi recenti”.
“Qualsiasi” falso referendum “nei territori temporaneamente occupati è giuridicamente insignificante e non avrà conseguenze legali”, sentenzia il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko, dicendosi sicuro che nessun Paese al mondo riconoscerebbe la validità di una tale consultazione. Tutto vero, tranne che ciò non impedirebbe a Mosca di giudicarla valida e annettersi, se volesse, anche le due repubbliche del Donbass come fece nel 2014 con la Crimea, in seguito ad un referendum giudicato illegale dall’Onu e riconosciuto solo da un pugno di Paesi. E le minacce di ulteriori, simili azioni volte a spezzettare o annettersi porzioni del territorio ucraino non si fermano. L’ipotesi di indire un referendum è stata ventilata anche per l’indipendenza della regione di Kherson, nel sud del Paese, occupata dalle truppe di Mosca nelle prime battute del conflitto. Gli abitanti di questa città portuale sono scesi in piazza per protestare contro l’occupazione e contro questo progetto.
Nemmeno i territori separatisti georgiani dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, sostenuti da Mosca, sono stati inglobati nel territorio della Federazione russa, ha ricordato il deputato Kalashnikov motivando la sua opposizione alla proposta. Il governo di Kiev, tuttavia, non ha alcun motivo per fidarsi delle promesse della Russia, che fino al giorno prima dell’invasione negava ogni intenzione di volere aggredire l’Ucraina. Il capo dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, si dice infatti sicuro che Mosca abbia un piano per dividere in due il Paese: l’obiettivo della Russia, che nei giorni ha detto di volersi concentrare sul controllo dei territori orientali del Donbass, sarebbe quello di creare uno Stato sotto la propria tutela nel sud e nell’est, separato dai territori occidentali. In tal caso, ha avvertito Budanov, l’Ucraina darebbe il via ad azioni di guerriglia nel territorio controllato dai russi.
Ma al suo arco Putin ha molte frecce che si riserva di scoccare al momento giudicato più opportuno. Una leva che potrebbe azionare, per esempio, è la cittadinanza russa concessa negli ultimi anni a quasi un milione di residenti del Donbass. O l’apertura di un nuovo fronte in Transnistria, anch’essa repubblica autoproclamata nel territorio della Moldavia al confine con l’Ucraina, che fin dal 2014 ha chiesto l’annessione alla Russia.