Il passo indietro del candidato Cinquestelle era stato fatto. La compattezza del Movimento era stata ritrovata. Tutti alla fine avevano accettato la candidatura di Franco Miceli, presidente nazionale dell’ordine degli Architetti, a sindaco di Palermo. Una candidatura proposta dal Pd per la quale mancava solo il placet di Giuseppe Conte, arrivato infine nei giorni scorsi, prima con la telefonata a Miceli, sabato 26 marzo, poi con la riunione nel pomeriggio di domenica con gli esponenti palermitani del Movimento. Un tentennamento dovuto alla grande vicinanza di Miceli al sindaco uscente, Leoluca Orlando. Dubbi superati infine al telefono: l’ex presidente del consiglio ha chiesto all’architetto palermitano di sfilarsi da una troppo marcata convergenza con Orlando e col suo assessore Giusto Catania. I 5 stelle, infatti, temono i malumori della cittadinanza nei confronti dell’amministrazione uscente.
Ma a pesare sulle esitazioni anche un sondaggio che vede il M5s ribaltare il suo peso specifico all’interno della coalizione del centrosinistra. Almeno in Sicilia, dove Movimento sarebbe ancora il primo partito con il 22,9 per cento. Almeno secondo la rilevazione di una società catanese, la Keix. “Quale partito voterebbe oggi alla Regionali?”, è stata la domanda posta tra il 9 e il 14 marzo, a 1920 persone, uomini e donne tra i 18 e i 64 anni delle 9 province dell’isola. La percentuale più alta, manco a dirlo, è quella degli indecisi, col 31,9 per cento, ed è dunque quella che tiene ancora i giochi aperti in vista delle elezioni del prossimo autunno. Dietro il M5s si posiziona, invece, Fratelli d’Italia, col 15,4, a seguire Forza Italia col 10,3, e solo quarto il Partito democratico che col 9,8 per cento si posiziona a più di 13 punti sotto i pentastellati. Percentuali che non potranno non avere un peso sulle future scelte elettorali. Dopo il placet a Miceli, candidato del Pd a Palermo, ma anche dopo il sì a Franco De Domenico, segretario cittadino del Pd, candidato sindaco a Messina, i Cinquestelle aspirano ad incassare il candidato alla Regione.
A supportarli il sondaggio della Keix, che oltre alla preferenza sui partiti ha proposto anche una rosa di nomi per la presidenza. Il risultato vede in netto vantaggio l’uscente Nello Musumeci che segna una preferenza del 29,3 per cento. Restando nel campo del centrodestra resta molto indietro Gianfranco Micciché che ottiene solo un risicato 5 per cento, mentre piace l’ormai ex sindaco di Messina, Cateno De Luca (dimessosi proprio per partecipare alle Regionali), che registra il 14,8 dei consensi. A rincorrere Musumeci nel centrosinistra c’è invece Giancarlo Cancelleri che ottiene una preferenza del 22 per cento, a seguire Claudio Fava col 12, 8 per cento. Caterina Chinnici, figlia del magistrato ucciso dalla mafia e già assessora nella giunta di Raffaele Lombardo (sulla quale perciò potrebbe confluire una parte del centrodestra) raggiunge il 7,6 per cento mentre l’europarlamentare, medico dell’ambulatorio di Lampedusa, Pietro Bartolo, solo un risicato 2 per cento. Sempre nel campo dei Cinquestelle, l’ex inviato delle Iene – oggi europarlamentare – Dino Giarrusso segna il 4 per cento dei consensi. Numeri che vanno presi ancora con le pinze, e che vedono il centrosinistra in netto svantaggio: “Lo scenario per l’elezione del presidente della regione è ancora totalmente aperto, il centrosinistra, complessivamente raggiunge il 19,3% delle preferenze. Mentre il centrodestra esprime un consenso aggregato che va ben oltre il 45,3%, Allo scenario si aggiunge il partito dell’ex sindaco di Messina che raccoglie il 6,6%”, spiega Salvo Panarello, ceo di Keix, l’agenzia di sondaggi che nel 2017 aveva registrato un vantaggio, seppur minimo di Giancarlo Cancelleri su Nello Musumeci: il primo al 33,2 mentre Musumeci era al 33. I risultati diedero invece vincitore Musumeci col 39,8 e perdente Cancelleri col 34,6. Il sondaggio di Keix era stato anche messo sotto accusa dal quotidiano La Stampa che lo aveva addirittura definito un “fake”. Accuse respinte dal Ceo della società catanese: “Fu una mera strumentalizzazione”. Panarello, che ha fondato Keix nel 2008, è consulente anche per Gfk e Nielsen (aziende che operano indagini di mercato). Il dato di Keix sul M5s non si discosta di molto dall’analisi di Demopolis dello scorso febbraio che lo dava al 21 per cento ma dietro Fratelli d’Italia. Numeri ancora “fluidi”, dice Panarello, che vedono in vantaggio, per ora, chi fa più parlare di sè: “Chi ha annunciato la propria candidatura ed iniziato la propria campagna elettorale gode del vantaggio della “visibilità”, conclude Panarello.