Un minuto di silenzio per la guerra in Ucraina. Lasciati finalmente nel sottotesto alcuni temi cavallo di battaglia degli ultimi anni la comunità di Hollywood si è compattata attorno al bisogno di “riguardare” se stessa ripensando dal proprio passato di nobili anniversari
Ha vinto l’assordante silenzio dell’amore famigliare intervallato dalla forza comunicativa della musica. La Notte degli Oscar ha lasciato questo intenso segnale premiando come miglior film CODA – I segni del cuore di Sian Heder, ma anche Il potere del cane – The Power of the Dog per la miglior regia di Jane Campion e King Richard – Una famiglia vincente di Reinaldo Marcus Green per il miglior protagonista a Will Smith, così come l’animazione Disney di Encanto e la Woodstock African-american cancellata dalla memoria di Summer of Soul come miglior documentario.
La comunicazione emotiva della serata è arrivata così, nei silenzi delle mani che applaudono facendo farfalle in aria per il cast degli attori non udenti di CODA – film “carino e sensibile” ma per nulla cinematograficamente “alto” e ancor meno originale essendo un remake, dal 31 marzo nelle italiane – o nelle grandi performance canore, danzanti e musicali del popolo multiculturale, multietnico e poliglotta di Hollywood, finalmente capace di guardarsi allo specchio e “mettersi in scena” coi suoi colori, forse ancor più black e latinos del solito. Un silenzio tributato anche al dolore del popolo ucraino, con i turbamenti della guerra in corso che aleggiavano nel gialloblu sui vestiti di alcune tra le star e nei loro discorsi, ovvi, che vogliono pace e protezione ad ogni costo.ù
Anche al costo di un pugno in faccia in diretta sferrato da Will Smith a Chris Rock per aver offeso la moglie Jade. Perché proteggere la propria famiglia – ha fatto capire commosso l’attore premiato nel ruolo di Richard Williams – alla fine è il nutrimento stesso della vita. Qualcosa che insegnano, con forme e linguaggi diversi, anche gli altri film stasera trionfatori, benché non corrispondano ai migliori in termini qualitativi tra i candidati (grande escluso il superlativo Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson, ma anche i magnifici Il potere del cane e West Side Story con una sola statuetta ciascuno..). Una Oscar Night volutamente più sintetica in certe parti (il taglio di alcune premiazioni definite “tecniche” come il montaggio è da condannare senza appello…) ma più prolungata in altre, specie nell’espressioni musicali, con le gag non del tutto azzeccate dal trio delle pur brave anchorwomen.
Lasciati finalmente nel sottotesto alcuni temi cavallo di battaglia degli ultimi anni (ad esempio la retorica sull’inclusione delle donne, che peraltro anche quest’anno hanno trionfato tra miglior film e regia) perché auspicabilmente ritenuti metabolizzati, la comunità di Hollywood si è compattata attorno al bisogno di “riguardare” se stessa (la visita guidata al nuovo Museum of the Motion Picture) ripensando dal proprio passato di nobili anniversari (60 anni di James Bond, i 50 del Padrino con la standing ovation al trio Coppola, DeNiro e Pacino e di Cabaret con Lisa Minnelli purtroppo malata e seduta in carrozzina) premiata da Lady Gaga e di interessanti reunion (il cast di Pulp Fiction e di Juno). La speranza è che tale celebrazione dei valori artistici (e non solo) del passato possa restituire alla “mecca del cinema” americano la voglia di rimettersi in discussione, ricollocando al centro la forza delle idee e dell’immaginazione, perché quel che sembra mancare alla Hollywood contemporanea è proprio questo: una nuova, profonda e originale visione di mondo, ciò di cui il cinema può essere uno straordinario rigeneratore.