Dopo un interrogatorio durato tutta la notte, un uomo di 43 anni – Davide Fontana – ha confessato di aver ucciso la donna il cui corpo è stato trovato fatto a pezzi in un dirupo a Borno, in provincia di Brescia. È stata resa nota anche l’identità della vittima del femminicidio: si tratta della 25enne Carol Maltesi, vero nome dell’attrice hard Charlotte Angie. Per il 43enne l’accusa è di omicidio volontario aggravato, distruzione e occultamento di cadavere: l’uomo, un vicino di casa della vittima, interrogato dai carabinieri questa notte, ha dichiarato di essere un dipendente di banca a Milano e di aver avuto una relazione con la vittima.

Residente nel milanese, l’imputato è stato sottoposto ad un provvedimento di fermo questa mattina alle 4.30, emesso dal pm di Brescia Lorena Ghibaudo ed eseguito dai carabinieri del Comando provinciale di Brescia e della Compagnia di Breno. In base alle ricostruzioni delle forze dell’ordine, il corpo di Maltesi, ritrovato lo scorso 21 marzo, sarebbe stato tenuto in congelatore, prima di essere fatto a pezzi e poi gettato nel dirupo. L’omicidio sarebbe avvenuto, stando alla confessione dell’uomo, lo scorso gennaio.

Il ritrovamento è avvenuto grazie all’intervento di una persona del luogo che, dopo aver notato la presenza dei quattro bustoni neri, ne aveva aperto uno rinvenendo pezzi di cadavere umano ed in particolare, tra i pochi identificabili, una mano. Gli investigatori avevano deciso allora di pubblicare un comunicato in cui si descrivevano alcuni tatuaggi ancora parzialmente visibili sul corpo della donna, che ne ha consentito l’identificazione.

Dalle indagini è emerso che un’auto, intestata alla vittima, sarebbe transitata nel territorio di Borno lo scorso 20 marzo, guidata da un uomo. L’imputato si era presentato ieri dai carabinieri per dare informazioni sul caso, secondo gli inquirenti “offrendo circostanze che subito si rivelavano contraddette dalle emergenze investigative fino a quel momento acquisite”: il pm e i carabinieri, che nel frattempo avevano raccolto elementi che collocavano l’uomo nei dintorni di Borno la mattina di domenica 20 marzo, hanno avanzato una serie di contestazioni durante l’interrogatorio e alla presenza di un avvocato difensore.

Successivamente l’imputato ha confessato l’omicidio e l’occultamento del cadavere, dichiarando che sarebbe avvenuto a gennaio 2022: il corpo sarebbe stato prima riposto in un congelatore nella casa di Maltesi e poi, una volta fatto a pezzi, gettato nel dirupo nel bresciano. Sembra che l’omicidio e la distruzione del cadavere siano avvenuti a Milano: solo l’occultamento sarebbe stato compiuto a Brescia. Dopo l’interrogatorio di convalida il fascicolo passerà per competenza al tribunale milanese. Secondo Sara Medici, vicina di casa di Maltesi e dell’omicida, per tutto il tempo in cui i pezzi del corpo sono rimasti in un dirupo il 43enne ha continuato a usare la macchina della vittima come se nulla fosse. Entrambi vivevano in una cascina a Rescaldina, alle porte di Milano. Qui, i carabinieri che hanno posto i sigilli agli appartamenti di entrambi e alla macchina di lui parcheggiata nel cortile.

La vittima, riporta Varese News, era cresciuta a Sesto Calende, in provincia di Varese. Aveva frequentato l’istituto tecnico Fiorini sistema moda di Busto Arsizio. Nel 2016, l’anno successivo al diploma, la nascita del figlio. Carol Maltesi aveva origini italiane e olandesi, e si era trasferita a Sesto Calende da ragazza. Successivamente si era spostata a Milano, dove aveva lavorato come commessa prima di aprire un profilo sul sito per adulti Onlyfans – che ora risulta inattivo, e di avvicinarsi al mondo del porno.

In un video girato nel 2020 in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, e ripostato dalla stazione radio di Busto Arsizio Flash, Maltesi aveva invitato alla solidarietà femminile: “Per combattere determinati pregiudizi noi donne dovremmo essere le prime a sostenerci. Non ho mai fatto video su Instagram e non sono neanche tanto brava a parlare ma è veramente un tema che mi sta molto a cuore non solo perché l’ho vissuto nel mio piccolo personalmente – spiegava Carol – Si parla tanto di violenza fisica contro le donne ma è altrettanto importante parlare di quella psicologica perché comunque ti distrugge emotivamente ed è altrettanto grave. E se ne parla molto poco di questo”. E proseguiva: “Manca soprattutto il rispetto fra noi donne in primis. E anche questa è una forma di violenza psicologica. Soprattutto da quando sono entrata nel mondo delle mamme. Le altre mamme sono sempre pronte a giudicarti se prendi decisioni diverse dalle loro”, decisioni “non convenzionali. Devi puntare il dito e far sentire quella donna meno madre o inadeguata – aggiungeva – solo perché prima di essere madre è donna. Penso che per combattere determinati pregiudizi noi donne dovremmo essere le prime a sostenerci”.

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