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Fedez, Antonella Viola sul rapper: “Parlando della sua malattia ha fatto un gesto due volte rivoluzionario”

L'immunologa dell’università di Padova spiega in un’intervista alla Stampa che le parole di Fedez "ci hanno mostrato che prendersi cura di sé, ascoltare i segnali che il corpo ci manda e fare prevenzione non significa essere deboli o paranoici . Significa dare valore alla vita e a tutto l’amore che c’è o che potrà arrivare”

di Simona Griggio

La fragilità, del corpo e dell’anima. Quella sensazione d’incertezza di fronte alla vertigine dell’infinito di cui poeti, scrittori, filosofi ma anche scienziati parlano da sempre. Da quando esiste la scrittura. Accettare che non tutto sia sotto controllo, che ci siano situazioni che ci colgono di sorpresa, ma soprattutto condividere con gli altri l’immagine di noi stessi più intima e insicura, è rivoluzionario.

Fedez, dopo la recente scoperta di avere un raro tumore al pancreas, sceglie di raccontare la sua malattia con poche e semplici parole. E lo fa ancora una volta sul suo profilo Instagram, in un video e in un post. Lo stesso profilo in cui fino a pochi giorni fa compare con la moglie Chiara Ferragni e i bimbi in un gioco scherzoso. Oppure in tutta la sua tatuata bellezza. Poche settimane fa sfilava per Gucci a Milano con Chiara. Oggi posta se stesso in ciabatte, calzettoni e camice da ospedale.

Una malattia importante è una di quelle cose che ti ribaltano la vita in un attimo. C’è chi preferisce il silenzio e chi, come lui, sceglie di condividere il percorso di quella che chiama la sua “nuova avventura”. Il 17 marzo scrive su Instagram: “Ho un problema di salute che comporta un percorso importante”. Il 24 marzo, due giorni dopo l’operazione al San Raffaele di Milano, uno dei più importanti centri al mondo per la diagnosi, la cura e la ricerca sulla sua malattia, scopre le carte: “Settimana scorsa ho scoperto di avere un raro tumore neuroendocrino del pancreas. Uno di quelli che se non li prendi per tempo non è un simpatico convivente da avere all’interno del proprio corpo”. Nel video, con la felpa blu, i capelli arruffati e le unghie laccate di scuro, si apre intimamente fino ad avere gli occhi lucidi. Parla di quanto per lui sia importante ricevere l’affetto dei fan, di come voglia strappare un sorriso a chi sta vivendo la medesima situazione. Poi ammette di stare buttando fuori anche merda. Ma è grazie a quell’album di emozioni condiviso nel tempo con i follower che intende percorrere la strada della condivisione. Anche in un caso come questo.

Ma cosa significa quel racconto di fronte a milioni di persone? Cosa si cela dietro il suo gesto? Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, spiega in un’intervista alla Stampa che Fedez “parlando della sua malattia sui social, mettendoci la faccia, l’anima, le lacrime, le emozioni e persino la paura, ha compiuto un gesto due volte rivoluzionario”. E aggiunge: “Ha spazzato via quel preconcetto che ci fa vergognare del nostro corpo malato”. Non solo: “Ha restituito al mondo maschile quella fragilità che gli stereotipi di genere gli negano”.

E già. Perché se affrontare una malattia a volte è vissuto come una vergogna per una donna, figuriamoci per un uomo. Giovane (ha 32 anni), famoso, splendidamente accompagnato, padre e capace imprenditore del web. In una famiglia dove entrambi, lui e lei, sono davvero alla pari. Una famiglia così felice e ostentata sui social, da attirarsi perfino qualche critica: “Siete troppo perfetti”. Ecco che allora i messaggi di Fedez rappresentano l’improvvisa rottura di una perfezione che nulla sembrava poter scalfire. Anche i più critici ora lo sostengono: “Forza Fedez!”. Persino Vittorio Feltri, che probabilmente la pensa all’opposto di lui su tanti temi, lo incoraggia a trova il modo di fare a sua volta una rivelazione: “Anche io ho il cancro. Tanti auguri”.

Pochi stigmatizzano il suo gesto, anche quando viene ripreso sul letto di ospedale, sorridente insieme alla moglie. Molti riconoscono alla confessione un valore positivo: incoraggia la prevenzione e induce a non vergognarsi delle proprie debolezze. Due sono i temi toccati dalla confessione di Fedez. Il primo: la mancanza di attenzione verso se stessi. Il secondo: il timore, la ritrosia, quasi la vergogna di mostrare se stessi malati di fronte agli altri. Un tabù contemporaneo? Sbadatezza, superficialità, supponenza (“a me non può accadere nulla”), a volte paura. Questi sono i motivi che tante volte non ci fanno provare amore per noi stessi. Che ci allontanano, ad esempio, da uno screening che sempre più spesso ci viene proposto gratuitamente dal sistema sanitario. Eppure può bastare questo semplice gesto di attenzione e di cura per scoprire magari che dentro di noi è cresciuto un nemico invisibile. Asintomatico, senza avvisaglie né dolore. La scoperta non è la fine del percorso. A volte è l’inizio di un percorso difficilissimo: un’operazione, cure con farmaci pesanti che possono durare anni. Una qualità di vita che giocoforza non è quella di prima. Ma qual è la percentuale di guarigione del particolare tipo di tumore che ha colpito Fedez? Saverio Cinieri, il presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica, ha spiegato che “è superiore rispetto alle altre neoplasie che colpiscono gli stessi organi e la prognosi è favorevole sia in termini di sopravvivenza che di cronicizzazione della malattia”. È una base importante per provare a rilanciarsi nel futuro. I video di Fedez, dice ancora la Viola, “ci hanno mostrato che prendersi cura di sé, ascoltare i segnali che il corpo ci manda e fare prevenzione non significa essere deboli o paranoici . Significa dare valore alla vita e a tutto l’amore che c’è o che potrà arrivare”.

Poi c’è il secondo aspetto della questione. Una volta individuata la malattia, affiora un tipo sottile di vergogna: siamo imbarazzati nel farci vedere nella nostra debolezza anche fisica, in una società che ci impone invece performance sempre proiettate al massimo. Spiega ancora Antonella Viola: “Uno dei motivi per cui facciamo tanta fatica a parlare della malattia, che sia essa un’infezione, un tumore o una delle tante patologie che possono colpire gli esseri umani, è l’idea strisciante che la malattia sia un qualcosa di cui vergognarsi, come se fosse una colpa”. Così diventa difficile esporsi. Ancora di più quando il disturbo è psicologico o psichiatrico, come la depressione. È una malattia vera e può essere devastante. Ma quante volte gli altri se la cavano con un generico incitamento? Come “ma dai, stai su, cerca di distrarti”.

C’è comunque in molti, conclude l’immunologa, “la difficoltà a dichiarare di dover subire un intervento chirurgico o di dover affrontare un percorso di cura”. Che l’abbia fatto proprio Fedez, un riferimento per milioni di giovani, è toccante. Ora ancora di più, i cuori e gli abbracci dei follower indicano che si è costruito qualcosa insieme. Virtuali? Essenziali.

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