Novaya Gazeta di nuovo nel mirino della censura russa. Così la celebre testata indipendente che ospitò gli articoli della giornalista dissidente Anna Politkovskaja ha annunciato che sospenderà le pubblicazioni su carta e sul web “fino alla fine dell’operazione speciale sul territorio dell’Ucraina“, termine con cui i media della Federazione sono obbligati per legge a definire l’invasione militare ordinata da Vladimir Putin.

Non è la prima volta che dal 24 febbraio scorso il quotidiano diretto dal Premio Nobel per la Pace Dmitry Muratov si scontra con le limitazioni imposte dal regime di Mosca. Già in occasione dell’arresto della giornalista Marina Ovsyannikova per aver esposto un cartello di protesta contro Putin e la sua decisione di attaccare il Paese di Volodymyr Zelensky, la testata era uscita con un tweet velatamente critico nei confronti del Cremlino, pubblicando l’immagine dell’episodio ‘sbianchettando’ però il messaggio contenuto nel poster esposto dalla donna, poi scarcerata e condannata a pagare una multa. La trovata ebbe l’effetto di evidenziare le restrizioni sulla stampa imposte da Putin più che a diffondere la notizia del singolo episodio.

Il 5 marzo scorso, infatti, la Duma, il Parlamento russo, ha approvato con larga maggioranza una nuova legge sulla disinformazione. Non un tentativo di limitare la propaganda in tempo di guerra, ma solo la volontà di imbavagliare le opinioni che vanno contro la linea imposta dal regime di Vladimir Putin. Secondo i sostenitori del nuovo testo, questo ha lo scopo di limitare la diffusione di informazioni “false” sulle forze armate, arrivando a rendere reato punito con un massimo di 15 anni di reclusione anche l’uso di termini come “guerra” o “invasione”, in favore della formula imposta dal Cremlino, ossia “operazione militare speciale“. In quell’occasione, non solo Novaya Gazeta eliminò alcuni suoi articoli sul conflitto in corso, ma diversi media internazionali decisero di sospendere pubblicazioni e dirette dal territorio russo per garantire l’incolumità dei propri dipendenti.

Quello di oggi, quindi, è solo l’ultimo episodio di una stretta sull’informazione che va ormai avanti da settimane. Sul sito del quotidiano, i redattori di Novaya Gazeta hanno spiegato di avere ricevuto un nuovo avviso dalla Roskomnadzor, l’Agenzia statale per il controllo sui media, per il contenuto critico dei loro articoli. “Quindi – aggiungono – sospendiamo la pubblicazione del giornale sul sito web, nelle reti e sulla carta fino alla fine dell’operazione speciale sul territorio dell’Ucraina”.

Novaya Gazeta è stato fondato nel 1993. Il direttore, Dmitry Muratov, è stato insignito del premio Nobel per la pace del 2021 insieme alla giornalista filippina, Maria Ressa. Di recente Muratov e la redazione avevano deciso di mettere all’asta la medaglia del premio e di destinare i proventi ai profughi ucraini. Il giornale ha pubblicato negli ultimi anni inchieste importanti in particolare sui mercenari Wagner e sulla persecuzione degli omosessuali in Cecenia. Il giornale è stato regolarmente il bersaglio di intimidazioni e attacchi. Sono numerosi i giornalisti di Novaya Gazeta che dal 2000 sono stati assassinati in seguito alle loro inchieste tra cui figurano Anastasia Baburova, Yuri Shchekochikhin e, appunto, Anna Politkovskaja, nota principalmente per i suoi reportage sulla seconda guerra cecena e per le sue aspre critiche contro i governi russi. La reporter è stata uccisa il 7 ottobre 2006. Muratov, una volta ricevuto il Nobel, aveva evidenziato che il premio non era suo: “Il merito è della Novaja Gazeta. Di quelli che sono morti difendendo il diritto alla libertà di parola. Dato che non sono più con noi, il Comitato del Nobel ha evidentemente deciso che lo dica io. Il merito è di Igor Domnikov, di Yuri Shchekochikhin, di Anna Stepanovna Politkovskaja, di Nastja Baburova, di Natasha Estemirova, di Stas Markelov. Ecco la verità. Questo Nobel è per loro“.

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