Un silenzio quello di Hollywood che non passa inosservato sui social, dove le critiche piovono sulla Academy Award per non aver dato spazio al tema
Alla fine il tanto discusso intervento di Volodymir Zelensky non c’è stato. Solo un minuto di silenzio per l’Ucraina. Un tributo silenzioso accompagnato dal messaggio #WeStandWithUraine. Alla kermesse al Dolby Theatre di Los Angeles diverse star portano il loro omaggio al Paese assalito dalla Russia con pochette, spille e anelli giallo e blu, i colori della bandiera ucraina, ma chi – come Sean Penn – si aspettava un’apparizione del presidente ucraino o maggiore spazio alla guerra in corso è però rimasto deluso. La parola Ucraina non è stata mai o quasi pronunciata. Uno dei pochi a rompere il ‘tabù’ è stato Francis Ford Coppola che, sul palco per celebrare i 50 anni di Il Padrino, si è lasciato andare in un “Viva l’Ucraina”, incassando un applauso. Un silenzio quello di Hollywood che non passa inosservato sui social, dove le critiche piovono sulla Academy Award per non aver dato spazio al tema.
Nelle scorse ore, dalla Polonia, l’attore e regista Sean Penn aveva minacciato di “bruciare in pubblico” le statuette di bronzo placcate d’oro vinte nella sua carriera, lanciando un appello per boicottare la kermesse nel caso in cui al presidente ucraino non fosse stato consentito di intervenire.”Da quello che ho capito una decisione è stata presa”, aveva detto: “se la Academy Award avesse optato per tenerlo fuori allora si tratterebbe della pagina più nera della storia di Hollywood”, aveva spiegato il regista vincitore dell’Oscar come miglior attore per ‘Mystic River’ nel 2003 e ‘Milk’ nel 2008. Sean Penn era in Ucraina per filmare un documentario quando è iniziata l’invasione della Russia e ha avuto l’occasione di incontrare Zelensky prima dell’invasione. Un incontro che lo ha segnato e nel quale affonda la rabbia per l’esclusione dagli Oscar del presidente ucraino. “Non c’è nulla di più grande che l’Academy Award può fare che dare a Zelensky l’opportunità di parlare con tutti noi”, aveva aggiunto, definendo i membri dell’Academy un gruppo di “arroganti”. “Mi auguro che non sia così, mi auguro che tutti si alzino e abbandonino” la kermesse “se così fosse”. E invece non solo non c’è stato nessun videomessaggio del presidente ucraino, ma nemmeno nessuna frase o gesto di protesta, anzi, a parte il già citato “Viva l’Ucraina” di Ford Coppola.
Per giorni le indiscrezioni su una possibile partecipazione del presidente ucraino si sono rincorse. Il New York Post ha parlato di trattative fra Zelensky e l’Academy Award, dubbiosa su una comparsa via video per il timore di una politicizzazione della cerimonia. Secondo il New York Times, lo staff del presidente ucraino avrebbe fatto pressione su Hollywood per un’apparizione in modo da poter parlare a milioni di americani direttamente e raggiungere un pubblico trasversale. Ma nelle tre ore di show di Zelensky neanche l’ombra. Con il contagocce anche i riferimenti all’invasione della Russia. A parlare indirettamente di quanto sta avvenendo è stata Mila Kunis, l’attrice nata in Ucraina. Salita sul palco degli Oscar per introdurre Reba McIntyre, Kunis ha fatto riferimento ai “recenti eventi globali” che “stanno frustrando molti di noi. Ma quando si assiste alla forza e alla dignità di coloro che affrontano tale devastazione, è impossibile non essere scossi dalla loro resilienza. Non si può non essere toccati e in soggezione davanti a coloro che trovano forza nel continuare a combattere attraverso questa oscurità inimmaginabile”. Kunis, che con il marito Ashton Kutcher ha raccolto 35 milioni per l’Ucraina, non ha comunque pronunciato il nome del suo Paese.
Terminata la performance di McIntyre sullo schermo a sfondo nero è comparso un messaggio. “Chiediamo un momento di silenzio per mostrare il nostro sostegno alla gente dell’Ucraina alla prese con un’invasione e un conflitto. Anche se il film è una strada importante per esprimere la nostra umanità in tempi di conflitto, la realtà è che milioni di famiglie in Ucraina hanno bisogno di cibo, cure mediche, acqua e servizi di emergenza. Le risorse sono scarse e noi come comunità globale possiamo fare di più. Vi chiediamo di sostenere l’Ucraina in ogni forma. #Standwithukraine”. Un messaggio semplice di pochi secondi che non soddisfa e solleva molte polemiche sulla rete, dove in molti criticano la scelta dell’Academy Award di relegare solo pochi secondi, meno di 60, alla guerra.